Un proverbio recita: «chi va a pranzo senza invito, è mal visto e mal servito». È quanto avviene nella parabola del Vangelo, che abbiamo ascoltato. Anzi, nella parabola c’è l’invito, ma non c’è la risposta degli invitati.
Tutte le scuse sono buone: impegni di famiglia, appuntamenti di lavoro già presi, affari improcrastinabili… Uno schiaffo in faccia a Dio; un’offesa ai suoi doni!
E non c’era nemmeno il problema di portare regali. Dio si aspetta solo un «sì» all’invito. Proviamo ad esaminare la nostra vita cristiana.
Siamo distratti da tante cose che ci sembrano urgenti ed importanti, ma che di fronte all’invito, ai doni di Dio sono di nessun valore. Rimaniamo indifferenti davanti a tanta grazia di Dio!
A forza di attaccarci alle piccole cose, dimentichiamo l’essenziale. «Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti» è l’amara conclusione di Gesù.
Riscopriamo la bellezza dei nostri impegni cristiani; ritroviamo la purezza della veste bianca che abbiamo rivestito nel giorno del nostro Battesimo. Come ha detto qualcuno: è la vita battesimale che conta, non il certificato di Battesimo!
Dobbiamo sempre convertirci, migliorare, cambiare l’abito delle nostre abitudini, rivestirci di buone azioni. Rivestirci di Cristo, indossare la sua novità di vita.
«Non basta essere chiamati cristiani, ma bisogna esserlo davvero» (Sant’Ignazio di Antiochia).
di Leonardo Sapienza
Il Vangelo in tasca
Domenica 15 ottobre, xxviii del Tempo ordinario
Prima lettura: Is 25, 6-10;
Salmo: 22;
Seconda lettura: Fil 4, 12-14;
Vangelo: Mt 22, 1-14.