Per la riflessione
Come dice la parola latina, l’Instrumentum laboris (Il) è innanzitutto uno strumento di lavoro, un documento per il discernimento dei partecipanti ai lavori della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. In questo senso, l’Il non suggerisce risposte, ma constata, apre e invita all’approfondimento.
L’Il giunge al termine di un lungo percorso di ascolto del popolo di Dio nelle chiese locali e nelle successive tappe di discernimento da parte delle Conferenze episcopali e delle Assemblee continentali. Tuttavia, l’Il non è una sintesi del cammino finora compiuto, quanto piuttosto il risultato (il frutto dell’esperienza) di ciò che è stato appreso sulla natura della Chiesa sinodale. L’Il è anche il frutto di un discernimento sulle questioni-tensioni da approfondire ritenute necessarie per realizzare in modo evidente e permanente la conversione sinodale della Chiesa.
Anche in questo caso, l’interrogativo attorno al quale ruota l’intero documento è lo stesso dall’inizio del processo sinodale, come formulato al n. 2 del Documento preparatorio (Dp): «come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale), quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?».
L’insieme dell’Il testimonia l’esperienza di fede del popolo di Dio e i punti su cui si sente chiamato a fare ulteriori passi per approfondire la pratica della dimensione sinodale della Chiesa. Il vero protagonista è lo Spirito Santo, che ha accompagnato e guidato il cammino e infuso la speranza e la fiducia per andare avanti perché possiamo crescere come Chiesa sinodale missionaria che annuncia il Vangelo, in fedeltà al compito affidatole dal Signore.
Struttura del documento e metodologia dell’Assemblea
La struttura dell’Il è strettamente legata all’utilizzo che ne sarà fatto durante i lavori della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi.
L’Instrumentum Laboris è composto da un testo e da quindici schede di lavoro. Insieme riuniscono i frutti del percorso sinodale fino a questo momento in risposta alla domanda guida fondamentale (Dp, 2).
L’Il non sviluppa una comprensione teorica del termine “sinodalità”, ma fa emergere una visione dinamica, che articola la varietà dei modi in cui la sinodalità è sperimentata e compresa nelle diverse parti del mondo e che richiede di essere ulteriormente approfondita.
Testo e schede di lavoro mettono in evidenza le caratteristiche della Chiesa sinodale, emerse attraverso l’esperienza di questi due anni, e il modo di procedere che è stato identificato come elemento chiave per diventare sempre più una Chiesa sinodale (Sezione a); si mettono poi in evidenza le tre questioni prioritarie che emergono dall’intero processo e che richiedono un ulteriore discernimento approfondito (Sezione b ).
Le tre questioni prioritarie che saranno al centro dei lavori dell’Assemblea sinodale dell’ottobre 2023 sono collegate alle tre parole che costituiscono il tema del Sinodo: la questione di come crescere nella comunione accogliendo tutti, nessuno escluso, nella fedeltà al Vangelo; la questione sulle strade concrete per la corresponsabilità, riconoscendo e valorizzando il contributo di ogni battezzato in vista della comune missione; l’identificazione di strutture e dinamiche di governo attraverso le quali articolare nel tempo partecipazione e autorità in una Chiesa sinodale missionaria.
Ognuna di queste tre priorità è sviluppata da cinque schede di lavoro: si tratta di cinque approcci diversi alla medesima questione, che permettono di meglio apprezzare e considerare nel discernimento la diversità delle persone e dei contesti sociali, culturali e religiosi così come emersi nel corso del processo.
Ogni scheda presenta, una breve riflessione frutto del discernimento eseguito nel corso dell’intero processo sinodale. Segue, la domanda di fondo per il discernimento da realizzare nelle diverse sessioni di lavoro e alcuni spunti per la preghiera e la riflessione preparatoria di ciascun membro dell’assemblea. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di vere e proprie domande ma che vanno sempre collocate nella prospettiva dell’interrogativo fondamentale su come rispondere all’appello dello Spirito a crescere come Chiesa sinodale.
