Al Regina Caeli l'appello del Pontefice

Solidarietà
con le popolazioni del Myanmar e del Bangladesh colpite da un ciclone

 Solidarietà con le popolazioni del Myanmar  e del Bangladesh colpite da un ciclone  QUO-123
29 maggio 2023

Solidarietà e aiuti umanitari per Myanmar e Bangladesh colpiti da un ciclone: li ha chiesti Papa Francesco al termine del Regina Caeli recitato dalla finestra dello Studio privato del palazzo apostolico Vaticano a mezzogiorno del 28 maggio, domenica di Pentecoste, al termine della messa in basilica. In precedenza il Pontefice aveva offerto ai fedeli presenti in piazza San Pietro e a quanti erano collegati con lui attraverso i media una riflessione sul brano liturgico del Vangelo di Giovanni, che narra dell’effusione dello Spirito Santo sui discepoli riuniti nel cenacolo..

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi, Solennità di Pentecoste, il Vangelo ci porta nel cenacolo, dove gli apostoli si erano rifugiati dopo la morte di Gesù (Gv 20, 19-23). Il Risorto, la sera di Pasqua, si presenta proprio in quella situazione di paura e di angoscia e, soffiando su di loro, dice: «Ricevete lo Spirito Santo» (v. 22). Così, con il dono dello Spirito, Gesù desidera liberare i discepoli dalla paura, questa paura che li tiene rinchiusi in casa, e li libera perché siano capaci di uscire e diventino testimoni e annunciatori del Vangelo. Soffermiamoci un po’ su questo che fa lo Spirito: libera dalla paura.

I discepoli avevano chiuso le porte, dice il Vangelo, «per timore» (v. 19). La morte di Gesù li aveva sconvolti, i loro sogni erano andati in frantumi, le loro speranze erano svanite. E si erano chiusi dentro. Non solo in quella stanza, ma dentro, nel cuore. Vorrei sottolineare questo: chiusi dentro. Quante volte anche noi ci chiudiamo dentro noi stessi? Quante volte, per qualche situazione difficile, per qualche problema personale o familiare, per la sofferenza che ci segna o per il male che respiriamo attorno a noi, rischiamo di scivolare lentamente nella perdita della speranza e ci manca il coraggio di andare avanti? Tante volte succede questo. E allora, come gli apostoli, ci chiudiamo dentro, barricandoci nel labirinto delle preoccupazioni.

Fratelli e sorelle, questo “chiuderci dentro” accade quando, nelle situazioni più difficili, permettiamo alla paura di prendere il sopravvento e di fare la “voce grossa” dentro di noi. Quando entra la paura, noi ci chiudiamo. La causa, quindi, è la paura: paura di non farcela, di essere soli ad affrontare le battaglie di ogni giorno, di rischiare e poi di restare delusi, di fare delle scelte sbagliate. Fratelli, sorelle, la paura blocca, la paura paralizza. E anche isola: pensiamo alla paura dell’altro, di chi è straniero, di chi è diverso, di chi la pensa in un altro modo. E ci può essere persino la paura di Dio: che mi punisca, che ce l’abbia con me... Se diamo spazio a queste false paure, le porte si chiudono: le porte del cuore, le porte della società, e anche le porte della Chiesa! Dove c’è paura, c’è chiusura. E non va bene.

Il Vangelo però ci offre il rimedio del Risorto: lo Spirito Santo. Lui libera dalle prigioni della paura. Quando ricevono lo Spirito, gli apostoli — lo festeggiamo oggi — escono dal cenacolo e vanno nel mondo a rimettere i peccati e ad annunciare la buona notizia. Grazie a Lui le paure si superano e le porte si aprono. Perché questo fa lo Spirito: ci fa sentire la vicinanza di Dio e così il suo amore scaccia il timore, illumina il cammino, consola, sostiene nelle avversità. Di fronte ai timori e alle chiusure, allora, invochiamo lo Spirito Santo per noi, per la Chiesa e per il mondo intero: perché una nuova Pentecoste scacci le paure che ci assalgono e ravvivi il fuoco dell’amore di Dio.

Maria Santissima, che per prima è stata ricolmata di Spirito Santo, interceda per noi.

Al termine della preghiera mariana, dopo aver fatto riferimento alla recente commemorazione del 150° anniversario della morte di Manzoni, il Papa ha lanciato l’appello per le due nazioni asiatiche in difficoltà, quindi ha salutato alcuni dei gruppi presenti — fra i quali i promotori di iniziative di fraternità con gli ammalati del Policlinico Gemelli — e infine ha ricordato che mercoledì prossimo in alcuni santuari mariani del mondo si pregherà per la prossima assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi dedicato alla sinodalità

Cari fratelli e sorelle!

Lo scorso 22 maggio si è commemorato il 150° anniversario della morte di una delle figure più alte della letteratura, Alessandro Manzoni. Egli, attraverso le sue opere, è stato cantore delle vittime e degli ultimi: essi sono sempre sotto la mano protettrice della Provvidenza divina, che «atterra e suscita, affanna e consola»; e sono sostenuti anche dalla vicinanza dei pastori fedeli della Chiesa, presenti nelle pagine del capolavoro manzoniano.

Invito a pregare per le popolazioni che vivono al confine tra Myanmar e Bangladesh, duramente colpite da un ciclone: più di ottocentomila persone, oltre ai tanti Rohingya che già vivono in condizioni precarie. Mentre rinnovo a queste popolazioni la mia vicinanza, mi rivolgo ai Responsabili, perché favoriscano l’accesso degli aiuti umanitari, e faccio appello al senso di solidarietà umana ed ecclesiale per soccorrere questi nostri fratelli e sorelle.

Saluto di cuore tutti voi, romani e pellegrini dell’Italia e di tanti Paesi, in particolare i fedeli provenienti da Panama e il pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Tulancingo (Mexico) che celebra Nuestra Señora de los Angeles; come pure il gruppo di Novellana (Spagna). Saluto inoltre i fedeli di Celeseo (Padova) e di Bari, e invio la mia benedizione a quanti sono radunati al Policlinico Gemelli per promuovere iniziative di fraternità con gli ammalati.

Mercoledì prossimo, a conclusione del mese di maggio, nei Santuari mariani di tutto il mondo sono previsti momenti di preghiera a sostegno dei preparativi alla prossima Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Chiediamo alla Vergine Maria che accompagni questa importante tappa del Sinodo con la sua materna protezione. E a Lei affidiamo anche il desiderio di pace di tante popolazioni in tutto il mondo, specialmente della martoriata Ucraina.

A tutti auguro buona domenica. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!