Papa Francesco sarà presente domani sera, giovedì 19 ottobre, alla preghiera per i migranti e i rifugiati in piazza San Pietro, presso il monumento “Angel Unawares”, al termine della tredicesima congregazione generale. E, a questo proposito, Luca Casarini, rappresentante di “Mediterranea Saving Humans” — presente in Aula come “invitato speciale — ha informato, ieri, l’assemblea che sono stati tutti tratti in salvo i 116 migranti che in questi giorni erano su due imbarcazioni nel Mediterraneo.
Lo hanno reso noto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione, con Sheila Pires, segretaria della stessa Commissione, nel briefing con i giornalisti, che ha avuto inizio alle 14.20, nella Sala stampa della Santa Sede, ed è stato introdotto dal vice direttore Cristiane Murray.
È stato il cardinale Grech a dare i contenuti della notizia, accolta da un applauso dell’assemblea. Su una barca erano 47 persone — ha spiegato Pires — e tra loro Jessica, una bambina di 7 anni con la mamma, provenienti dal Camerun. Nell’altra barca c’erano invece 69 persone: in particolare bambini — anche di due mesi — e donne originari dal Sud Sudan.
Nel fare il punto dei lavori, Ruffini ha spiegato che nel pomeriggio di ieri i Circoli minori hanno consegnato alla Segreteria generale i resoconti sul modulo b 2 dell’Instrumentum laboris.
La giornata di oggi si è aperta alle 8.45 con la celebrazione della messa, quindi, in Aula, nel corso della dodicesima congregazione generale, il cardinale relatore generale Hollerich ha presentato la sezione b 3 dell’Instrumentum laboris . Hanno fatto seguito due riflessioni e tre testimonianze (in queste pagine il testo integrale del relatore generale e le sintesi dell’omelia durante la messa e degli interventi in Aula). I lavori proseguono nel pomeriggio con la decima sessione dei Circoli minori e la “conversazione nello Spirito”, e poi domattina con le stesse modalità.
Ruffini: la natura del Documento di sintesi
Il prefetto Ruffini ha reso noto che, al termine della congregazione di stamani, «il cardinale Hollerich ha informato l’assemblea riguardo le riunioni della Commissione per il documento di sintesi e in particolare sulla natura che la Commissione ha deciso che questo testo dovrà avere».
«Il testo sarà relativamente breve e a servizio di un processo che continua» ha fatto presente Ruffini. «Sarà dunque un testo transitorio, basato sull’esperienza dell’Assemblea che conterrà i punti dove c’è consenso e quelli dove c’è mancanza di accordo. Conterrà le domande aperte che necessiteranno di un approfondimento da un punto di vista canonico, teologico e pastorale, da verificare insieme con il popolo di Dio».
Il prefetto ha così proseguito: «La relazione di sintesi, ha spiegato il cardinale, non è un documento finale, e non è nemmeno l’Instrumentum laboris della prossima Assemblea. Lo stile della relazione sarà semplice. Il fine del documento sarà quello di accompagnare le fasi successive». Inoltre «la Commissione ha pensato anche di elaborare una lettera-messaggio per raccontare a tutto il popolo di Dio, a tutti, a quante più persone possibile, e soprattutto a chi non è stato ancora raggiunto o coinvolto nel processo sinodale, l’esperienza che i fratelli e le sorelle membri del Sinodo, vescovi e non vescovi, hanno vissuto».
Ruffini ha affermato che «la Segreteria del Sinodo, in accordo con il Papa, ha sottoposto la proposta alla votazione dell’assemblea. Si è dunque proceduto — ha proseguito il prefetto — alle votazioni: i presenti erano 348; i votanti 346; la maggioranza assoluta 175. Il risultato è stato: 335 voti favorevoli e 11 contrari. La proposta è stata dunque approvata larghissima maggioranza».
A sua volta, Pires ha reso noto che l’assemblea ha ricordato nella preghiera il vescovo honduregno Roberto Camilleri, morto ieri. Ha inoltre fatto presente che in spirito di fraternità i partecipanti al Sinodo condividono momenti di preghiera per particolari intenzioni, compresi compleanni e anniversari.
Il cardinale Steiner: la voce dell’Amazzonia
Il cardinale brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, dell’ordine dei Frati minori, arcivescovo di Manaus, la città più popolosa dell’Amazzonia, presidente del Conselho Indigenista Missionário in seno alla Conferenza episcopale brasiliana, ha parlato della realtà che vive nella sua Chiesa locale, la quale, ha spiegato, «ha una lunga esperienza di sinodalità». È «una Chiesa che ha sempre cercato di coinvolgere tutti i ministeri e tutte le vocazioni nell’evangelizzazione e nei dibattiti» ha affermato il cardinale. Alle assemblee diocesane della regione amazzonica, ha aggiunto, partecipano sempre laici e laiche e negli ultimi incontri ci sono state anche rappresentanze di indigeni. Quindi ha parlato del cammino sinodale fatto a Manaus, consultando circa 1000 comunità e ottenendo l’86% di risposte alle domande inviate.
