L’incontro con con i giovani di Scholas Occurrentes presso la sede di Cascais

Una pennellata di speranza

 Una pennellata  di speranza  QUO-178
03 agosto 2023

Mancava solo la “firma” del Papa: una pennellata su un murale lungo tre chilometri. Una pennellata con un pennello che sembra una pistola, però una pistola che non spara, ma che unisce. Perché unirà virtualmente tutte le sedi di Scholas Occurrentes del mondo. Infatti l’ultimo tocco a questa opera Francesco l’ha dato giovedì mattina durante la visita alla sede della Fondazione pontificia a Cascais, nota località a 35 chilometri da Lisbona. Ora la gigantesca opera è completa e l’incontro con il Pontefice ha segnato la conclusione del progetto “Vita tra i mondi” teso a unire, appunto, diverse realtà, diversi mondi, senza distinzioni di età, di classe sociale, religione e nazionalità.

All’inizio il pennello non ha funzionato benissimo, strappando un sorriso al Papa, ma poi, con un aggiustamento, la “firma” è stata apposta.

Alla realizzazione del murale — che di fatto è la prosecuzione del coloratissimo affresco che decora la piccola sala in cui si è svolto l’incontro e che rappresenta il passaggio dal caos alla costruzione di un cosmo nuovo — hanno contribuito oltre 200 persone. Per due settimane, in piccoli gruppi, hanno creato 300 pezzi poi riuniti in unica opera d’arte, una sorta di “aula senza pareti”. Stamattina il murale, in realtà un lungo striscione, è stato srotolato attorno alla sede che Scholas Occurrentes ha aperto nella vecchia scuola Conde Ferreira, situata nel centro storico della città. Ma ha coperto anche parte delle transenne dietro le quali migliaia di persone hanno accolto con calore il Papa al suo arrivo nella cittadina.

A dare il benvenuto al Pontefice è stato il presidente di Scholas Occurrentes, José Maria Del Corral, con il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa. All’interno, ad attendere Papa Bergoglio — che conosce molto bene questa realtà perché nata dai programmi “Escuelas de vecinos” ed Escuelas hermanas”, sviluppatisi a Buenos Aires quando ne era arcivescovo — una quarantina di ragazzi e giovani che hanno partecipato alla realizzazione del murale e che gli hanno donato un pennello, vero, utilizzato per l’opera. Il Papa ha poi ascoltato la testimonianza di tre giovani di religioni diverse, e ha risposto alle sollecitazioni dialogando con loro. Tutti hanno parlato della particolare esperienza che li ha visti impegnati nella realizzazione del murale, sottolineando, come ha fatto Paulo Esaka Olivera da Silva, evangelico, che Scholas è una comunità in cui diverse persone possono entrare, avere un posto dove esprimersi, poter mostrare i loro sentimenti, ciò che vivono ogni giorno, senza distinzioni. Mariana dos Santos Barradas, cattolica, che ha confidato di vivere un momento di crisi, ha sottolineato come nelle differenze si trovino i punti in comune e il murale è stato la traduzione di molto più di un dipinto o di uno stare insieme, ma la condivisione di storie, di vita. Aladje Dabo, musulmano, ha detto di essersi innamorato di Scholas perché risponde alle sue passioni. E una, ha spiegato, è proprio quella di contribuire al benessere della comunità.

A ricordo della visita, Francesco ha donato alla comunità di Scholas Occurrentes una icona del buon samaritano. Un dono “spiegato”, perché il Papa ha illustrato il significato della parabola rappresentata parlando dei diversi personaggi che vi compaiono. Una piccola, intensa catechesi, prima della benedizione finale. Poi, uscendo nel piccolo giardino della scuola, il Pontefice ha innaffiato un “albero d’ulivo della pace” e salutato alcune persone presenti, tra cui una donna incinta, che ha benedetto.

Quindi ha fatto ritorno a Lisbona, di nuovo salutato con affetto dalla folla che lo ha atteso lungo la strada. Al rientro in nunziatura, a conclusione di una intensa mattinata con diversi “fuori programma”, Francesco ha incontrato un gruppo di circa 40 giovani di varie confessioni cristiane e diversa origine, pellegrini dalla Turchia, colpita dal terremoto a inizio febbraio di quest’anno, accompagnati dal vicario generale del vicariato apostolico dell’Anatolia. I giovani hanno ringraziato il Papa per l’aiuto ricevuto dopo il sisma. E Francesco ha espresso la propria vicinanza per la sofferenza vissuta da quanti hanno subito la devastazione, riconoscendo il loro coraggio e la sfida di “ricostruire, anche nella vita”. Durante l’incontro, durato circa mezz’ora e concluso con la preghiera del Padre Nostro, si è festeggiato anche il compleanno di una ragazza turca, che compie 23 anni oggi.

dal nostro inviato Gaetano Vallini