Di fatto, l’Il ripropone in modo originale l’articolazione della costituzione pastorale Gaudium et spes, che consta anch’essa di due parti, diverse per indole e focalizzazione, «ma è un tutto unitario» (Gs, nota 1). La costituzione conciliare potrà pertanto da questo punto di vista essere di ispirazione per i lavori dell’Assemblea.
A chi è rivolto il documento
L’Il è un documento di lavoro, un documento per il discernimento rivolto principalmente ai partecipanti durante la xvi Assemblea generale del Sinodo dei vescovi. Allo stesso tempo, l’Il è da intendere come un documento di preparazione in vista dell’assemblea, ossia per la preparazione dei partecipanti stessi all’assemblea. Per questo motivo, l’Il è anche uno strumento attraverso il quale i gruppi sinodali, istituiti all’inizio del processo sinodale, possono utilizzare per proseguire la loro riflessione e realizzare iniziative ecclesiali. In particolare, ogni singola scheda della seconda macro-sezione può essere analizzata, pregata e riflettuta separatamente, benché se ne consigli sempre un utilizzo che tenga conto almeno dell’insieme delle cinque schede dell’ambito teologico-pastorale prescelto.
La pubblicazione dell’Il, oltre a rispondere a un’esigenza di trasparenza come richiesto e promosso durante tutto il processo sinodale, costituisce una reale occasione per tessere rapporti tra gruppi sinodali e i membri dell’Assemblea che li rappresenteranno. L’Il vuole favorire la partecipazione alla dinamica sinodale a livello locale e regionale, in attesa che i risultati dell’Assemblea di ottobre forniscano ulteriori e autorevoli elementi su cui le Chiese locali saranno chiamate a pregare, riflettere, agire e dare il proprio contributo.
Il contenuto dell’Instrumentum laboris
Premessa
L’Il inizia con una breve premessa in cui si ricorda il cammino compiuto da quando, il 10 ottobre 2021, Papa Francesco ha convocato la Chiesa intera in Sinodo. Si ripercorre così le varie tappe che il popolo di Dio in cammino ha compiuto.
Innanzitutto la consultazione del popolo di Dio della Tappa locale del processo sinodale che, a partire da contesti e dagli ambiti vitali, le Chiese locali di tutto il mondo hanno avviato, sulla base dell’interrogativo di fondo formulato al n. 2 del Dp: «come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale), quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?». Sui contributi prodotti dalle Chiese locali hanno fatto discernimento le Conferenze episcopali e gli organismi di comunione delle Chiese orientali sui iuris, producendo delle sintesi che hanno costituito la base per la redazione del Documento di lavoro per la Tappa continentale (Dtc). La Tappa continentale si è articolata sulla celebrazione di sette assemblee a cui hanno partecipato le Chiese di una stessa regione continentale. Questa tappa ha permesso di toccare con mano la cattolicità della Chiesa, che, nella varietà di età, generi e condizioni sociali manifesta una straordinaria ricchezza di carismi e vocazioni ecclesiali e custodisce un tesoro di differenze di lingue, culture, espressioni liturgiche e tradizioni teologiche. Questa ricchezza rappresenta il dono che ciascuna Chiesa locale offre a tutte le altre (cfr. Lg 13). Una volta conclusa la prima fase è risultato evidente che il metodo sinodale di ascolto e discernimento ha permesso realmente di mettere in relazione e valorizzare carismi e vocazioni ecclesiali senza cadere nell’uniformità. Allo stesso tempo, ha evidenziato alcune tensioni che possono spingere a una unità superiore (cfr. Eg 221) diventare fonti di energia e non peggiorare in polarizzazioni distruttive. Ma soprattutto hanno rinnovato la consapevolezza che diventare una Chiesa sempre più sinodale rappresenta l’identità, la vocazione e il destino della Chiesa: camminare insieme, cioè fare sinodo, è il modo per essere davvero discepoli e amici di quel Maestro e Signore che di sé ha detto «Io sono la via» (Gv 14, 6).
