Bailamme

Una parola-contenitore chiamata «verità»

 Una parola-contenitore chiamata «verità»  QUO-121
26 maggio 2023

In una recente fiction, un personaggio (peraltro maligno) a un certo punto, con tono chiaramente infastidito dice: «È anacronistica la verità!». Un’affermazione d’impatto, che fa riflettere anche più del previsto. Temo infatti che anche nel mondo reale siano in molti a pensarla così. Quanto è più comodo optare per qualcosa di “credibile”, cioè accettabile, ma solo come possibilità. Oppure qualcosa di semplicemente “verosimile”, simile al vero, ma non necessariamente vero.

Del resto, questa è la stagione (appena iniziata, temo) delle fake news, che sono tanto insidiose e inquietanti quanto seducenti. Ammettiamolo, siamo tutti un po’ morbosamente curiosi di sapere se è un trucco oppure, chissà, magari, c’è qualcosina di vero. Il fatto è che, nonostante tanto attivismo civile, il mondo si muove verso un progressivo disimpegno delle coscienze. E questo accade proprio a partire dal confronto con la verità.

Un confronto difficile, aspro, che richiede innanzitutto una massiccia dose di umiltà, e poi anche uno sguardo trasparente, totalmente privo di preconcetti. Ma come si fa? E per farne cosa infine? Nel Vangelo di Giovanni c’è una scena bellissima e tragica; per come ce la racconta l’Evangelista sembra un frammento di grande sceneggiatura.

Gesù è davanti a Pilato, è stato appena arrestato, tutto si deve compiere e lui lo sa. Ma intanto adesso ha davanti il Potere in persona, Roma, nella figura del Prefetto della Giudea. Pilato chiede «Dunque tu sei re?», Gesù non si limita a confermarlo, ma aggiunge: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Al che Pilato risponde «che cos’è la verità?», si volta e esce dalla scena.

Ce lo immaginiamo, il funzionario dell’impero, tutta logica e autorità, che chiaramente seccato dalla risposta, fa spallucce, con indifferenza (e arroganza), tronca lì la conversazione. Proprio come quei personaggi che nei talk show televisivi, si alzano e se ne vanno, si sottraggono al confronto. Eppure, tutti invocano la verità, la strillano nelle piazze, la reclamano nei tribunali. Ma di che verità si tratta?

Se digitiamo su Google il termine verità, ne troviamo infinite definizioni, tutte interessanti, ma nel parlare comune è diventata una “parola contenitore”.

Tanto è vero che quel che importa è il contenuto della verità ed in fondo è ciò di cui abbiamo bisogno. Ma siamo stanchi, preferiamo soluzioni più smart, facili, definizioni brillanti buone per tutte le stagioni. La verità invece, quando si riempie di contenuto, è impegnativa, a volte urticante, scandalosa, ed ha sempre a che fare con la nostra natura, quella profonda, che a stento decifriamo.

Forse allora, dovremmo provare ad accettare la sfida, davanti al mistero della vita, che piaccia o no, è sempre lì e non passa mai di moda. 

di Nicola Bultrini