Due vite in una.
Quella normale, fino ai tre anni.
Poi la caduta durante il gioco. Una brutta caduta! Due anni di coma e Paolo si ritrova in un’altra vita: quella sciancata, dai piedi sbilenchi e dalle parole biascicate. Quella dalle porte chiuse e dalle finestre aperte all’indifferenza e alla derisione. Quella dalle ferite che si suturano e si riaprono dolorosamente…
Una vita da diversamente abile, insomma. Punto e a capo.
Ma Paolo è “Cuor di leone”.
Resiste. È resiliente. E contrattacca. La sua convinzione? «Ci sono varie forme di disabilità. La più pericolosa è essere senza cuore».
È il suo ruggito indomito.
Che, detto così, potrebbe suonare come un moto di stizza rivolto all’universo mondo…
Ma non lo è, perché nell’universo mondo ci sono molte eccezioni,
come gli amici della John Cage Music Academy: hanno voluto dare note per librare il “canto” di Paolo. Si era messo in testa
di narrare in musica la sua disabilità e ha trovato gli artisti disposti
ad assecondarlo. È nato il brano
Cuor di leone, che oggi gira in rete (https://fb.watch/eh0fBAPFxW)
e spopola su YouTube. Una magia! Ascoltare per credere.
È il biglietto da visita che Paolo esibisce con maggiore orgoglio: perché finalmente accende
i riflettori sulla sua storia vissuta troppo a lungo nel buio.
E non è tutto. La speranza,
se organizzata, fa scalare
le montagne. E Paolo ha l’energia per farlo. Gli viene
dai Santi Medici Cosma e Damiano, i “campioni della gratuità”,
di cui è devoto.
A Bitonto questa devozione si manifesta soprattutto per strada. Pubblicamente. In una cornice di canti, portando un cero nel cui cratere di lava bianca viene bruciata ogni indecisione e malattia
dello spirito, a significare che la fede può reggere a lungo ogni peso,
e che “essere ultimi” non è condizione da nascondere,
ma leva di rinascita se incontra la tenerezza di Dio, ovvero l’umanità e la solidarietà altrui. In perfetta sintonia con le finalità dell’«Osservatore di Strada»,
che Paolo distribuisce con gioia.
di Renato Brucoli