La premessa continua sottolineando la struttura e la funzione dell’Il in relazione alla dinamica dell’Assemblea.
L’Il è innanzitutto uno strumento per discernere a servizio dello svolgimento dell’Assemblea sinodale e della sua preparazione. Così, la struttura dell’Il è modellata sulla dinamica dei suoi lavori. I lavori saranno suddivisi in quattro moduli, al cui interno sono previsti sia lavori di gruppo (circuli minores) sia sessioni in plenaria. Ciascuno dei quattro moduli avrà come tema una delle sezioni del presente Il.
Prima parte
dell’Instrumentum laboris
Per una Chiesa sinodale
La prima macro-sezione dell’Il è dedicata alla Chiesa sinodale, come è stata compresa e, soprattutto come è stata vissuta nell’esperienza del processo sinodale.
Un’esperienza integrale
L’esperienza è la chiave interpretativa del processo sinodale. Per comprendere lo stile della Chiesa sinodale, bisogna partire dalla consapevolezza che il vero protagonista dell’intero processo è lo Spirito Santo.
Quanti hanno preso parte al processo sinodale, lo hanno riconosciuto e vissuto come una opportunità di incontro nella fede di fratelli e sorelle che, attraverso l’ascolto reciproco hanno potuto mettersi in ascolto dello Spirito, crescendo nel legame con il Signore e nell’amore per la Chiesa. L’esperienza sinodale ha aperto un orizzonte di speranza per la Chiesa, un segno chiaro della presenza e dell’azione dello Spirito che la guida nella storia nel suo cammino verso il Regno. Il processo sinodale ha mostrato come lo stile sinodale costituisce lo spazio entro il quale diventa praticabile il modo evangelico di affrontare questioni che spesso vengono poste in chiave rivendicativa o per le quali nella vita della Chiesa di oggi manca un luogo di accoglienza e discernimento.
Il processo sinodale ha permesso — proprio attraverso l’esperienza della sinodalità — una migliore comprensione di cosa sia la sinodalità.
Un termine per sé astratto o teorico come “sinodalità” ha cominciato così a incarnarsi in un’esperienza concreta. Dall’ascolto del popolo di Dio emergono una progressiva appropriazione e una comprensione della sinodalità “dall’interno”, che non derivano dall’enunciazione di un principio, di una teoria o di una formula, ma muovono dalla disponibilità a entrare in un processo dinamico di parola costruttiva, rispettosa e orante, di ascolto e di dialogo.
I segni della Chiesa sinodale
L’esperienza della sinodalità come sperimentata nel processo permette di identificare alcuni elementi che possono essere percepiti come costitutivi della Chiesa sinodale.
— Una Chiesa sinodale è una Chiesa che riconosce la comune dignità battesimale, ossia che riconosce la dignità comune derivante dal battesimo, che rende tutti i fedeli figli di Dio, membri della sua famiglia, e quindi fratelli e sorelle in Cristo, abitati dall’unico Spirito e inviati all’unica missione della Chiesa. Non si può comprendere una Chiesa sinodale se non nell’orizzonte della comunione che è sempre anche missione di annunciare e incarnare il Vangelo in ogni dimensione dell’esistenza umana. Perciò è necessario costituire uno spazio — da intendere come istituzioni, strutture e procedure — in cui la comune dignità battesimale e la corresponsabilità nella missione, siano non solo affermate, ma esercitate e praticate;
— Una Chiesa sinodale è una Chiesa in ascolto e dell’ascolto: è un ascolto dello Spirito attraverso l’ascolto della Parola e l’ascolto reciproco tra le persone e tra le comunità ecclesiali. L’ascolto dato e ricevuto ha uno spessore teologale ed ecclesiale e non solo funzionale, sulla scia del modo in cui Gesù ascoltava le persone che incontrava. Questo stile di ascolto è chiamato a segnare e trasformare tutte le relazioni che la comunità cristiana instaura tra i suoi membri, con le altre comunità di fede e con la società nel suo complesso, in particolare nei confronti di coloro la cui voce è più frequentemente ignorata.
