Si liberino gli ostaggi
L’invito a dedicare la giornata di martedì 17
alla preghiera e al digiuno per la pace
«Per favore, non si versi altro sangue innocente, né in Terra Santa, né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo! Basta! Le guerre sono sempre una sconfitta!». L’accorato appello di pace è stato rilanciato dal Papa all’Angelus di ieri, 15 ottobre, insieme con l’invito ai «credenti ad unirsi alla Chiesa in Terra Santa e a dedicare» la giornata di martedì 17 ottobre «alla preghiera e al digiuno» per questa intenzione. Affacciatosi a mezzogiorno dalla finestra dello Studio privato del Palazzo apostolico vaticano, come di consueto il Pontefice prima della preghiera mariana aveva commentato per i ventiduemila fedeli presenti in piazza San Pietro e per quanti lo seguivano attraverso i media il Vangelo domenicale, soffermandosi sull’episodio del re che prepara un banchetto di nozze per suo figlio (Matteo 22, 1-14). Ecco la meditazione di Francesco.
Cari fratelli e sorelle,
buongiorno!
Il Vangelo oggi ci parla di un re che prepara un banchetto di nozze per suo figlio (cfr. Mt 22, 1-14). È un uomo potente, ma è soprattutto un padre generoso, che invita a condividere la sua gioia. In particolare, rivela la bontà del suo cuore nel fatto che non costringe nessuno, ma invita tutti, anche se questo suo modo di fare lo espone alla possibilità di un rifiuto. Notiamo: prepara un banchetto, offrendo gratuitamente un’occasione di incontro, di festa. Questo è ciò che Dio prepara per noi: un banchetto, per essere in comunione con Lui e tra di noi. E noi, tutti noi, siamo dunque gli invitati di Dio. Ma un banchetto nuziale richiede da parte nostra tempo e coinvolgimento, richiede un “sì”: andare, andare all’invito del Signore, Lui invita ma ci lascia liberi.
Ecco il tipo di relazione che il Padre ci offre: ci chiama a stare con Lui, lasciandoci la possibilità di accettare o non accettare. Non ci propone un rapporto di sudditanza, ma di paternità e di figliolanza, che necessariamente è condizionato dal nostro libero assenso. Dio è molto rispettoso della libertà, molto rispettoso. Sant’Agostino usa un’espressione molto bella al riguardo, dicendo: «Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te» (Sermo clxix , 13). E non certo perché non ne abbia la capacità — è onnipotente! — ma perché, essendo amore, rispetta fino in fondo la nostra libertà. Dio si propone, non si impone, mai.
Torniamo così alla parabola: il re — dice il testo — «mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire» (v. 3). Ecco il dramma della storia: il “no” a Dio. Ma perché gli uomini rifiutano il suo invito? Era forse un invito spiacevole? No, eppure — dice il Vangelo — «non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari» (v. 5). Non se ne curano, perché pensano alle proprie cose. E quel re che è padre, Dio, cosa fa? Non si arrende, continua a invitare, anzi allarga l’invito, finché trova chi lo accetta, tra i poveri. Fra loro, che sanno di non avere molto altro, tanti vengono, fino a riempire la sala (cfr. vv. 8-10).
Fratelli e sorelle, quante volte non ci curiamo dell’invito di Dio perché intenti a pensare alle nostre cose! Spesso si lotta per avere il proprio tempo libero, ma oggi Gesù ci invita a trovare il tempo che ci libera: quello da dedicare a Dio, che ci alleggerisce e risana il cuore, che accresce in noi la pace, la fiducia e la gioia, che ci salva dal male, dalla solitudine e dalla perdita di senso. Ne vale la pena, perché è bello stare con il Signore, fargli spazio. Dove? Nella Messa, nell’ascolto della Parola, nella preghiera e anche nella carità, perché aiutando chi è debole o povero, facendo compagnia a chi è solo, ascoltando chi chiede attenzione, consolando chi soffre, si sta con il Signore, che è presente in chi si trova nel bisogno. Tanti, però, pensano che queste cose siano “perdite di tempo”, e così si chiudono nel loro mondo privato; ed è triste. E questo genera tristezza. Quanti cuori tristi! Per questo, perché chiusi.