Riguardo all’assemblea in corso, il cardinale Steiner ha detto che «il Sinodo è un processo: non cerchiamo soluzioni, ma ci esercitiamo nella sinodalità». E «ognuno ha l’opportunità di parlare, di esprimersi, di dire le proprie idee». Si tratta dunque, ha concluso il porporato brasiliano, di «un incentivo per noi nel cammino di ascoltare e coinvolgere tutti» nell’evangelizzazione, in particolare «le culture della regione, che sono quelle indigene».
Il più giovane in Aula: un’esperienza entusiasmante
Con i suoi 19 anni Wyatt Olivas, statunitense, catechista e studente all’Università del Wyoming, è il più giovane in Aula e partecipa ai lavori come testimone del processo sinodale nell’America del nord, tra coloro che provengono dalle Assemblee continentali senza essere insigniti del “munus” episcopale. «È decisamente entusiasmante essere qui e sentire che davvero il Papa vuole ascoltare tutti» ha confidato Olivas, sottolineando che il processo sinodale è realmente «un processo di ascolto». Per il giovane statunitense si tratta di un’esperienza «fruttuosa» soprattutto perché consente di conoscere punti di vista e «prospettive diverse da tutto il mondo».
L’arcivescovo Stankevičs: la “chiave d’oro”
Monsignor Zbigņevs Stankevičs, arcivescovo di Riga in Lettonia, ha osservato che nel suo Paese, con meno di due milioni di abitanti dei quali circa il 20% cattolici, all’inizio c’era molto scetticismo sul Sinodo, considerato «un evento formale e non riguardante la vita reale». Anche per questo, ha rimarcato il presule, «nel maggio dell’anno scorso abbiamo invitato il cardinale Grech per farci spiegare il senso del Sinodo».
Per l’arcivescovo il compito principale dell’assemblea è ascoltare tutto il mondo cristiano, e anche i non credenti, per «cercare di capire cosa lo Spirito Santo vuole dire alla Chiesa di oggi, come possiamo, in sostanza, espandere il regno di Dio nel mondo contemporaneo che è molto cambiato rispetto a tanti anni fa. La “chiave d’oro”, come diciamo in Lettonia, ovvero lo strumento di lettura, è svegliare il “gigante dormiente”, usando un’espressione del concilio Vaticano ii , e cioè far capire ad ogni battezzato che è parte dell’evangelizzazione che la Chiesa compie ogni giorno».
Stankevičs ha poi affrontato un altro punto dibattuto nei lavori, riguardante il genio femminile: «La donna è un dono speciale di Dio, chiamata alla maternità non solo fisica ma anche spirituale. Ella è complementare all’uomo e non in concorrenza, è uno specchio della sua anima e lo aiuta a scoprire le proprie ricchezze ispirandolo alle cose grandi. Per questo merita più spazio nella Chiesa».
Il vescovo David: l’esperienza dell’Asia
Monsignor Pablo Virgilio S. David, biblista, vescovo di Kalookan e presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, ha evidenziato anzitutto la missione evangelizzatrice svolta dai filippini sparsi nel mondo: «si tratta di migranti, lavoratori, che vivono la propria fede nei Paesi che li hanno ospitati» ha detto. «Ci rendiamo conto che tutta la Chiesa è chiamata alla missione, che poi è anche l’obiettivo di questo Sinodo», ha proseguito il vescovo, sottolineando che «la parola principale è quella di passare dalla “manutenzione” alla missione» valorizzando il ruolo dei laici.
In questa assemblea, ha osservato, «siamo tutti uguali nella dignità perché fondamentalmente siamo discepoli uguali nel battesimo». Per il vescovo di Kalookan questa non è una novità: in Asia «abbiamo le nostre assemblee sinodali, con momenti di silenzio e preghiera, una sorta di conversazione spirituale». E ci sono anche «le pause conviviali che sono momenti importanti di confronto e discernimento» ha concluso.
Rispondendo poi alle domande dei giornalisti, gli intervenuti hanno toccato diversi temi: tra questi, il sostegno della Chiesa ai popoli indigeni per tutelare la loro identità e e i loro diritti; la cura pastorale delle persone omosessuali; i pregi e difetti del metodo della conversazione nello Spirito usata in questo Sinodo rispetto a quello usato dalla Chiesa latinoamericana di “vedere-agire-giudicare”; la benedizione delle coppie dello stesso sesso; le sfide pastorali riguardanti i filippini che lavorano all’estero.