— Una Chiesa sinodale è una Chiesa che desidera essere umile, che sa di aver molto da imparare, che riconosce gli errori compiuti (crisi legate agli abusi sessuali, economici, di potere e di coscienza). È un invito a un cammino di pentimento e di conversione.
— Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’incontro e del dialogo, che non ha paura della diversità, ma la valorizza senza costringerla all’uniformità. Il processo sinodale ha messo in evidenza l’importanza non solo di promuovere un’antropologia relazionale che facilità e promuove il passaggio dall’ “io” a un “noi”, ma anche l’incontro e il dialogo con le altre confessioni cristiani, con i credenti di altre religioni e con le culture e le società in cui la Chiesa è inserita.
— Una Chiesa sinodale è una Chiesa aperta, accogliente e abbraccia tutti: è una Chiesa in uscita, nella consapevolezza che non c’è confine che questo movimento dello Spirito non possa oltrepassare, per attirare tutti nel suo dinamismo.
— Una Chiesa sinodale è una Chiesa desiderosa e capace di gestire le tensioni senza esserne schiacciata. Si tratta in particolare di affrontare onestamente e senza paura la chiamata a una comprensione più profonda del rapporto tra amore e verità. La sinodalità è una via privilegiata di conversione, perché ricostituisce la Chiesa nell’unità: cura le sue ferite e riconcilia la sua memoria, accoglie le differenze di cui è portatrice e la riscatta da divisioni infeconde, permettendole così di incarnare più pienamente la sua vocazione a essere «in Cristo come un sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lg, n. 1).
— Una Chiesa sinodale è una Chiesa inquieta perché consapevole di essere vulnerabile e incompleta. Non si tratta di un problema da risolvere, ma di un mistero inesauribile e santo di Dio per cui dobbiamo rimanere aperti alle sue sorprese mentre camminiamo nella storia verso il Regno. Questo vale anche per le domande che il processo sinodale ha fatto emergere: richiedono ascolto e attenzione, senza precipitarsi a offrire soluzioni immediate. Portare il peso di queste domande non è un fardello personale, ma un compito dell’intera comunità, la cui vita relazionale e sacramentale è spesso la risposta immediata più efficace.
— Una Chiesa sinodale è anche una Chiesa del discernimento, nella ricchezza di significati che questo termine assume e a cui le diverse tradizioni spirituali danno rilievo. Essere chiesa del discernimento significa essere lo spazio per l’azione dello Spirito, che ci invita a crescere nella capacità di riconoscerne i segni.
Conversazione nello Spirito
Il processo sinodale ha permesso l’identificazione di un metodo sinodale di discernimento: la conversazione nello Spirito Santo.
La prima fase ha permesso al popolo di Dio di iniziare a sperimentare il gusto del discernimento attraverso la pratica della conversazione nello Spirito, un metodo indicato in alcuni documenti indicato come “conversazione spirituale” o “metodo sinodale”. Questo metodo, come è venuto a configurarsi attraverso la sua pratica nei vari gruppi sinodali, è stato vissuto come un momento pentecostale, come l’occasione per sperimentare l’essere Chiesa e passare dall’ascolto dei fratelli e sorelle in Cristo all’ascolto dello Spirito, che è l’autentico protagonista del processo sinodale. Di fatto, pian piano il conversare tra fratelli e sorelle nella fede apre lo spazio per un con-sentire, cioè assentire insieme alla voce dello Spirito.
Questo metodo spirituale si inserisce nella lunga tradizione del discernimento ecclesiale, che ha espresso una pluralità di metodi e approcci. Va sottolineato il suo valore squisitamente missionario. Questa pratica spirituale ci permette di passare dall’“io” al “noi”: non perde di vista o cancella la dimensione personale dell’“io”, ma la riconosce e la inserisce in quella comunitaria.
