Intervista ad Andrea Dall’Asta

«L’arte, se veramente tale,
va al cuore di quanto più è autenticamente umano»

 «L’arte, se veramente tale, va al cuore  di quanto più è autenticamente umano»  QUO-146
26 giugno 2023

Si può insegnare la religione con l’arte? Non solo si può, ma si deve. È questa la scommessa alla base del corso di alta formazione intitolato appunto “Insegnare la religione con l’arte” promosso dalla Scuola di Alta formazione di Arte e Teologia di Napoli (sez. San Luigi), riconosciuto dal miur e realizzato dalla Fondazione Culturale San Fedele di Milano. Un corso che va dai mosaici di Monreale ai quadri di Hopper, passando per Leonardo, ideato e condotto dal padre gesuita Andrea Dall’Asta, con la collaborazione di Jean-Paul Hernandez, di Giuliana Albano e di Stefano Zuffi.

«Il corso di 50 ore — ci spiega padre Dall’Asta — si tiene tra Milano (Centro San Fedele) e Napoli, con la possibilità di seguire on line e si propone di fornire un servizio nell’ambito della creazione, promozione e valorizzazione dell’arte sacra. Il corso, patrocinato dal servizio Cei IRC, è rivolto a tutti gli appassionati d’arte e in modo particolare agli insegnanti di religione di ogni ordine e grado. Il corso risponde ad alcune esigenze precise.

«Troppo spesso — spiega Dall’Asta — oggi consideriamo le immagini sacre solo come capolavori dell’arte. Contempliamo forme, colori, tecnica, composizione, ma difficilmente ricordiamo che sono state realizzate in un contesto liturgico, per la celebrazione e per la preghiera. Così, quando entriamo nelle chiese, spesso ci accontentiamo di individuare frettolosamente il soggetto dell’opera, di conoscere l’autore, la data di esecuzione. Insomma, ci limitiamo a una descrizione e a qualche rapida informazione. In realtà, un’immagine non potrà mai essere strumentale all’interpretazione del testo biblico o alla spiegazione di un concetto, né potrà mai trasformarsi in una semplice catechesi, e tantomeno si esaurisce in una Biblia pauperum. La visione dell’immagine presuppone un’esperienza che interroga la vita. L’obiettivo del corso consiste dunque nel permettere di compiere un’esperienza, come se si potesse entrare nell’opera d’arte per viverla, respirarla e amarla. Con questo intento, il corso indagherà alcuni nodi centrali dell’esistenza umana, come il corpo, il viaggio, il desiderio, la luce, a partire da una domanda: “in che modo interpreto il senso della vita?”. Con una modalità interdisciplinare, tra arte e architettura, filosofia e teologia, antropologia ed estetica, nel corso saranno approfondite opere di grandi artisti del presente e del passato».

Qual è il punto di contatto tra l’arte e la religione? La dimensione spirituale? la gratuità che le contraddistingue?

L’arte, se veramente tale, va al cuore di quanto più è autenticamente umano. L’arte parla del vissuto, del nascere, del morire, del soffrire, del desiderio d’infinito inscritto negli abissi dell’animo umano. In questo senso l’immagine è religiosa, perché è in grado di “religare”, di articolare tutte le dimensioni dell’uomo, di unire finito e infinito, materiale e spirituale. L’arte è portatrice di un senso per me, è rivolta a cambiare e a trasformare l’esistenza. Di fronte a un’immagine sacra sono invitato a compiere nella gratuità una ricerca personale in cui mi lascio interrogare e interpellare. L’arte ci fa partecipare al mistero del mondo.

L’arte è un “canale”, un campo dove incontrare i giovani ai fini educativi o qualcosa di più?

Certo, l’arte è un campo in cui incontrare i giovani che desiderano approfondire la propria cultura, conoscere il significato della nostra tradizione. Tuttavia, lo studio dell’arte non può essere finalizzato solo a fini pedagogico/educativi. L’arte è un luogo teologico, è uno spazio privilegiato che invita a fare un’esperienza di conoscenza di se stessi, in relazione a Dio, agli altri e al mondo. In questo senso, fa compiere ai giovani un vero e proprio cammino spirituale.

Nel discorso che questa mattina, 23 giugno, il Papa ha rivolto agli artisti (più di 200 raccolti nella Cappella Sistina) ha definito gli artisti “alleati del sogno di Dio”. Qual è il significato di questa affermazione? In che senso e in che modo chi esercita l’arte è un alleato di Dio?

Dire che gli artisti sono “alleati del sogno di Dio”, significa investirli di una responsabilità grandissima. Il vero artista è infatti una sentinella che scruta l’orizzonte, è colui che indica il senso più profondo dell’esistere umano. L’artista è colui che non si limita a restituire la superficie della realtà, ma sa sognare, gettando una luce di speranza, là dove l’uomo fa esperienza delle tenebre, dell’individualismo e dell’indifferenza. È questa la bellezza: riconoscere Dio in ogni cosa e l’arte è una strada privilegiata per intraprendere questo cammino.

Nello stesso discorso ha anche affermato che l’arte “turba”, smuove le coscienze, porta una bellezza che è armonia ma che non nega lo squilibrio. vuole commentare queste affermazioni?

L’arte “turba”, smuove le coscienze, perché va al cuore delle cose e della nostra esperienza che, intrisa di ambiguità e di contraddizioni, vogliamo nascondere a noi stessi. In questo senso, la vera arte non lascia mai indifferenti, ma scuote, andando a scandagliare la realtà al di là delle apparenze. L’arte, come la fede, è orientata farci vivere un cammino di riconciliazione e di redenzione, un’esperienza di pienezza. Il vero artista è colui che sa ascoltare la voce dello Spirito presente in ogni uomo e sa dargli voce attraverso forme e colori. In questo modo, l’arte muove, trasforma e converte. Perché all’origine di ogni armonia, c’è lo spirito di Dio che sa colmare il nostro desiderio di infinito. (andrea monda)