Eccola la Lisbona che accoglie il Papa. Una città in festa, invasa da una miriade di giovani — la generazione di Francesco — qui convenuti dai cinque continenti per rispondere al suo invito a partecipare alla Gmg, un incontro ancora più atteso dopo il rinvio di un anno a causa della pandemia da covid-19. E anche gli abitanti di una città come questa, affacciata sull’oceano, per sua natura cosmopolita, multiculturale e multietnica, non possono fare a meno di stupirsi piacevolmente della loro gioiosa presenza, lasciandosi in qualche modo coinvolgere dal loro entusiasmo. Zainetto in spalla, sono tantissimi, centinaia di migliaia — saranno forse un milione per la veglia di sabato e la messa conclusiva di domenica — e li riconosci per le magliette e i cappellini colorati, diversi a seconda delle provenienze; alcuni già sventolano le bandiere dei loro Paesi. Si muovono in gruppi, li vedi sciamare per le strade, animate dal loro chiassoso vociare. Molti si accalcano lungo il percorso che dall’aeroporto condurrà il corteo papale al primo appuntamento del viaggio, dove sono davvero tantissimi. I giovani sono giunti qui per lui e Francesco ha mantenuto la promessa di esserci.
Il velivolo Ita Airways che mercoledì da Fiumicino lo ha portato a Lisbona è atterrato alla Base aerea di Figo Maduro alle 9.44, ora locale, sotto un cielo coperto. Durante il volo, il Pontefice ha ringraziato e augurato buon lavoro agli operatori dei media, una ottantina, che lo accompagnano in questo 42° viaggio internazionale. Poi, disponibile come sempre, mostrando di essersi pienamente ripreso dall’intervento cui è stato sottoposto il 7 giugno, li ha salutati uno a uno. E mentre percorreva il corridoio dell’aereo, ha confidato che dalla Gmg tornerà ringiovanito. Come ormai consuetudine alcuni giornalisti gli hanno offerto libri, lettere e altri doni. Particolarmente toccante la lettera consegnatagli da Eva Fernández, di Radio Cope. A scriverla un giovane spagnolo di 21 anni, Pablo Alonso, che avrebbe dovuto partecipare alla Gmg ma è morto il 15 luglio per un sarcoma di Ewing. La malattia gli fu diagnosticata quando aveva 16 anni. Subito dopo si sentì chiamato da Dio alla vita consacrata e il 21 giugno scorso, ottenuto un permesso speciale, aveva pronunciato la professione religiosa nell’ordine carmelitano dalla sua stanza di ospedale a Salamanca. Da quel giorno non ha smesso di pregare e offrire la propria sofferenza per la conversione dei giovani. «Avrei voluto partecipare alla Gmg di Lisbona — ha scritto Pablo — con lei e con tanti giovani di tutto il mondo che si recheranno lì in quei giorni. So per esperienza che nessuno può spegnere il fuoco interiore che può avere un giovane innamorato di Gesù. Prego il Signore che questo fuoco dell’amore di Dio arda a Lisbona».
«Fisicamente sono senza forze — si legge ancora nella lettera —, ma la comunione dei santi mi permetterà di partecipare con voi in modo più profondo e non meno vicino». Un’altra lettera molto particolare è stata indirizzata al Papa dalle 17 religiose dell’Immacolata Concezione del monastero di clausura Campo Maio nel sud del Portogallo. L’hanno affidata ad Aura Miguel, corrispondente di Rádio Renascença. Le suore hanno promesso al Pontefice di offrire un’intenzione per lui in ogni momento di preghiera della giornata per un anno intero; e hanno fatto il conto: saranno 14.280 intenzioni. Don Benito Giorgetta, sacerdote di Termoli, invitato dal Papa per questa visita in Portogallo, gli ha invece consegnato il “numero zero” di «In viaggio con Papa Francesco», un libretto per insegnare il catechismo attraverso giochi di enigmistica.