La formazione alla conversazione nello Spirito è formazione al modo sinodale di essere Chiesa. Essa necessita in particolare la formazione di facilitatori capaci di accompagnare le comunità a praticarla.
Comunione, missione e partecipazione
Il processo sinodale finora svolto ha fatto emergere tre priorità che l’Il illustra in collegamento con le tre parole chiave del Sinodo: comunione, missione, partecipazione, con una modifica dell’ordine di quest’ultime. Si tratta di sfide con cui tutta la Chiesa deve misurarsi per fare un passo in avanti e crescere nel proprio essere sinodale a tutti i livelli e da una pluralità di prospettive: chiedono di essere affrontate dal punto di vista della teologia e del diritto canonico, da quello della pastorale e della spiritualità. Chiamano in causa la programmazione delle diocesi ma anche le scelte quotidiane e lo stile di vita di ciascun membro del popolo di Dio.
Si è deciso di invertire i termini “missione” e “partecipazione”, perché lo stesso processo sinodale ha permesso di comprendere che la partecipazione non è fine a se stessa, ma trae la sua origine e il suo orientamento — la sua stessa ragion d’essere — dalla comunione e dalla missione. Queste ultime si intrecciano e si rispecchiano l’una nell’altra, spingendo ad abbandonare una concezione dualista, in cui la comunione è risolta all’interno della Chiesa mentre la missione è pensata unicamente come azione ad extra. Allo stesso tempo il processo sinodale ha fatto crescere la coscienza che l’orientamento alla missione costituisce l’unico criterio evangelicamente fondato per l’organizzazione interna della comunità cristiana, la distribuzione di ruoli e compiti e la gestione delle sue istituzioni e strutture. Per questo motivo, la partecipazione non può che essere affrontata dopo le altre due.
Prima sfida — Una comunione che si irradia: come essere più pienamente segno e strumento di unione con Dio e di unità del genere umano?
Nella Chiesa, la comunione non deve essere intesa in termini di sociologia identitaria o strategico-organizzativo, ma rimanda al compito, mai esaurito, di costruzione del “noi” del popolo di Dio. Intreccia una dimensione verticale, quella che Lumen gentium chiama «l’unione con Dio», e una orizzontale, «l’unità del genere umano», in un forte dinamismo escatologico. Di quel momento riceviamo una anticipazione simbolica nell’azione liturgica, con la molteplicità dei suoi riti da promuovere e proteggere.
È la comunione della Chiesa che permette di comprendere il sinodo non come un’assemblea rappresentativa e legislativa in analogia di un parlamento, con le sue dinamiche di costruzione della maggioranza, ma in analogia con una assemblea liturgica: in linea con la tradizione ininterrotta della Chiesa, bisogna ricordare che il Sinodo è celebrato, perché si tratta di un incontro nel quale la Chiesa si pone, nella fede, in ascolto dello Spirito.
Nella concretezza della nostra realtà storica, custodire e promuovere la comunione richiede di farsi carico dell’incompiutezza nel riuscire a vivere l’unità della diversità. La storia produce divisioni, che causano ferite da curare e richiedono di avviare percorsi di riconciliazione della memoria. In questo contesto, in nome del Vangelo quali legami vanno sviluppati, superando barriere e confini, e quali limiti vanno posti, e a tutela di chi? Quali gradualità sono condizione di possibilità del cammino verso la comunione compiuta, e quali divisioni sono invece infeconde?
Seconda sfida — Corresponsabili nella missione: come condividere doni e compiti a servizio del Vangelo?
La missione costituisce l’orizzonte dinamico a partire dal quale pensare la Chiesa sinodale: la porta a uscire da se stessa per proiettarla nel mondo. La missione permette cioè di rivivere l’esperienza della Pentecoste: ricevuto lo Spirito Santo, gli apostoli escono dal cenacolo, luogo in cui la comunità era riunita, e prendono la parola per annunciare Gesù morto e risorto agli abitanti di Gerusalemme. La vita sinodale si radica nello stesso dinamismo.
