
La mia amica Maura, fiera cagliaritana, citando un “meme” che gira sulla Rete, mi ha spiegato alcuni segreti del dialetto cagliaritano (che non coincide ovviamente con il dialetto di tutta la Sardegna) e in particolare mi ha detto che i verbi all’infinito si mettono sul gerundio. Citandomi una canzone di Fabrizio De Andrè (genovese ma sardo d’adozione) mi ha detto che per dire «Ho vista Nina volare» si dice «Ho visto Nina volando». Bello questo dinamismo del gerundio, più coinvolgente rispetto all’infinito. Ma è il secondo esempio che mi ha toccato particolarmente. In cagliaritano le cose generiche si chiamano «storie», per cui si può dire «Ho visto storie volando». Ancora più bello questo secondo dinamismo (cos’è una storia se non “movimento”?): le cose sono storie. Figuriamoci le persone! Ho aggiunto. Ogni persona, finanche ogni cosa, è una storia. Non solo “ha” una storia ma “è” una storia. Noi esseri umani infatti non solo, ogni giorno, al tramonto, abbiamo una storia da raccontare ma “siamo” una storia. Il problema è che spesso il libro della nostra storia presenta una pagina bianca, muta; ascoltiamo le storie degli altri, leggiamo le storie narrate dagli scrittori ma la nostra storia ci sfugge, per essa non troviamo le parole. Ecco perché le parole della letteratura, della poesia, sono così preziose, diventano anche le nostre parole per raccontare la nostra storia che altrimenti sarebbe incomprensibile, avvolta nella nebbia del non senso. Perché spesso la vita ci appare caotica, come se fosse priva di una direzione, di una pur minima chiarezza, di un significato. Come scrive in Pao Pao lo scrittore Pier Vittorio Tondelli «le occasioni della vita stupiscono mai abbastanza nella loro insensata frammentarietà», ma poi, ci avverte, avviene qualcosa: «Poi un bel giorno miracolosamente si salda in una sottile e delicata vibrazione che riaccorda e riannoda e uniforma il tono di diversi percorsi e allora, nonostante i dolori e le precarietà dei nostri anni giovanili la vita sembra rivelarsi come un misteriosa e armonica frequenza che schiude il senso e fa capire; e allora in quell’attimo abbagliante tutto pare ricomporsi nella gioia di sentirsi finalmente presenti agli occhi della propria storia».
Il fatto che noi, ognuno di noi umani, siamo una storia, dovremmo ricordarcelo più spesso di quello che facciamo. Per provare rispetto e stima verso le cose e le persone. E incuriosirci verso di loro, restare più attenti, prestare più ascolto a queste “storie” che ci si avvicinano mentre procediamo nel cammino della nostra vita. Un cammino che raccoglie storie diventa più ricco, più bello, più umano. Insomma dopo aver ascoltato Maura mi è venuta la voglia di andare in Sardegna, volando.
di Andrea Monda