Marsiglia il sorriso
«Sulla carta geografica, tra Nizza e Montpellier, sembra quasi disegnare un sorriso; e mi piace pensarla così, come “il sorriso del Mediterraneo”». Quando il Papa, nel Palazzo del Faro sabato scorso alla sessione conclusiva dei Rencontres Méditerranéennes ha definito così Marsiglia, è scattato un lungo applauso, uno dei tanti che in questi due giorni intensi vissuti nella città francese hanno accompagnato le parole di Francesco. Il giorno prima, all’inizio del primo incontro del viaggio, durante la preghiera mariana con il clero diocesano presso la Basilica di Notre-Dame de la Garde, il Papa aveva già parlato del sorriso, in questo caso di Maria. In realtà aveva parlato di sguardi ma implicitamente aveva fatto riferimento al sorriso, perché il vero “organo del sorriso” sono gli occhi. Parlando della Madonna venerata in questo santuario posto sulla vetta più alta della città, Bergoglio aveva detto: «La Bonne Mère è protagonista di un tenerissimo “incrocio di sguardi”: da una parte quello di Gesù, che lei sempre ci indica e il cui amore riflette nei suoi occhi; dall’altra quelli di tanti uomini e donne di ogni età e condizione, che ella raccoglie e porta a Dio» e si era subito soffermato sulla città e quindi sul compito affidato al clero di Marsiglia e quindi del mondo: «Ecco, nel crocevia di popoli che è Marsiglia, è proprio su questo incrocio di sguardi che vorrei riflettere con voi, perché in esso mi pare si esprima la dimensione mariana del nostro ministero. Anche noi, sacerdoti e consacrati, siamo infatti chiamati a far sentire alla gente lo sguardo di Gesù e, nello stesso tempo, a portare a Gesù lo sguardo dei fratelli. Nel primo caso siamo strumenti di misericordia, nel secondo strumenti di intercessione».
Sono temi questi cari al Papa che sin dall’inizio del suo pontificato ha parlato spesso di misericordia e di intercessione e anche altre volte si è soffermato su questo aspetto dello sguardo materno, benevolo e sorridente, proprio di Maria e proprio per questo della Chiesa. Nell’omelia della messa celebrata a Casa Santa Marta il 15 settembre 2015, Francesco aveva sottolineato la dimensione mariana fondamentale della Chiesa che è madre, per cui senza questa maternità diventerebbe «un’associazione rigida, un’associazione senza calore umano, orfana» e ha aggiunto che dove c’è maternità «c’è vita, c’è gioia, c’è pace, si cresce in pace»; al contrario quando questa manca, rimane soltanto «la rigidità, quella disciplina», una dimensione in cui, ha affermato, «non si sa sorridere». Tenera e poetica la conclusione, un invito a pensare, che «una delle cose più belle e umane è sorridere a un bambino e farlo sorridere». Una piccola, semplice, profonda verità. Il teologo Hans Urs Von Balthasar osservava che: «Il bambino è consapevole, sin dal primo aprire gli occhi della mente. Il suo “io” si risveglia nell’esperienza di un “tu”: nel sorriso di sua madre, da cui impara che è contenuto, confermato ed amato, in una relazione incomprensibilmente avvolgente, già protettiva e attuale».
Dovremmo pensare al Mediterraneo, contenuto nelle cinque sponde e dai tre continenti, come ad un bambino, qualcosa al tempo stesso di tenero, fragile e forte, pieno di vita e di futuro, che cerca un sorriso per essere confermato e amato. Questo ha ricordato a tutti gli uomini che provengono dal Mare Nonstrum, Papa Francesco visitando “il sorriso del Mediterraneo”.
di Andrea Monda