Giunto nello spazio aereo portoghese, l’Airbus del Pontefice è stato “scortato” da due caccia militari. Dopo l’atterraggio a porgere il primo saluto a Francesco è stato il nunzio apostolico, arcivescovo Ivo Scapolo, salito a bordo con il capo del Protocollo. Ad accogliere il Papa appena sceso dal velivolo è stato il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, e due bambini, José e Margarida, che hanno offerto all’ospite un omaggio floreale. Dopo la guardia d’onore e il saluto delle rispettive delegazioni, il Pontefice e il capo dello Stato hanno raggiunto la vip lounge allestita nell’hangar, dove si sono trattenuti per un breve incontro.
Successivamente il Papa ha raggiunto in auto il Palacio Nacional de Belém, distante circa otto chilometri, per la cerimonia di benvenuto e la visita di cortesia al presidente della Repubblica. Anche in questo caso, lungo il tragitto, è stato accompagnato dai saluti e dai canti di numerose persone che lo attendevano ai lati della strada.
All’arrivo al palazzo, il Pontefice è stato accolto dal presidente nel piazzale Rua de Belém, dove si è svolta la cerimonia di benvenuto con gli onori militari, l’esecuzione degli inni nazionali e la presentazione delle rispettive delegazioni. In auto, Francesco ha quindi raggiunto il vicino ingresso dell’edificio, anche qui accolto dal capo dello Stato, che ha accompagnato l’ospite all’interno del palazzo costruito nel xvi secolo da re Manuel i su una collina di fronte al fiume Tago e vicino al Mosteiro dos Jerónimos, con il quale condivide il tipico stile architettonico manuelino.
Scrigno di tesori d’arte, l’edificio dal caratteristico colore rosa, abbellito da diversi cortili e giardini, fu scelto come luogo di residenza dei sovrani portoghesi fino alla dichiarazione della Repubblica, nel 1911, quando divenne residenza ufficiale del presidente. La visita di cortesia si è svolta al primo piano. Nella Sala da Bicas, dopo la foto ufficiale, Francesco ha firmato il libro d’onore, sul quale ha scritto in portoghese la frase che in qualche modo riassume il senso di questo viaggio: «Pellegrino di speranza in Portogallo, prego e auspico che questo Paese dal cuore giovane continui a prendere il largo verso orizzonti di fraternità; Lisbona, città dell’incontro, ispiri ad affrontare insieme le grandi questioni dell’Europa e del mondo». Spostatosi nella Sala Império, il Papa, sempre accompagnato dal presidente, si è affacciato da un terrazzo dal quale ha benedetto il personale del palazzo con i familiari radunati in un cortile interno. Nella Sala degli ambasciatori, prima dell’incontro privato nello studio presidenziale, durato 30 minuti, c’è stato il tradizionale scambio dei doni: una formella della medaglia d’oro del Pontificato quello di Francesco al presidente.
Terminata la visita, sempre in auto il Pontefice ha raggiunto il Centro Cultural de Belém, distante poco più di un chilometro, edificato tra il 1988 e il 1992 per essere la sede della presidenza portoghese della Comunità economica europea (Unione europea) e divenuto nel 1993 centro culturale e di conferenze. Ad attenderlo, con il presidente Rebelo de Sousa, un migliaio di persone, tra autorità politiche e religiose, il corpo diplomatico, imprenditori e rappresentanti della società. Accolto da un lungo applauso, Francesco ha tenuto — dopo quello del capo dello Stato — il primo discorso, l’unico in italiano, di questo viaggio (gli altri otto saranno in spagnolo, come le due omelie). Un discorso denso di suggestioni, sottolineate da diversi applausi dei presenti, con citazioni di scrittori e artisti portoghesi. Come accaduto nei tre viaggi compiuti in Europa dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, anche qui, dalla capitale portoghese dove nel 2007 venne firmato il trattato di riforma dell’Unione europea, il Papa ha fatto sentire ancora una volta la propria voce, con un nuovo richiamo alle istituzioni e ai governi d’Europa e alle diplomazie affinché s’impegnino con forza per riportare la pace nel continente e ovunque nel mondo. Parole accolte dall’uditorio con un nuovo lungo applauso.
Al termine, Francesco ha raggiunto la sede della nunziatura apostolica — dove è stato accolto dal personale —, sua residenza in Portogallo.
dal nostro inviato
Gaetano Vallini