A Riese il cardinale Parolin conclude la «peregrinatio corporis» di san Pio x

Pacifista non per ideologia ma perché cristiano

 Pacifista non per ideologia ma perché cristiano  QUO-238
16 ottobre 2023

Primato e conoscenza di Dio, smisurata carità, profondo amore alla pace unito al rifiuto della guerra. Sono i tre aspetti di san Pio x sottolineati dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, durante la concelebrazione eucaristica a conclusione della peregrinatio corporis di Papa Sarto, nel 120° anniversario della sua elezione al soglio pontificio.

La chiusura dell’iniziativa è avvenuta proprio nella diocesi di origine del Pontefice, Treviso, in particolare al santuario della Beata Vergine delle Cendrole, a Riese, paese che gli ha dato i natali e che oggi ne porta il nome.

Davanti a circa 60.000 persone, all’omelia il porporato ha ricordato che lo scorso 21 agosto Papa Francesco ha onorato le spoglie del santo predecessore, soffermandosi a pregare davanti all’altare in cui sono conservate, nella basilica Vaticana. Quindi ha confidato la sua personale devozione nei confronti di Pio x e ha invitato a riflettere su quanto detto il 23 agosto 2014, nello stesso santuario mariano, nel centesimo anniversario della morte di Papa Sarto. Egli, ha osservato, era «un innamorato di Dio, della sua Parola e del Vangelo di Gesù, che voleva da tutti conosciuto nel catechismo». Ma era anche «un innamorato di Gesù nell’Eucaristia, a cui tutti convocava; un innamorato dei poveri, per i quali si privava perfino del nutrimento quotidiano per sostenerli, per alleviarne le miserie, per soccorrerne le necessità».

Riguardo al primo aspetto, «primato e conoscenza di Dio», il porporato ha detto che è sicuramente questo «il principale e originario elemento che lo contraddistingue». Infatti, nella sua prima esortazione apostolica da Papa «dichiarò che solo questa era la sua ansia più profonda per la quale, fra le lacrime, aveva accettato il peso del pontificato. Solo per il primato di Dio nel mondo, egli era mosso a operare ed agire».

Pertanto, ha aggiunto, la presenza di tanti fedeli giunti al santuario da ogni angolo del trevigiano e del Veneto per venerare i resti mortali di Pio x è il riconoscimento della «sua testimonianza di uomo di fede, di uomo centrato in Dio, di uomo che ricercava Dio». Da questa radice di fede, ha spiegato, deriva la seconda dimensione della figura di Pio x : una smisurata carità.

La carità fu «una scelta costante e praticata che Giuseppe Sarto visse fin da giovane prete». Il cardinale ha fatto riferimento alle tante testimonianze raccolte nel suo processo di beatificazione da parte di chi era stato da lui beneficato o era venuto a conoscenza degli aiuti nascosti offerti ai poveri. Non si tratta, ha evidenziato, «di racconti sdolcinati o edificanti, se teniamo conto che fino alla fine del secolo xix il Veneto era in piena crisi economica, lavorativa, agricola e che tante famiglie, sfrattate dalle campagne da voraci padroni, trovarono solo nell’emigrazione prima in Brasile, poi in altri Stati americani, l’unica possibilità di campare, lasciando la loro terra».

Inoltre, ha aggiunto il segretario di Stato, l’amore ai poveri e la solidarietà con il prossimo furono costanti e consuete per Papa Sarto, come confermano «le centinaia e centinaia di terremotati di Calabria e Sicilia, soccorsi dal Papa» o «gli oppressi che ricorrevano a lui per ottenere anche solo qualche spicciolo necessario per campare» o ancora «gli spessi faldoni del suo archivio privato conservati nell’Archivio Apostolico Vaticano, migliaia di pagine manoscritte che tramandano le suppliche dei poveri al Pontefice e la sua carità nascosta».

Pio x , ha rimarcato Parolin, era un pastore, che «avvertiva irrefrenabile» lo slancio di condurre tutti «i fedeli “in ottime pasture”, di fornire loro “fertili pascoli”». Da questo cuore «intriso di presenza di Dio e di amore sconfinato al prossimo», presero corpo «il suo profondo amore alla pace e il rifiuto della guerra». Già nel 1911, ha ricordato il celebrante, mentre non pochi italiani e «anche uomini di Chiesa furoreggiavano a favore della guerra in Libia, che si protrasse» fino all’ottobre 1912, si pubblicò su «L’Osservatore Romano» (20 e 30 ottobre 1911) un comunicato chiarissimo. In esso, la Santa Sede e il Papa esprimevano «aperto scetticismo per una tale campagna militare, che era anche strumentalizzata come pretestuosa guerra di religione, e si invitò quel clero che si prestava a benedire l’imminente azione bellica nel Mediterraneo, a mantenersi in posizioni più moderate e meno interventiste, nonostante lo scrosciare di consensi alle armi da parte di imprenditori, industriali, politici ed intellettuali».

In questo senso, si può dire, «senza lasciarci catturare da schemi ideologici che ci fraintendano, che Pio x fu un pacifista ante litteram; non per scelta politico-ideologica, ma per coerenza di cristiano, dando così avvio a quella posizione della Santa Sede di equidistanza da tutti i belligeranti che diverrà dopo di lui la costante caratteristica dei pontificati del Novecento fino a oggi».