Media-macchine
e vita quotidiana

Albero-Dottrina-sociale.jpg
03 luglio 2023

Negli ultimi anni stiamo assistendo alla diffusione di un nuovo tipo di dispositivi che possiamo definire media-macchine: si tratta di strumenti che, come i media, ci permettono di comunicare o fruire di contenuti ma che, come le macchine (a esempio gli elettrodomestici), svolgono per noi un lavoro nel mondo. È il caso degli smart speaker come Alexa, con cui possiamo ascoltare musica ma anche accendere o spegnere luci in casa, o di robot sociali e smart toys, la cui funzione principale è quella di interagire comunicativamente con i propri utenti, anche attraverso il linguaggio naturale.

Le media-macchine rilanciano alcuni elementi problematici già segnalati da Papa Francesco per i media digitali, come nei messaggi per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 2014 e del 2019 dove avverte che sui social «è anche possibile chiudersi in una sfera di informazioni che corrispondono solo alle nostre attese e alle nostre idee, o anche a determinati interessi politici ed economici», e mette in guardia rispetto a «un uso manipolatorio dei dati personali, finalizzato a ottenere vantaggi sul piano politico o economico, senza il dovuto rispetto della persona e dei suoi diritti». Le media-macchine infatti estendono oltre i confini dello schermo alcuni meccanismi di funzionamento dei media digitali, che arrivano a investire la nostra vita quotidiana nel suo complesso. Esse basano il loro funzionamento sulla profilazione algoritmica degli utenti e la traduzione in dati dei loro comportamenti. Questi profili permettono di adeguare il comportamento della media-macchina ma possono anche essere utilizzati per costruire target comunicativi sofisticati, a esempio per l’invio di pubblicità o di comunicazione politica, rendendo ancora più radicale il rischio di manipolazione.

La manipolazione non è però l’unico rischio: l’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit (2019) ci avverte che «il funzionamento di molte piattaforme finisce spesso per favorire l’incontro tra persone che la pensano allo stesso modo, ostacolando il confronto tra le differenze». È quanto può avvenire quando usiamo uno smartphone per cercare luoghi o eventi in città, ricevendo proposte selezionate in base al nostro profilo, rischiando di chiuderci ulteriormente in una bolla autoreferenziale. È fondamentale dunque che tali aspetti problematici siano ben chiari a chi progetta e commercializza queste macchine, ma anche a noi utenti quando ne facciamo uso nella nostra vita quotidiana.

di Simone Tosoni
Docente di Sociologia dei processi culturali all’Università Cattolica del Sacro Cuore