Chiediamoci allora: io, come rispondo agli inviti di Dio? Che spazio gli do nelle mie giornate? La qualità della mia vita dipende dai miei affari e dal mio tempo libero o dall’amore per il Signore e per i fratelli, soprattutto per i più bisognosi?
Maria, che con un “sì” ha fatto spazio a Dio, ci aiuti a non essere sordi ai suoi inviti.
Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha lanciato appelli di pace non solo per la Terra Santa, ma anche per Ucraina e Nagorno Karabakh, quindi ha parlato della pubblicazione dell’esortazione apostolica su santa Teresina di Lisieux. Inoltre ha espresso vicinanza alla comunità ebraica di Roma, alla vigilia dell’ottantesimo anniversario del rastrellamento nazista. Infine ha salutato i vari gruppi presenti, tra i quali gli oltre quattrocento giovani della Comunità Nuovi Orizzonti, impegnati nella “Missione di strada” a Roma.
Cari fratelli e sorelle!
Continuo a seguire con tanto dolore quanto accade in Israele e in Palestina. Ripenso ai tanti..., in particolare ai piccoli e agli anziani. Rinnovo l’appello per la liberazione degli ostaggi e chiedo con forza che i bambini, i malati, gli anziani, le donne e tutti i civili non siano vittime del conflitto. Si rispetti il diritto umanitario, soprattutto a Gaza, dov’è urgente e necessario garantire corridoi umanitari e soccorrere tutta la popolazione. Fratelli e sorelle, già sono morti moltissimi. Per favore, non si versi altro sangue innocente, né in Terra Santa, né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo! Basta! Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre!
La preghiera è la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra. Invito tutti i credenti ad unirsi alla Chiesa in Terra Santa e a dedicare martedì prossimo, il 17 ottobre, alla preghiera e al digiuno. E adesso preghiamo la Madonna [Ave Maria].
Non è venuta meno la mia preoccupazione per la crisi nel Nagorno-Karabakh. Oltre che per la situazione umanitaria degli sfollati — che è grave —, vorrei rivolgere anche un particolare appello in favore della protezione dei Monasteri e dei luoghi di culto della regione. Auspico che a partire dalle Autorità e da tutti gli abitanti possano essere rispettati e tutelati come parte della cultura locale, espressioni di fede e segno di una fraternità che rende capaci di vivere insieme nelle differenze.
Oggi viene pubblicata un’Esortazione apostolica su Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, intitolata «C’est la confiance»: infatti, come testimoniò questa grande Santa e Dottore della Chiesa, è la fiducia nell’amore misericordioso di Dio la via che ci porta al cuore del Signore e del suo Vangelo.
Esprimo la mia vicinanza alla Comunità ebraica di Roma, che domani commemora l’ottantesimo anniversario del rastrellamento nazista.
Saluto tutti voi, romani e pellegrini provenienti dall’Italia e da tante parti del mondo, in particolare l’Arciconfraternita del Gonfalone di Subiaco e il Club “Fiat 500” di Roma.
Saluto i più di 400 giovani missionari di Nuovi Orizzonti e di altre associazioni e comunità, che da ieri fino a domenica prossima sono impegnati nella “Missione di strada” qui a Roma, andando nei luoghi di aggregazione giovanile, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri e nelle strade per annunciare la gioia del Vangelo. Sono bravi questi! Li sosteniamo con la preghiera nel loro impegno di ascoltare il grido di tanti giovani e tante persone bisognose di amore. Guardo le bandiere dell’Ucraina, non dimentichiamo la martoriata Ucraina.
A tutti auguro una buona domenica. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!