Il Sinodo dei Vescovi
La messa in San Pietro e i lavori nell’Aula

Tempo di sfide

 Tempo di sfide  QUO-244
23 ottobre 2023

In un mondo ferito dall’avidità dell’uomo che ha privato milioni di persone della loro dignità, dove le guerre e l’industria delle armi accumulano grandi ricchezze a spese della sofferenza di milioni di persone, l’unica via di salvezza è un cammino sinodale che accomuni l’intera umanità. Lo ha sottolineato il cardinale arcivescovo di Yangon, Charles Maung Bo, durante la messa celebrata lunedì mattina, 23 ottobre, nella basilica di San Pietro, per i partecipanti al Sinodo.

L’avidità umana, ha ribadito il porporato, «ha già inflitto ferite profonde al nostro pianeta», causando crisi climatiche come sottolineato da «Papa Francesco nei suoi recenti e importanti documenti che chiedono una triplice riconciliazione per salvare l’umanità e il pianeta: la riconciliazione con Dio (Evangelii gaudium), la riconciliazione con la natura (Laudato si’) e la riconciliazione tra di noi (Fratelli tutti)». Un tema, quello riguardante il clima, ha rimarcato Maung Bo — che è presidente della Federazione delle Conferenze episcopali del continente (Fabc) — particolarmente sentito nel continente asiatico, dove i presuli sono «ben consapevoli dei danni ambientali inflitti alla regione» a causa delle frequenti catastrofi naturali. In Asia, dove sono nate le principali religioni del mondo e dove «il messaggio di Gesù ha messo le prime radici», è il Myanmar la nazione in cui il cammino della fede cristiana affronta più sfide, ha puntualizzato il cardinale. «Il nostro piccolo gregge — ha precisato — è attualmente disperso per via di disastri naturali e crisi provocate dall’uomo, che causano immense sofferenze». Tuttavia, ha concluso, «come le donne fedeli che hanno seguito Gesù lungo la via Crucis, la Chiesa in Myanmar e in Asia investe nella speranza della riconciliazione. Continuiamo il nostro cammino sinodale pieno di lacrime, confidando che, come quelle donne, vedremo guarite tutte le ferite, e che una nuova alba di speranza, pace e giustizia risplenderà su ogni nazione a lungo sofferente».

Al termine della celebrazione i sinodali si sono ritrovati nell’aula Paolo vi per la sedicesima congregazione generale — alla presenza di Papa Francesco e di 350 partecipanti — introdotta da un momento di preghiera. Sono seguite le riflessioni del domenicano Thimoty Radcliffe e della suora benedettina Maria Ignazia Angelini, oltre alla testimonianza del reverendo Ormond Rush, teologo australiano. Il primo ha sottolineato come le parole «positive, di speranza e di aspirazione» pronunciate nel Sinodo siano in grado di «germogliare nella vita di persone che non conosciamo». È come un tempo di gravidanza, «un tempo di attesa attiva», dove mantenere «aperti i nostri cuori e le nostre menti alle persone che abbiamo incontrato qui», fiduciosi «in un raccolto abbondante, una verità più piena» dove la Chiesa sarà rinnovata.

Suor Angelini, nella sua riflessione, ha invitato ad «alzare lo sguardo alla luce ispirante del Vangelo» e delle sue parabole, per capire come Gesù vede la sua Chiesa. Il regno di Dio, infatti, «va sempre annunciato “in parabola”», come quella del seme che dà frutto, «cioè in un punto di congiunzione tra la sua presenza e la nostra esperienza, altrimenti il suo mistero trascendente suona estraneo». Tale parabola, ha rimarcato, «ci dà il linguaggio per interpretare l’itinerario di questo mese di semina», per aprire il cammino verso la riforma.

La testimonianza di Rush, infine, ha preso in considerazione, in riferimento ai lavori del Sinodo, il concetto di “tradizione”, «uno dei principali punti di discussione del concilio Vaticano ii» , che nella Dei Verbum veniva affrontato partendo da una «comprensione personalista della rivelazione, come si trova nella Bibbia e negli scritti patristici dei primi secoli della Chiesa». Nella costituzione conciliare, ha aggiunto, questa rivelazione divina è presentata come un incontro continuo nel presente, e non solo come qualcosa che è accaduto nel passato: aspetto importante «per comprendere la sinodalità e lo scopo stesso di questo Sinodo», che, in sostanza, è «un dialogo con Dio», e al contempo «privilegio e sfida delle vostre “conversazioni nello Spirito”».