In parallelo alla puntuale ricostruzione della storia della famiglia Ulma offerta in questa pagina dal postulatore della causa di beatificazione, per chi volesse entrare ancor più nel vivo della storia, è in libreria da qualche giorno Uccisero anche i bambini, di Manuela Tulli, giornalista vaticanista dell’agenzia Ansa, e di Paweł Rytel-Andrianik, responsabile della sezione polacca di Radio Vaticana - Vatican News (ed. Ares Milano, 2023, euro 15). Il libro è corredato da una prefazione del cardinale Semeraro e un’introduzione di monsignor Gądecki.
«L’Osservatore Romano» ha incontrato i due autori ai margini della presentazione del libro.
«Noi giornalisti andiamo sempre a caccia di storie ma a volte sono le storie a cercare noi — racconta Manuela Tulli —. A me è successo con gli Ulma. Ero in Polonia, a Przemyśl, la stazione di confine nella quale si sono riversati in questi mesi di guerra milioni di profughi ucraini, una tappa di passaggio per documentare la generosa accoglienza dei polacchi per poi prendere il treno diretto a Kiev. È lì che il postulatore della causa di beatificazione degli Ulma, don Witold Burda, mi regalò un libro di fotografie che finì inghiottito nel trolley, dimenticato dalle notizie drammatiche della devastazione che sta vivendo l’Ucraina. Al ritorno a Roma ho cominciato a sfogliarlo, e grazie a quelle fotografie che ci ha lasciato papà Jozef, ho cominciato ad entrare nella loro casa, nella loro vita quotidiana. E ho pensato: la guerra di ieri e quella di oggi, ma anche la possibilità di continuare ad amare, come avevano fatto gli Ulma nascondendo otto ebrei e come fanno oggi tante persone che si fanno carico del dolore altrui. Allora ho pensato che questa straordinaria storia non poteva restare nascosta dentro i confini della Polonia, tanto più che Papa Francesco aveva deciso di beatificare questa famiglia martire. Ho allora coinvolto don Paweł e abbiamo deciso di raccogliere tutto il materiale possibile, dalle testimonianze ai documenti storici, per farli conoscere anche in Italia».
Cosa vi ha particolarmente impressionato di questa storia?
«Quella degli Ulma è davvero “la santità della porta accanto” di cui parla sempre Papa Francesco — spiega don Paweł —. Una famiglia come tante, giovane, allegra, numerosa, colorata, “simpatica”. Una famiglia ordinaria, con i conti da far quadrare e con tutti quei bambini da crescere, alle prese con il lavoro nei campi o la cucina di casa. Eppure, nel nome dell’amicizia e dell’amore cristiano, non ha esitato a compiere un gesto eroico: mettere a rischio la propria vita per non voltarsi dall’altra parte. Buoni samaritani non a parole ma nei fatti. E poi trovo che sia straordinario che la Chiesa proponga una immagine così moderna della santità: una intera famiglia tutti insieme. Cambia anche l’iconografia. Nei “santini” ci sono bambini che ridono, che fanno merenda o i compiti, che posano scalzi sull’erba o abbracciati alla mamma. Penso alla bellezza di questo messaggio che può cambiare il modo di vedere la santità, in senso ampio perché in questo caso parliamo di beati. Non supereroi inarrivabili ma persone comuni che hanno solo scelto da che parte stare. Ed era la parte giusta».
di Roberto Cetera