La buona Notizia
Il Vangelo dell’Ascensione del Signore (Mt 28,16-20)

Accogli e libera

 Accogli e libera  QUO-113
16 maggio 2023

Dentro ogni fine c’è sempre un nuovo inizio da cercare e valorizzare. La Pasqua è anche questo. L’ascensione al cielo di Gesù non rappresenta il lieto fine di una storia fiabesca quanto piuttosto lo sviluppo di ogni autentica relazione. L’appuntamento in Galilea, infatti, racchiude la pedagogia tipica di Gesù che consiste nel riportarci continuamente alla sorgente della nostra possibilità di amare ed essere amati. La Galilea è il luogo del primo innamoramento, la radice di scelte e sguardi che condizionano una vita intera nella prospettiva del fatidico “per sempre”. Ritornare in Galilea vuol dire fare memoria del momento in cui sono stato scelto dall’Amore per viverlo nei risvolti inediti della quotidianità.

Ogni relazione vive nella misura in cui è capace di distacco, crisi e ripensamento. Ogni legame affettivo si nutre della possibilità di perderlo e dell’incapacità di possederlo: proprio questo lo rende prezioso! Il separarsi di Gesù dai suoi rivela un modo più maturo di amare: proprio staccandosi da loro sarà sempre presente con loro. Gesù sa stare insieme a noi, anche senza essere attaccato a noi. Vive una relazione che profuma di libertà, ignara di gelosie e possessività che offuscano l’originalità della persona amata. Solo una relazione capace di distacco rende libera la persona amata, accendendo in essa la fiducia di essere custodito ma non protetto, pensato ma non manipolato. Lontano dal meccanismo di relazioni “usa e getta”, il Vangelo di Gesù propone lo stile dell’accogliere e liberare.

Se l’amore è capace di fiducia nasce allora la possibilità di reinventarsi e di sentirsi chiamati a qualcosa di speciale per le vite altrui. Dalla separazione di Gesù nasce infatti la missione degli apostoli. Una missione di gioia e pace in cui il Maestro sarà sempre presente in mezzo ai suoi, ma non nell’atteggiamento del controllore rigido e inflessibile. L’invio in missione da parte di Gesù corrisponde anche al suo relazionarsi carico di fiducia nella debolezza degli Undici. Egli non coltiva su di loro una prospettiva mediocre, bensì uno sguardo di stima capace anche di lasciarli sbagliare, pur di rispettare la relazione autentica che ha costruito nell’amore del Padre.

di Roberto Oliva