Il volto è provato, ma il sorriso è quello di sempre. «Santo Padre come sta?». «Ancora vivo!». Papa Francesco esce intorno alle 8.45 di oggi dal policlinico Gemelli dove era ricoverato dal 7 giugno scorso per l’operazione di laparotomia. All’ingresso principale dell’ospedale, sotto la tettoia, ci sono due cordoni pieni di pazienti, medici, infermieri, passanti, da una parte, e, dall’altra, giornalisti e cameraman pronti con telecamere e macchine fotografiche. Sono qui dalle 6 in punto in attesa di Francesco, pronti a scattare al primo movimento che si scorge all’interno. Dalle finestre che danno sulla piazza in cui sorge la statua di Giovanni Paolo ii sono intanto affacciati infermieri in divisa e studenti dell’Università Cattolica che riprendono tutto con gli smartphone.
«Ecco il Papa!», grida un uomo nel vedere apparire la sedia a rotelle con il Pontefice che subito alza la mano per salutare i presenti. Il tragitto è breve fino alla ormai nota Fiat 500 l bianca, pronta con i motori accesi. Ma Francesco si ferma per qualche istante. Subito la calca, qualcuno cade e cadono anche i cordoni sistemati da polizia e gendarmi la mattina presto. C’è trambusto — tutti voglio salutare Jorge Mario Bergoglio e provare a porgli qualche domanda —, ma è più forte l’emozione. Lui, Francesco, si ferma con un piccolo gruppo di giornalisti radunati in mezzo alla calca. Stringe la mano della corrispondente di Radio Cope, Eva Fernández, che gli chiede com’è andata con questa seconda anestesia totale. L’ultima volta, cioè con l’operazione del 2021 per stenosi diverticolare, aveva lasciato qualche conseguenza fastidiosa. Lo aveva confidato lui stesso di ritorno dal viaggio in Canada. «Non lo so bene...», risponde in spagnolo il Pontefice e chiama il chirurgo Sergio Alfieri che l’ha operato due volte — e che in due conferenze stampa ha fornito dettagli preziosi sul decorso post operatorio del Papa — per fornire una risposta “tecnica”.
Tra saluti e richiami: «Santo Padre, Santo Padre!», Francesco riesce ad esprimere un pensiero sul recente, drammatico, naufragio al largo della Grecia, che ha registrato la morte di oltre 80 persone. Già ieri il Pontefice aveva inviato un telegramma per condividere il suo dolore; oggi con un filo di voce e il volto rabbuiato sussurra: «Tanto, tanto dolore».
Il Papa lentamente sale in macchina, accompagnato dal professor Alfieri, dall’assistente sanitario personale Massimiliano Strappetti e dai gendarmi. Intorno si crea una barriera di telecamere. Lui saluta dal finestrino e ringrazia per l’affetto e anche per il lavoro di copertura dei giornalisti. Qualcuno prova a seguirlo, un ragazzo grida: «Viva il Papa!». «Buona guarigione», fa eco una signora. Una donna malata, con i piedi gonfi tanto da uscire fuori dalle scarpe, rimasta nonostante questo in piedi per oltre un’ora, si stringe intorno ad un’amica che l’ha sorretta fino a quel momento. Sorride per l’emozione di aver vissuto un gran momento, anche se è un po’ delusa per non essere riuscita a stringere la mano del Papa. Invece una signora anziana, che timidamente aveva chiesto ai giornalisti di farle spazio in prima fila, scandisce: «Ho salutato il Papa!».
La direzione è Santa Maria Maggiore, la basilica divenuta simbolo della devozione mariana del Papa argentino. Francesco arriva intorno alle 9.30 e davanti alla Salus populi Romani, come sempre prima e dopo ogni viaggio, si sofferma per qualche istante in preghiera per ringraziare la Vergine del buon esito dell’intervento. All’entrata e all’uscita, saluta fedeli e turisti già piazzatisi lì dal mattino certi dell’arrivo del Papa. Dalla basilica Liberiana, il Papa fa ritorno in Vaticano passando per l’ingresso del Perugino dove si ferma a salutare le forze dell’ordine e ringraziarle per il loro servizio. Ma prima una tappa a sorpresa, intorno alle 10, all’Istituto Maria Santissima Bambina per una breve visita alle suore riunite per il capitolo generale. Lo fa sapere il direttore della Sala stampa della Santa Sede, che in un'altra comunicazione riferisce: «L’Angelus di domenica e le udienze dei prossimi giorni sono confermati, salvo l’udienza generale di mercoledì 21 giugno, che è annullata per salvaguardare il recupero post operatorio del Santo Padre».
Intanto al Gemelli si ferma con i giornalisti per alcune battute il professor Alfieri che non si tira indietro alle diverse domande. «Sarà un Papa più forte», sottolinea subito lo specialista.
Qualcuno domanda come proseguirà la convalescenza, e il chirurgo, con un pizzico di ironia, risponde di getto: «Ma lui la convalescenza non la fa, ha già iniziato a lavorare!». Il riferimento è alle «attività lavorative» che hanno scandito, insieme alle preghiere e alla lettura, i giorni del ricovero. «Gli abbiamo chiesto di fare un po’ di convalescenza, sono certo che stavolta ci ascolterà un po’ di più perché lo attendono degli appuntamenti importanti e ha già detto personalmente che li osserverà tutti quanti, compresi i viaggi», dice ancora Alfieri.
Ieri mattina lui e tutto il personale del Gemelli hanno vissuto un momento privato con il Papa che li ha ringraziati per la loro attenzione e dedizione: «Il Santo Padre ha voluto ringraziare tutto il personale infermieristico, tutti gli operatori sanitari, tutti i medici», racconta il professore. «Ha voluto ringraziare tutta la direzione, perché quando viene qui il Papa tutto l’ospedale continua a lavorare, nessuno viene lasciato indietro... Ha avuto anche un colloquio personale con un nostro collega che non sta bene, un momento questo molto toccante oltre a quello vissuto nell’ospedale pediatrico». Una immagine di questo momento era stata diffusa ieri dalla Sala stampa e ritraeva Francesco sotto un crocifisso intento a parlare con una coppia, lui in sedia a rotelle.
«Grazie», «pregate per me» e «sono ancora vivo», sono state le parole che il Papa ha detto a tutta l'équipe medica del Gemelli. Alfieri lo riferisce quasi commosso: «Ripeto, il Papa sta bene, sta meglio di prima...», ci tiene a sottolineare. «Ora io torno a lavorare, arrivederci...», dice per congedare i cronisti. Ma prima una battuta: «Che effetto le fa operare un Papa?»: «Beh, avevo già fatto esercizio la volta precedente!».
di Salvatore Cernuzio