Condividere
La notizia di essere stata scelta per partecipare al Sinodo sulla sinodalità è stata una sorpresa, per quanto piacevole. Mi sono chiesta: “Ma chi sono io, per essere stata scelta?”, oppure “Ma io non sono una teologa …”. Ho ripensato alla scena in cui Gesù chiama a essere suoi apostoli dei semplici pescatori: l’umiltà ha calmato la mia ansia e il timore si è presto trasformato nel ringraziamento a Dio per darmi questa possibilità di essere chiamata nel sacro mistero del suo amore e della sua speranza. Considero tutto questo un invito a partecipare al cammino insieme in comunione, partecipazione e missione con tutto il suo popolo.
Quando in passato sentivamo parlare di Sinodo, non gli davamo in realtà grande attenzione. Per noi era sempre un evento che si svolgeva in un luogo molto lontano tra le alte sfere della Chiesa, del quale poi noi avremmo letto il documento finale nella nostra comunità con un ascolto poco convinto — e sarebbe finita là.
Invece, quando Papa Francesco ha annunciato il processo sinodale del camminare insieme, nelle nostre orecchie è risuonato come un nuovo inizio e una boccata d’aria fresca. Si stava facendo la storia, perché ora sarebbero state coinvolte persone ad ogni livello della Chiesa: nessuno sarebbe stato lasciato indietro.
Secondo la mia esperienza, la preparazione al Sinodo in India è stato un processo spirituale che ha lastricato la via di un nuovo inizio. L’impegno degli organizzatori è stato encomiabile, considerando che alcuni hanno affrontato lunghi viaggi fino ai villaggi più lontani, per potere rientrare nei tempi previsti. Gli sforzi fatti dai gruppi di fedeli laici, di religiosi e sacerdoti hanno toccato il cuore di coloro che li hanno incontrati — e viceversa. Gli incontri sono stati rivelatori per le tante persone che non erano abituate a essere invitate a parlare francamente e liberamente.
Nel processo sinodale del “camminare insieme”, la Chiesa in India ha cercato e percepito la presenza dello Spirito di Dio. Mentre da un lato l’esperienza di molte “luci” ha portato consolazione e speranza alla comunità, dall’altro lato la consapevolezza delle “ombre” sfida la Chiesa a superare queste macchie scure e ad “andare avanti” con fede.
La conclusione di questo primo processo è stata riassunta così: «Attenendoci all’esortazione sinodale di Papa Francesco, che ci chiede di ascoltare e imparare gli uni dagli altri, la Chiesa in India, dopo avere unitamente fatto discernimento dei suggerimenti dello Spirito e delle voci di fedeli, religiosi e sacerdoti, presenta i suoi sogni e i suoi progetti di una maggiore comunione, partecipazione e missione. Questo processo ha creato nuovi legami e un rinnovato impulso a lavorare insieme, a condividere responsabilità e a partecipare più attivamente alla vita della Chiesa» (Conferenza dei vescovi cattolici dell’India, Sintesi della Consultazione sinodale 2023).
In quanto presidente della Conferenza delle religiose (ma anche della sezione di religiosi), ho riconosciuto in questo cammino una piattaforma di comunicazione libera da timori. È stato interessante ascoltare le suore di diverse congregazioni nelle riunioni nelle quali hanno riflettuto e condiviso i loro doni e hanno parlato liberamente delle loro vulnerabilità. Una delle speranze per il futuro è un rapporto migliorato tra la gerarchia della Chiesa, il clero e i religiosi.
Come religiosa e partecipante al Sinodo in rappresentanza dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), guardo a questo cammino con entusiasmo e speranza senza preoccuparmi troppo del risultato, a differenza di alcuni scettici. Guardo avanti con fede nella consapevolezza che questo è un invito di Dio ad affrontare il processo di discernimento nel dialogo contemplativo e con profondo ascolto dell’azione dello Spirito Santo. « Il vento — dice Gesù — soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va».
Pienamente aperta all’azione dello Spirito, questi sono gli argomenti che mi aspetto possano essere affrontati: l’inclusione delle donne in tutti i processi decisionali e di leadership nella Chiesa; attenzione alla voce dei laici, uomini e donne. Ridurli al silenzio priva la Chiesa del loro contributo importante per quanto riguarda una maggiore partecipazione, comunione e missione; una sostanziale riduzione del clericalismo nella Chiesa; la riforma liturgica, in particolare della messa con minore enfasi sull’uniformità e una maggiore attenzione alla creatività che ci conduce a Dio; la corresponsabilità nella cura del creato.
Il Santo Padre ha dimostrato che tutti sono compresi in questo cammino. Includendo noi donne, egli ci offre un’occasione di condivisione dall’anima. Quello che mi ha colpito profondamente nei miei contatti con le religiose di altre congregazioni dopo essere stata scelta come partecipanti al Sinodo, è stato il loro sostegno orante genuino, nella consapevolezza: «La nostra voce sarà ascoltata al Sinodo».
Per concludere mi piace parafrasare i pensieri di santa Caterina da Siena, che richiama gli uomini a riconoscere la missione conferita da Dio alle donne e confermata da Gesù, racchiusa nei Vangeli e confermata dalle storie delle donne nella Chiesa. Caterina invita le donne a rifiutare l’esclusione, a chiedere eguaglianza, a parlare partendo dalla loro spiritualità, a donare i doni ricevuti da Dio, a prescindere dal fatto che siano richiesti o meno, che siano santi o meno, legittimi o meno perché nessuno, nemmeno la Chiesa, ha il diritto di negare i doni di Dio o il Dio che opera attraverso i doni delle donne. Chiediamo la grazia dello Spirito Santo in modo speciale durante il Sinodo!
di Maria Nirmalini
#sistersproject