La missione non è marketing di un prodotto religioso, ma costruzione di una comunità i cui rapporti siano trasparenza dell’amore di Dio e quindi la cui vita stessa diventa annuncio.
La missione riguarda il modo in cui si riesce davvero a sollecitare il contributo di tutti, ciascuno con i suoi doni e i suoi compiti. La prospettiva della missione inserisce carismi e ministeri nell’orizzonte di ciò che è comune. Una Chiesa sinodale missionaria ha il dovere interrogarsi su come può riconoscere e valorizzare il contributo che ogni battezzato può offrire alla missione, uscendo da se stesso e partecipando insieme agli altri a qualcosa di più grande.
Le schede di lavoro relative a questa priorità provano a concretizzare questo interrogativo di fondo rispetto a temi quali il riconoscimento della varietà di vocazioni, carismi e ministeri, la promozione della dignità battesimale delle donne, il ruolo del ministero ordinato e in particolare il ministero del vescovo all’interno della Chiesa sinodale missionaria.
Terza sfida — Partecipazione, compiti di responsabilità e autorità. Quali processi, strutture e istituzioni in una Chiesa sinodale missionaria?
Papa Francesco ricordava all’inizio del processo sinodale (9 ottobre 2021) che «comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno» e più avanti «la partecipazione è un’esigenza della fede battesimale».
La preoccupazione per le procedure, le regole e le strutture al cui interno può svolgersi in modo ordinato, consente alla missione di consolidarsi nel tempo, generando istituzioni, e sottrae la comunione all’estemporaneità emozionale. Alla dimensione procedurale, che è istanza di concretezza, la partecipazione aggiunge una densità antropologica di grande rilevanza: esprime infatti la preoccupazione per l’umanizzazione dei rapporti al cuore del progetto di comunione e dell’impegno per la missione. Salvaguarda l’unicità del volto di ciascuno, spingendo perché il passaggio al “noi” non assorba l’“io” nell’anonimato di una collettività indistinta, nell’astrattezza dei diritti o nell’asservimento alla performance dell’organizzazione. La partecipazione è essenzialmente espressione di creatività e alimento di rapporti ospitali e promozionali al cuore della missione e della comunione.
Dalla preoccupazione per la partecipazione scaturisce la terza priorità: la questione dell’autorità, del suo senso e dello stile del suo esercizio all’interno di una Chiesa sinodale. A questa domanda se ne collega una seconda, carica della preoccupazione per la concretezza e la stabilità nel tempo: quali modalità, strutture, istituzioni sono necessarie per vivere ordinariamente una sana articolazione tra autorità e partecipazione in una Chiesa sinodale missionaria?
Tuttavia, l’Il riconosce che istituzioni e strutture non bastano a rendere sinodale la Chiesa: sono necessarie una cultura e una spiritualità sinodali, animate da un desiderio di conversione e sostenute da un’adeguata formazione.
La formazione è il mezzo indispensabile per rendere il dinamismo del Sinodo un modello pastorale per la vita e l’azione della Chiesa. Infine, l’Il mette in evidenza la necessità di uno sforzo per il rinnovamento del linguaggio utilizzato dalla Chiesa: nella liturgia, nella predicazione, nella catechesi, nell’arte sacra, così come in tutte le forme di comunicazione rivolte sia ai propri membri sia all’opinione pubblica più ampia, anche attraverso nuovi e vecchi media.
Seconda parte
dell’Instrumentum laboris
Le schede tematiche
Per accompagnare la preparazione e strutturare i lavori dell’Assemblea, per ciascuna priorità sono state preparate cinque tracce. Ciascuna di esse rappresenta una porta di ingresso alla trattazione della questione di fondo, permettendo di approcciarla da prospettive diverse ma complementari, in collegamento con aspetti diversi della vita della Chiesa emersi grazie al lavoro delle Assemblee continentali.
