A Ivrea il cardinale Miglio ha presieduto le esequie del vescovo Bettazzi

Amare è servire
ma anche rischiare

 Amare è servire  QUO-165
19 luglio 2023

«Una parola che don Luigi oggi consegna a tutti noi: avete visto le opere che io ho fatto; con la vostra fede ne potrete compiere di più grandi». Così il cardinale Arrigo Miglio ha ricordato monsignor Bettazzi, suo predecessore sulla cattedra di Ivrea, durante le esequie celebrate nel duomo della diocesi piemontese, martedì pomeriggio, 18 luglio.

Il porporato — oggi arcivescovo emerito di Cagliari — aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale proprio da Luigi Bettazzi e gli era succeduto come vescovo eporediese. Ricordando le tappe principali della biografia del compianto presule — che il 26 novembre avrebbe compiuto 100 anni — del quale «siamo chiamati a fare memoria, a “raccogliere i frammenti”, perché nulla vada perso», Miglio ne ha ripercorso i momenti più significativi di vita sacerdotale ed episcopale, gli incarichi nella Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci), l’impegno nel movimento Pax Christi, di cui era stato presidente nazionale e poi internazionale, gli incontri con diversi santi, fra cui Charles de Foucauld quando, nominato vescovo titolare di Tagaste e ausiliare di Bologna, volle recarsi in Algeria.

A tal proposito, il porporato celebrante ha menzionato «il silenzio, da lui cercato e coltivato. Non potrò mai dimenticare le sue ore di preghiera al mattino presto, ma soprattutto il sabato pomeriggio, quando preparava la Parola di Dio per la domenica», ha detto Miglio, che ha poi rievocato l’amore di Bettazzi per la montagna, anche nel suo valore simbolico e spirituale: «la scalata al Cervino, esattamente cinquant’anni fa, ma soprattutto le scalate ancora più dure da lui affrontate e oggi consegnate a noi: la scalata di essere testimone del Concilio» Vaticano ii , «quella della pace, quella della giustizia sociale, quella dell’incontro tra le culture e i popoli».

Il cardinale Miglio ha citato anche il motto episcopale di monsignor Bettazzi: «Nell’amore di Dio, nella pazienza di Cristo», con il quale egli «dice che amare è servire, ma amare è anche osare e rischiare. Lui lo ha fatto per noi». «In questo momento», ha concluso, «non è difficile vedere una lunga schiera di santi, beati, venerabili e servi di Dio con cui il vescovo Luigi ha condiviso su questa terra il suo cammino e che ora lo hanno accompagnato nel suo ingresso nella santa Gerusalemme». Tra loro «Giovanni xxiii , Paolo vi e Giovanni Paolo ii , che con lui ebbe un incontro commovente e memorabile».

All’inizio delle esequie, il vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Cerrato, aveva letto il telegramma inviato per la circostanza da Papa Francesco a firma del segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Era stata anche data lettura del messaggio del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, attualmente in missione negli Stati Uniti d’America per la questione ucraina. Il porporato ha scritto di «non potere essere presente» alle esequie di monsignor Bettazzi «a causa di un impegno per la pace», sicuro che il compianto vescovo «assetato di pace e giustizia e di convinta non violenza» gli «avrebbe raccomandato di fare tutto “l’impossibile”». In effetti, prosegue il messaggio del presidente della Cei, Bettazzi «non ha mai smesso di portare con libertà il Vangelo ovunque», è stato «un vescovo del Concilio Vaticano ii . Non è mai entrato, né prima né dopo, nella folta schiera dei profeti di sventura, coloro che “non senza offesa” al successore di Pietro preferivano e preferiscono continuare ad usare le armi del rigore credendole indispensabili per difendere la verità, ed evocando improbabili periodi passati senza imparare dalla storia».

Bettazzi era «libero perché amava Dio e la Chiesa», «cercava il dialogo», e «comunicava la gioia di essere cristiano e annunciava la chiamata a tutti ad esserlo». Era «amabile, instancabile, gentile ma per niente affettato, scomodo, ironico, colto senza mai essere supponente». L’ultimo padre conciliare italiano portava in sé «le ansie e gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono» quelle stesse «dei discepoli di Cristo». Il cardinale Zuppi ha evidenziato anche alcuni tratti della personalità di monsignor Bettazzi, che nel 1985 ebbe il premio Unesco per l’educazione alla pace, e lo ha ringraziato perché nella sua lunga vita «non hai smesso di sognare» e si è «stancato di farci vivere la primavera del Concilio».

Anche il vescovo Cerrato, in un breve ricordo personale, ha sottolineato che «fin da subito si è instaurato tra noi un rapporto sincero, preziosa realtà, oggi in particolare»; e «un reciproco rispetto che mi ha fatto percepire in monsignor Bettazzi un padre». Il presule ha poi confidato di aver sotto gli occhi il testamento spirituale di monsignor Luigi: «quattro fitte pagine vergate a mano in cui, facendo scorrere, fin dagli inizi, la sua lunga vita, ringrazia Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, le persone, le istituzioni e le tante realtà significative che hanno arricchito il suo cammino di uomo e di cristiano; e conclude con un’umile richiesta di perdono, a tanti rivolta».