«Cari bambini...»: in un libro Francesco risponde alle domande dei piccoli

Le guerre sono sempre sbagliate

 Le guerre sono sempre sbagliate  QUO-237
14 ottobre 2023

«Perché ci sono le guerre?». L’interrogativo che in tutte le epoche ricorre e che ai nostri giorni riecheggia in uno scenario internazionale drammatico, viene riproposto da un bambino di dieci anni di origini spagnole, di nome Darío. La particolarità è che a rispondere alla domanda è Papa Francesco, in un colloquio franco e diretto con lui e con altri bambini di tutto il mondo. Il vaticanista del quotidiano torinese «La Stampa» Domenico Agasso ha raccolto questi dialoghi in un libro illustrato dal titolo Cari bambini... il Papa risponde alle vostre domande, edito da Mondadori ElectaKids, che viene pubblicato martedì 17 ottobre.

«Perché — sottolinea il Pontefice rispondendo a Darío e, attraverso di lui, a tutti i piccoli del mondo — quando si diventa adulti si rischia di cadere nella tentazione di diventare egoisti, e di volere così il potere e i soldi. Anche a costo di fare la guerra contro qualche altro Paese che è un ostacolo a questo obiettivo di potenza, oppure che ha un capo con gli stessi scopi». Ciò, pur «sapendo che significa uccidere altre persone. Troppo spesso, nella storia, chi è diventato capo di una nazione non ha saputo frenare il suo desiderio di essere il più forte di tutti, di comandare il mondo». Poi, il Papa evidenzia che oggi «nel pianeta ci sono tante guerre e violenze, e anche se c’è chi dice che a volte sono giuste, non ho dubbi che capirete che invece sono sempre sbagliate. Le guerre sono sempre sbagliate».

Sullo stesso tema, la domanda di una bambina, Isabela, di nove anni, di Panamá, la quale chiede se un giorno si arriverà alla pace in tutto il mondo e come si possa fare per raggiungerla. Francesco sottolinea che non bisogna rassegnarsi: «la pace è possibile, raggiungibile. Io — confida — ho speranza che prima o poi i “grandi” capiranno che in un mondo completamente in pace si vive tutti meglio». Però, avverte, «occorre che tutti si impegnino a posare le armi, a disinnescare la violenza, a non provocare tensioni e scontri. E a sradicare dal proprio cuore la voglia di prevaricare sull’altro, la sete di dominio e di denaro». D’altra parte, «nei nostri cuori ci deve essere solo amore per il prossimo, cioè le persone che ci sono vicine e lontane, in particolare quelle che soffrono o sono in difficoltà per qualche motivo». E questo dovrebbe valere anche tra «i capi delle nazioni del pianeta. Se tutti vivessimo in questo modo ci sarebbe meno aggressività e anche meno paura: saremmo tutti più sereni, contenti. L’amore sconfigge la guerra e rende felici».

La domanda di Mary, di nove anni, di origini ungheresi, riguarda il motivo per cui il Papa spesso invita gli adulti a imparare dai bambini. «Perché — risponde Francesco — siete saggi, avete il cuore puro, non avete pregiudizi. Perché dite la verità in faccia». Anche Pau, di nove anni, norvegese, si rivolge a Francesco e gli chiede perché prendersi cura della natura. «Perché i cambiamenti climatici e l’inquinamento provocato dall’essere umano — gli fa notare il Papa — potranno portare alla sparizione dell’umanità. Attraverso fenomeni come il riscaldamento globale, la devastazione della natura, il degrado ambientale, la conseguente scomparsa delle biodiversità. Oltre a nuove malattie letali». È la volta di Samuel, dieci anni, del Sudan, che vive in un campo profughi in condizioni di disagio e miseria. Confida al Papa la sua situazione e la voglia di poter vivere come molti altri bambini giocando e divertendosi. Francesco lo incoraggia a «non perdere la speranza in un futuro migliore. Io confido che prima o poi i Paesi più ricchi capiranno che non possono continuare a usare e poi abbandonare la tua terra, investiranno risorse per contribuire a risolvere i vostri gravi disagi e avviare una trasformazione sociale che consenta a tutti una vita dignitosa e la possibilità di sognare un tempo prospero non troppo lontano».

Anche Alessandro, dieci anni, di origini italiane, chiede al Papa perché alcuni adulti non vogliono che arrivino nel loro Paese «famiglie da luoghi più poveri». Francesco evidenzia il valore dell’“amicizia sociale” e il bisogno di considerarsi tutti fratelli e sorelle, «senza diffidenze sul Paese di provenienza, la diversa religione o cultura. Sei e siete d’esempio per chi ha pregiudizi su chi arriva da lontano, sullo “straniero”. Nessuno deve più sentirsi straniero in nessun luogo».