Nel mondo 1 bambino su 3 è vittima di sfruttamento

Il grido della schiavitù
invisibile

A young Syrian boy working at a machine repair shop, shows his oil-stained hands, in the town of ...
26 luglio 2023

Visibili perché invisibili. Sono le vittime di tratta e sfruttamento nel mondo, 1 bambino su 3 lo è. Nel periodo 2017-2020 a livello globale sono stati individuati 190.000 casi, un dato indicativo di una drammatica realtà perlopiù sommersa. Lo rivela la xiii edizione del rapporto “Piccoli schiavi invisibili”, diffuso da Save the children in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, il 30 luglio. L’organizzazione internazionale impegnata a favore dei più piccoli rivela come chi ha sofferto maggiormente per mano dei trafficanti siano state le donne (42%) e i minori (35%), sfruttati lavorativamente e sessualmente (oltre il 38%).

Se, per la prima volta e a causa del Covid, l’emersione dei casi ha avuto una contrazione dell’11% tra il 2019 e il 2020, il numero delle persone che migrano senza poter contare su canali di accesso legali invece è aumentato, per effetto di crisi climatica, disuguaglianze e conflitti: milioni di persone costrette a sfollare e vivere in condizioni di vulnerabilità e povertà estrema, soprattutto dall’Africa Sub-Sahariana e dal Medio Oriente.

Per l’Europa, l’attenzione del rapporto si focalizza sull’Italia, dove le nuove vittime di tratta e sfruttamento identificate nel 2021 sono state 757, molte le bambine e le ragazze. Particolarmente precaria la situazione dei figli di braccianti agricoli impiegati in condizioni di sfruttamento lavorativo: nelle province di Latina e Ragusa, dove a Fondi e Vittoria si trovano due dei mercati ortofrutticoli più importanti della penisola, la fotografia scattata da Valentina Petrini, co-curatrice del rapporto, è quella di bambini che trascorrono la loro infanzia spesso in alloggi di fortuna, isolati, con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali, perlopiù non censiti all’anagrafe. In mano hanno soltanto la “certificazione” di una invisibilità che non autorizza all’indifferenza.