L’UDIENZA DI PAPA FRANCESCO A SUA SANTITÀ PAPA TAWADROS II
Il discorso del capo della Chiesa copta

Modelli ed esempi
per tutto il mondo

 Modelli ed esempi per tutto il mondo  QUO-109
11 maggio 2023

E questa è una traduzione del discorso di Sua Santità Papa Tawadros ii durante l’udienza.

Fratello mio, Sua Santità Papa Francesco!

Eminenze, Signori! Cristo è risorto, è veramente risorto!

È una gioia immensa per me quest’oggi essere presente qui con voi, per stringervi con il cuore e non solo con le mani. Mi rallegro con voi in Cristo risorto dai morti, e vi ringrazio per avermi dato l’opportunità di effettuare questa visita.

È un onore per me trovarmi in questa terra dove predicarono gli Apostoli e che fu abitata da San Marco, apostolo e predicatore nella terra d’Egitto, e da dove partirono in tanti per evangelizzare e predicare al mondo intero in nome del nostro Signore Gesù come Redentore e Salvatore.

Vorrei contemplare con voi ciò che Paolo apostolo scrisse da qui, da Roma, agli Efesini: «Siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità» (3, 18). Perché l’amore, carissimi, è il fondamento permanente e la via principale verso la perfezione, l’unica via di Dio, perché Dio è amore e chiunque lo conosce percorre i passi dell’amore con Lui e verso di Lui.

Vedo il mondo come un grande cerchio centrato in Dio: ognuno di noi si trova in un punto di questo cerchio e ogni volta che ci avviciniamo a Dio, ovvero al centro del cerchio, ci ritroviamo ad avvicinarci per ciò stesso tra noi, ci comprendiamo per la vicinanza alla luce divina e il nostro amore cresce di giorno in giorno per la nostra vicinanza a Dio amore.

È un lungo cammino quello che percorriamo insieme verso Dio che disse: «Io sono la via» (Gv 14, 6). A volte siamo chiamati i viandanti perché seguiamo Lui. È così che Enoc camminò con Dio (cfr. Gen 5, 24) e Noè camminò con Dio (Gen 6, 9); Abramo, Davide e i discepoli di Emmaus e tanti altri, tutti quelli che camminavano con Lui e lo prendevano come compagno di strada ne gioivano. Tuttavia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità di questo amore sono infinite, perché esso viene da Dio e non può avere una misura, e la nostra responsabilità è diventare come Lui e offrire amore incondizionato gli uni agli altri e al mondo intero. Uno dei segni del cammino dell’amore per ogni essere umano è la Sua pubblicazione della nuova Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, per la quale mi congratulo con Lei perché testimonia sollecitudine per tutti gli aspetti umani.

Attraverso le sessioni del dialogo tra la Chiesa copta ortodossa e la Chiesa cattolica, stiamo camminando sulla via dell’amore, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, Colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12, 2).

Nella nostra era moderna, sono iniziate le visite reciproche tra le nostre Chiese a partire dal 1962. È seguita poi la visita di Sua Santità Papa Shenuda iii alla Cattedra di Roma nel maggio 1973, alla presenza di Sua Santità Papa Paolo vi. In questa visita, venne consegnata a Sua Santità una parte delle reliquie di Sant’Atanasio durante la celebrazione del 16° anniversario della sua dipartita. Egli è il Papa copto del iv secolo d.C.. Sua Santità Papa Paolo vi disse nell’omelia della celebrazione che «Sant’Atanasio è un padre e un maestro per la Chiesa universale».

Il 10 maggio 1973 i due Capi delle nostre Chiese firmarono una dichiarazione congiunta in cui si concordava di costituire un Comitato congiunto la cui missione è dirigere studi comuni nei campi della tradizione ecclesiastica, della patristica, della liturgia, della teologia e della storia, dei problemi scientifici, per comunicare insieme il Vangelo nei modi compatibili con il messaggio originario del Signore e con le esigenze e le speranze del mondo di oggi.

Ringraziamo Dio per la prosecuzione del dialogo teologico del Comitato internazionale congiunto tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, che abbiamo avuto l’onore di accogliere nella sua ultima riunione al Logos Center, residenza papale in Egitto, e di cui celebreremo il prossimo anno il ventesimo incontro.

È così che abbiamo iniziato il dialogo e lo stiamo continuando. Il dialogo è un cammino lungo ma sicuro, protetto dai due versanti dell’amore: quello dell’amore di Cristo per noi e quello dell’amore reciproco. Quindi, qualunque cosa ci accada, come nelle sfide che affrontiamo, abbiamo l’amore che ci protegge in modo che possiamo continuare la nostra missione e progredire nella comprensione reciproca. La preghiera è la nostra sorgente per sostenerci a vicenda, facendoci carico della nostra responsabilità, mettendo davanti a noi le parole di Giovanni l’Amato: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3, 18).

Proprio perché i santi sono uno dei pilastri principali delle nostre Chiese, a cominciare dagli apostoli Pietro, Paolo e Marco, scriviamo ora nel martirologio delle Chiese nuovi Martiri che hanno custodito la fede e hanno reso testimonianza a Cristo, i quali non si persero d’animo dinanzi alle torture e ci hanno trasmesso un esempio vivo nel martirio, «perché riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui» (Fil 1, 29).

Così sono stati i 21 Martiri di Libia. Dal momento che ne abbiamo riconosciuto la santità nella Chiesa copto ortodossa, abbiamo iniziato a celebrare ogni 8 amshir, che corrisponde al 15 febbraio, come festa per i martiri dell’era moderna, martirizzati durante gli anni scorsi. Oggi consegniamo parte delle loro reliquie immerse nel loro sangue versato in nome di Cristo per la Chiesa, perché vengano ricordati nel martirologio di tutte le Chiese del mondo e sappiamo «anche noi» di essere «circondati da tale moltitudine di testimoni» (Eb 12, 1). E così diventino modello ed esempio contemporaneo per tutto il mondo, testimoniando che il nostro non è un cristianesimo storico del passato, ma è di ieri, di oggi e per sempre.

Infine, ringrazio Sua Santità per aver invitato me e la delegazione che mi accompagna, per le gentili parole di benvenuto con cui ci ha accolti, a nome Suo e di tutti voi, e rinnovo la mia promessa di ricordarvi nelle mie preghiere personali, come ci siamo promessi nella mia ultima visita qui. Prego che Dio vi doni piena salute, una lunga vita e perenne felicità.

Prego con voi per la Chiesa di Dio sulla terra, perché Egli la renda salda nei secoli dei secoli, in modo che possa sempre elevare la lode celeste, e la custodisca con la sua cura che non trascura né dorme, e ci benedica tutti per sempre. Amen.


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