Spunti di riflessione
«Soltanto un cuore capace di amore umano può preferire autenticamente l’amore di Gesù a ogni altro affetto» (Huyghe).
È la legge della croce che ci conduce alla luce. È la legge del seme che deve morire per produrre la spiga. È la legge della via e della porta stretta del Regno di Dio, di cui ha parlato Gesù.
Qui si sfiora il mistero più difficile del cristianesimo. Sono le dure esigenze per chi vuole seguire la parola di Gesù: la fede in lui e la croce sono inseparabili.
La nostra natura umana vorrebbe ribellarsi; vorremmo che ci fosse risparmiata qualunque prova, sofferenza, difficoltà. Ma Gesù afferma: «Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me» (Vangelo).
Tutti nella nostra carne abbiamo sperimentato che le tempeste, le oscurità, le amarezze sono spesso sorgente di luce. Goethe diceva: «Nella calma si può sviluppare un talento; ma per forgiare un carattere ci vuole la bufera».
Le tante croci che ognuno di noi può incontrare nella propria esistenza non sono solo un incubo, ma possono essere sorgente di vita e di gioia.
Meditiamo su una pagina della Imitazione di Cristo: «Nella croce è salvezza, nella croce è la vita, nella croce è perfezione di santità. Non v’è salvezza per l’anima se non nella croce. Dunque, prendi la tua croce e segui Gesù, e così arriverai alla vita eterna».
A Cristo non interessano le mezze misure, preferisce sentimenti pieni e smisurati. Come lui ci ha amati fino alla croce; come il suo amore non ha conosciuto misura, così noi non possiamo ricambiare a metà, amare a metà, vivere a metà.
Essere semplici
C’è stato qualcuno che ha detto: «L’uomo comprende tutto, salvo ciò che è perfettamente semplice» (Hugo Hofmannsthal). È proprio vero: non c’è nulla di più difficile della semplicità!
Molti sono convinti che quanto più si è sofisticati, elaborati, ordinati, tanto più si è ammirati, prestigiosi... Ma Gesù dice: «Ti rendo lode, Padre, perché hai tenuto nascosto i tuoi misteri ai sapienti e ai dotti, e li hai rivelati ai piccoli» (Vangelo).
La qualità più difficile da raggiungere è la semplicità, cioè l’essenzialità. Un filosofo inglese diceva una grande verità: «La bellezza è come una ricca gemma, per la quale la montatura migliore è la più semplice» (Francis Bacon).
Se devo valorizzare un gioiello, la via migliore è quella di incastonarlo in una cornice semplice, sobria, capace di farlo risaltare e risplendere in tutta la sua bellezza.
È la lezione che ci ricorda Gesù nel brano di Vangelo: chi vuol essere veramente grande di animo, deve abbandonare l’arroganza, l’idea di grandezza, i propri pregiudizi, la propria bravura, e sapersi fare piccolo.
Come dice un saggio orientale: «Grand uomo è chi non perde il suo cuore di bambino» (Meng Tzu). Ritroviamo, allora, questa limpidità di pensiero e di comportamento suggerito da Gesù; quella semplicità, quella freschezza, quello stupore con cui un bambino guarda il mondo.
Chiediamo a Dio di conservarci un cuore puro e semplice, come quello di Cristo (Vangelo), e come quello di un bambino. Un cuore dolce e umile, l’unico capace di comprendere il mistero di Dio e la sua parola di vita eterna.
Il nostro programma di vita dovrebbe essere questo: essere semplici per essere veri!