Pedalando insieme
In occasione del 190° Congresso, nel settembre 2021 a Lovanio, in Belgio, l’Unione ciclistica internazionale (Uci) ha avuto il piacere e l’onore di accogliere Athletica Vaticana come nuovo membro. Il membro numero 200. L’Uci è stata la prima Federazione sportiva internazionale a riconoscere l’Associazione sportiva ufficiale della Santa Sede.
Vatican Cycling — la Federazione ciclistica vaticana che è parte di Athletica Vaticana — ha l’obiettivo dichiarato di «costruire una comunità sportiva che ponga l’accento sui valori del servizio, dell’inclusione e della solidarietà» secondo le parole del presidente Giampaolo Mattei.
È significativo che i legami tra il ciclismo e il Vaticano, e più in generale con l’esperienza di fede, sono più antichi di quanto possa far pensare la recente affiliazione di Athletica Vaticana all’Uci.
Don Giovanni Fornasini è un giovane sacerdote beatificato a Bologna nel 2021: fu ucciso dai nazisti nel 1944 mentre cercava di salvare la sua gente. La bicicletta che Don Giovanni usava per andare da un villaggio all’altro è ora esposta come reliquia, a testimonianza del suo servizio al popolo.
C’è poi anche la storia di Gino Bartali, amico personale dei Papi, in particolare di Pio xii . La fede di Bartali, soprannominato Gino il pio, è evidente nelle lettere che scriveva alla moglie Adriana nei giorni di riposo durante il Tour de France, o delle grandi corse, condividendo con lei le sue riflessioni sulla spiritualità di santa Teresa di Lisieux. Bartali è noto anche per il suo coraggioso impegno nell’aiutare gli ebrei perseguitati in Italia durante la seconda guerra mondiale. Su iniziativa del cardinale di Firenze, Elia Dalla Costa, Bartali nascose i documenti, necessari per portare in salvo le persone, nei tubi metallici della sua bicicletta e finse di allenarsi tra Firenze e Assisi. I ciclisti di Athletica Vaticana hanno ripercorso questo tragitto con umiltà, visitando anche il Museo della Memoria ad Assisi che ricorda quell’impresa di Bartali.
Il 9 marzo 2019 Papa Francesco ha ricevuto i membri dell’Unione ciclistica europea e della Confederazione ciclistica africana, che stavano tenendo i rispettivi congressi a Roma. «Nel ciclismo su strada — ha detto il Papa in quella occasione — vediamo come durante le gare tutta la squadra lavora insieme... e quando un membro della squadra sta attraversando un momento difficile, i suoi compagni lo sostengono e lo accompagnano. Allo stesso modo, nella vita di tutti i giorni, è necessario coltivare uno spirito di altruismo, di generosità e di comunità per aiutare chi è in difficoltà e ha bisogno di aiuto per raggiungere un determinato obiettivo».
Le parole del Papa si ritrovano nell’essenza stessa dell’esperienza di Athletica Vaticana-Vatican Cycling che, secondo Giampaolo Mattei, consiste nell’incoraggiare «il dialogo fraterno che nasce dall’amicizia di tutta la comunità sportiva, sia amatoriale sia professionistica».
Il messaggio di Papa Francesco è pienamente in linea con la missione dell’Uci, secondo cui lo sport in generale — e il ciclismo in particolare — promuove la pace e l’amicizia tra i popoli. Gli atleti e i dirigenti sportivi di Paesi anche in conflitto tra loro sanno come rispettarsi e aiutarsi a vicenda quando partecipano a una gara di ciclismo. E così, ad esempio, al corso di formazione presso l’Uci World Cycling Centre — a Aigle, in Svizzera — abbiamo accolto insieme due atleti africani venuti dell’Eritrea e dall’Etiopia.
La bicicletta è uno strumento di libertà. Si pedala per fuggire da tutto, e si pedala anche per andare a scuola dove i mezzi di trasporto non sono adeguati. Per questo l’Uci attua programmi di solidarietà che promuovono un aiuto concreto ai Paesi con più difficoltà. È questo spirito di aiuto reciproco che anima l’attività dell’Uci, così come anima il servizio sociale della Chiesa cattolica ovunque nel mondo.
*Presidente
dell’Unione ciclistica internazionale
di David Lappartient*