Un giornale “con”, che rovescia il mondo

 Un giornale “con”, che rovescia  il mondo  ODS-012
01 luglio 2023

Quando, nel dicembre del 2018, arrivò, come un fulmine a ciel sereno, la nomina a direttore de «L’Osservatore Romano», intervistato da diverse testate giornalistiche, dissi tra l’altro che il mio impegno sarebbe stato quello di “dare voce a chi non ha voce”. E nel primo editoriale, pubblicato il 21 dicembre, ripresi l’episodio dei discepoli di Emmaus, con i quali Gesù risorto si mette a parlare lungo la via. Quella via era la strada della fuga, della paura, della delusione, del dolore: «Noi speravamo» dicono, con un amaro sospiro, i due viandanti a Gesù che sta lì proprio per incontrarli e incoraggiarli. «A questa umanità delusa e dolente», scrissi in quell’editoriale, «vorrebbe arrivare, tramite questo quotidiano, la voce della Chiesa, solo lei così forestiera da poter scuotere le coscienze e accendere i cuori di un mondo che rischia il grande freddo dell’apatia, della disillusione e del miope individualismo. Una voce che non cala dall’alto ma che scaturisca dalle viscere, che sia mossa dall’amore, l’unica vera novità luminosa che ogni giorno rinasce, magari nascosta come a Betlemme in qualche oscura grotta del drammatico e meraviglioso mondo degli uomini».

«L’Osservatore di Strada», che il 29 giugno ha compiuto il suo primo compleanno, nasce quindi da lontano, da quelle premesse e promesse già presenti all’inizio di questa avventura. E ora, dopo l’esperienza di questo primo anno, posso e voglio dire che questo nuovo giornale ha superato ogni aspettativa.

Questo nuovo giornale è un giornale nuovo. Per davvero. Che è già cambiato dal primo numero e continua a cambiare, perché è un organismo vivente, che si sviluppa e cresce, contagiosamente. Di questo contagio vorrei parlare (per quanto sia difficile farlo): ce lo siamo inventati tutti insieme grazie in particolare alle intuizioni, discrete e stimolanti, del Prefetto Paolo Ruffini e al lavoro di quel giovanotto impertinente, ricco di una speranza tenace e di un entusiasmo appunto contagioso, che è Piero Di Domenicantonio e grazie all’aiuto generoso di tanti amici, ma il vero ispiratore di questo mensile resta lui, Papa Francesco.

È un giornale corale, il frutto di un bel gioco di squadra, «L’Osservatore di Strada», e la squadra ogni giorno aumenta di numero, si allarga, perché la strada è di tutti e tutti si uniscono senza fare tante domande, ma per la gioia di camminare insieme.

Sarebbe lungo e complicato ora fare l’elenco della squadra, penso a Fabrizio, a Mimmo, a Lia, Pierpaolo... e ho davanti ai miei occhi i loro occhi, fieri e felici, quando offrono ai pellegrini in piazza il “loro” giornale, che non diffondono soltanto, ma che hanno contribuito a realizzare. E questa felicità è per me una fonte di felicità che non ha prezzo.

Il mio grazie quindi va a tutti loro e, ripeto, al capitano di questa squadra che è Papa Francesco. Un anno fa, il 29 giugno, ci ha salutato dalla finestra durante l’Angelus per la festa dei Santi Pietro e Paolo, i santi patroni di Roma, e ha sottolineato che il nostro è un giornale dove «gli ultimi diventano protagonisti». Con queste parole ci ha ricordato cos’è il giornalismo (ma anche cos’è la politica, cos’è la scuola...): una via per stare consapevolmente nel mondo, amandolo e quindi trasformarlo, umanizzarlo.

Negli ultimi messaggi che il Papa ha dedicato al tema della comunicazione ci ha poi ricordato che essa è innanzitutto relazione. Da vivere con l’organo deputato alla relazione, il cuore. È da qui, dalle “viscere”, che ci siamo mossi per dare vita a questo mensile che ha una voce (e dà voce) che non cala dall’alto del prestigio di una testata straordinaria come quella de «L’Osservatore Romano», ma si è sporcata le mani e tutto il resto, si è immersa nella realtà viva, polverosa, della storia e delle storie degli uomini. E vuole continuare a farlo.

di Andrea Monda