Il Papa all’Associazione dei giovani agricoltori spagnoli

Lavorare affinché il cibo
non si trasformi in un’arma

 Lavorare affinché il cibo  non si trasformi in un’arma   QUO-111
13 maggio 2023

«È necessario lavorare affinché questo immenso bene che Dio ci dona non si trasformi in un’arma – per esempio, limitando l’arrivo di alimenti alle popolazioni in conflitto». Lo ha detto Papa Francesco rivolgendosi ai componenti dell’Asociación Agraria — Jóvenes Agricultores provenienti dalla Spagna, ricevuti in udienza nella mattina di sabato 13 maggio, nella Biblioteca privata. Ecco il discorso del Pontefice in una nostra traduzione dallo spagnolo.

Cari giovani,

Vi ringrazio per l’interesse che avete posto in questa visita e l’entusiasmo che dimostrate per il vostro lavoro in campagna, per il bestiame e per il servizio che desiderate prestare alla società.

E come in tanti altri ambiti della vita, l’ecologismo non lo costruiscono principalmente i sagaci resoconti degli esperti, e neppure le notizie e i progetti divulgativi che arrivano alla gente comune attraverso i mezzi di comunicazione sociale. Possono essere necessari, possono essere vantaggiosi, se sono fatti con coscienza, ma non sono al primo posto. Voi sapete che l’Argentina è un Paese dedito prevalentemente all’allevamento e, anche se io sono di città, ho avuto l’opportunità di conoscere la realtà dei campi. Ciò mi ha permesso di rendermi conto che i primi ecologisti di una zona, di un Paese, di un continente, siete voi a essere in ballo, siete voi a esserci dentro, la gente che lavora con gli animali, con le piante, voi che convivete ogni giorno e sapete quali sono i vostri problemi e i vostri successi. Mi ricordo una volta, nella facoltà di Teologia, che uno degli studenti, nato in città, vissuto in città, e tutto il resto, viene e dice: “sta morendo una mucca”, perché dietro la facoltà avevamo un campo e c’era del bestiame. “Sta morendo una mucca e non c’è il responsabile”, ed era sabato sul tardi. Ho preso e sono andato a vedere la mucca, e la povera mucca stava lì, partorendo, e quello che era di città, che aveva mangiato cemento fin da bambino, non aveva la minima idea di come distinguere una mucca morente da una mucca partoriente. Lì mi sono reso conto che c’è una scienza che si acquisisce solo vivendo e con l’esperienza.

Voi non ripetete uno slogan a memoria, vivete guardando il cielo e, da quando vi svegliate a quando andate a dormire, riconoscete nei cinguettii, nei muggiti o nei nitriti la gioia o la paura, il desiderio o l’appagamento della natura che vi circonda. Questo è un onore e, chiaramente, una grande responsabilità.

Se ci pensate bene, la vocazione a cui Dio vi ha chiamati vi rende testimoni dell’ecologia integrale di cui il mondo ha oggi bisogno. Una vocazione primigenia perché è radicata nelle parole di Dio nella Genesi quando invitò l’umanità a collaborare al compito della creazione per mezzo del suo lavoro (cfr. Gn 1, 28-31). Una vocazione multidisciplinare coniuga il rapporto diretto con la terra, la sua cura e la sua coltivazione, con il servizio che questa presta alla società. Che cosa chiede allora Dio a voi, in questo lavoro, in questa attività? Vi chiede di pensare alla campagna come a un dono, come qualcosa che vi è stato dato e che lascerete in eredità ai vostri figli; di pensare alla produzione come a un regalo che il Signore, per mezzo di voi, e per mezzo del vostro lavoro, invia al suo popolo per saziare la sua fame e placare la sua sete. Una fame che non è solo di pane, ma anche di Dio, il quale, per saziarla, non ha esitato a farsi cibo, a farsi carne, giungendo in questo modo al cuore dell’uomo (cfr. Mt 4, 3-4; Gv 6, 55-57).

Da questo valore fondamentale, per il quale vi rendo grazie, nasce la responsabilità affidata a voi, in prima persona, ma anche a tutti coloro che, in qualche modo, partecipano alla produzione, alla lavorazione e alla distribuzione alimentare. È necessario lavorare affinché questo immenso bene che Dio ci dona non si trasformi in un’arma — per esempio, limitando l’arrivo di alimenti alle popolazioni in conflitto —; o non si trasformi in un meccanismo di speculazione, manipolando il prezzo e la commercializzazione dei prodotti al solo fine di ottenere un beneficio più grande. È questo che dobbiamo denunciare, che deve farci male al cuore; non lo meritano gli animali di cui vi prendete cura con tanta dedizione, non lo meritano le persone per le quali lavorate con entusiasmo, non lo merita Dio. Offende loro e offenderebbe voi.

Ma non scoraggiatevi, ogni vocazione comporta la croce, uno accetta lo sforzo di lavorare sodo e che con gli animali non ci sono giorni di festa, né ci sono scioperi. Ancora più difficile è accettare l’incomprensione di quanti non danno valore a una cosa tanto essenziale per la vita qual è la produzione di cibo, o preferiscono cercare colpevoli invece di soluzioni. Affido alla Santissima Vergine il lavoro che svolgete, affinché sentiate sempre vicino Gesù, che sulla croce offrì il suo sangue, si fece cibo, si fece vita per donarcela in abbondanza. Andate avanti e siate poeti della terra. Grazie.