B1. Una comunione che si irradia. Come essere più pienamente segno e strumento di unione con Dio e di unità del genere umano?
B 1.1 In che modo il servizio della carità e l’impegno per la giustizia e la cura della casa comune alimentano la comunione in una Chiesa sinodale?
B 1.2 Come una Chiesa sinodale può rendere credibile la promessa che «amore e verità s’incontreranno» (Sal 85, 11)?
B 1.3 Come può crescere un rapporto dinamico di scambio di doni tra le Chiese?
B 1.4 Come una Chiesa sinodale può compiere meglio la propria missione attraverso un rinnovato impegno ecumenico?
B 1.5 In che modo riconoscere e raccogliere le ricchezze delle culture e sviluppare il dialogo con le religioni, alla luce del Vangelo?
B2. Corresponsabili nella missione. Come condividere doni e compiti a servizio del Vangelo?
B 2.1 Come camminare insieme verso una consapevolezza condivisa del significato e del contenuto della missione?
B 2.2 Che cosa fare perché una Chiesa sinodale sia anche una Chiesa missionaria “tutta ministeriale”?
B 2.3 Come può la Chiesa del nostro tempo compiere meglio la propria missione attraverso un maggiore riconoscimento e promozione della dignità battesimale delle donne?
B 2.4 Come valorizzare il ministero ordinato, nella sua relazione con i ministeri battesimali, in una prospettiva missionaria?
B 2.5 Come rinnovare e promuovere il ministero del Vescovo in una prospettiva sinodale missionaria?
B3. Partecipazione, compiti di responsabilità e autorità
B 3.1 Come rinnovare il servizio dell’autorità e l’esercizio della responsabilità in una Chiesa sinodale missionaria?
B 3.2 In che modo possiamo far evolvere in maniera autenticamente sinodale le pratiche di discernimento e i processi decisionali, valorizzando il protagonismo dello Spirito?
B 3.3 Quali strutture possono essere sviluppate per consolidare una Chiesa sinodale missionaria?
B 3.4 Come configurare le istanze di sinodalità e collegialità che coinvolgono raggruppamenti di Chiese locali?
B 3.5 Come potenziare l’istituzione del Sinodo perché sia espressione della collegialità episcopale all’interno di una Chiesa tutta sinodale?
Verso la fase celebrativa
Pur non trattandosi di un documento di sintesi, l’Instrumentum laboris è stato redatto sulla base di tutto il materiale raccolto durante la fase dell’ascolto del popolo di Dio — iniziata nell’ottobre 2021 — e in particolare dei Documenti finali delle assemblee continentali. Pertanto con la sua pubblicazione si chiude la prima fase e si apre la seconda — quella celebrativa — della xvi Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione», articolata nelle due sessioni (ottobre 2023 e 2024). Il testo può essere considerato dunque un primo punto di arrivo; tuttavia, la conclusione della prima fase non significa conclusione del processo di ascolto e discernimento del popolo di Dio. Del resto, questo documento non è un manuale di ecclesiologia. È piuttosto il frutto di un’esperienza: dell’esperienza di incontri sinceri e cordiale tra fratelli e sorelle nella fede che è stata fonte di gioia. Esso non suggerisce risposte, né può essere inteso come una prima bozza del documento finale dell’Assemblea di ottobre da correggere o emendare. D’altra parte, lo scopo del processo sinodale non è produrre documenti, ma «aprire orizzonti di speranza per il compimento della missione della Chiesa» (Documento di lavoro per la Tappa continentale, n. 6). In sostanza, è pensato come uno strumento pratico a servizio dello svolgimento e della preparazione dell’Assemblea del prossimo ottobre. Per questo articola alcune delle priorità emerse dall’ascolto del popolo di Dio in una serie di domande per la riflessione e il discernimento dei partecipanti, con l’obiettivo di identificare alcuni passi concreti da compiere per approfondire l’apprendimento del metodo e dello stile sinodale nella Chiesa nel nostro tempo.