Karol Wojtyła nelle memorie di Navarro-Valls

Un Papa raccontato
dal suo portavoce

  Un Papa raccontato dal suo portavoce  QUO-106
08 maggio 2023

È stato detto e scritto tutto su Giovanni Paolo II? Certo, l’estensione straordinaria del suo Pontificato e il ruolo da assoluto protagonista nella storia del XX secolo ha fatto sì che ogni suo discorso e gesto pubblico fossero raccontati, interpretati e commentati. Tuttavia, le memorie postume del suo carismatico portavoce, Joaquín Navarro-Valls, pubblicate in Spagna nei giorni scorsi da Editorial Planeta con il titolo “Mis años con Juan Pablo II” (prossimamente l’edizione in italiano per i tipi di Mondadori) ci offrono uno sguardo ravvicinato di Karol Wojtyła ricco di aneddoti e storie inedite che arricchiscono la conoscenza del profilo umano del grande Pontefice polacco. A curare le “note personali” — raccolte in oltre vent’anni da Direttore della Sala Stampa della Santa Sede — è stato un gruppo di professori della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce dell’Opus Dei (di cui Navarro-Valls faceva parte), guidati da Diego Contreras che nella presentazione del voluminoso libro — quasi 600 pagine — sottolinea che El Portavoz chiese, “qualora fossero di interesse per qualcuno” che le sue memorie venissero pubblicate solo dopo la sua morte (avvenuta nel luglio del 2017). E questo, rileva Contreras, anche per evitare che la sua esperienza apparisse come un “modello” comunicativo della Santa Sede proprio mentre si stava mettendo mano alla riorganizzazione della comunicazione vaticana.

Nonostante la dimensione del volume, la lettura scorre veloce e in modo appassionante. La scrittura di Navarro-Valls, che fu apprezzato giornalista del quotidiano spagnolo ABC prima di approdare in Vaticano nel 1984, è chiara e avvincente ed ha il pregio di farci “vedere” non solo il protagonista del suo racconto — il Papa che ha amato “come un padre” — ma pure alcune delle personalità più rilevanti della Chiesa del dopo Concilio, da Madre Teresa a Ratzinger, da Casaroli a Tauran. Non meno interessanti sono le considerazioni sui grandi personaggi della storia che Navarro-Valls incontrò in quegli anni da Reagan a Gorbaciov, da Havel a Fidel Castro, rendendo così questo testo interessante anche sotto il profilo storiografico. Quello che colpisce fin dalle prime pagine è il rapporto stretto con Karol Wojtyła (e i suoi collaboratori) consolidato nel tempo da innumerevoli incontri non solo di lavoro e dai periodi di vacanza trascorsi in montagna assieme al Papa (in Trentino e poi in Valle d’Aosta) che sono forse la parte più bella di tutta l’opera. Questa fiducia che Giovanni Paolo II nutriva nei suoi confronti — osserva Navarro-Valls nelle annotazioni prima di passare il testimone al suo stimato successore padre Federico Lombardi — gli permise di “tenere il polso delle cose e adattare ciò che comunicava”. Il portavoce vaticano riconosce di essere stato un “privilegiato” per la possibilità di lavorare con un accesso diretto al Pontefice, ma ancor più perché ha potuto vedere “da vicino un uomo santo”.

La testimonianza di santità di Karol Wojtyła è proprio il filo conduttore, la trama che si dipana lungo tutto il volume. Navarro-Valls evidenzia, con ammirazione e commozione, che ogni situazione piccola o grande della sua vita personale e ogni decisione nel suo ministero petrino vengono affidate da Giovanni Paolo II al Signore con totale fiducia e abbandono. Che debba preparare un incontro o un viaggio difficile oppure apprestarsi ad entrare, per uno dei suoi tanti ricoveri, al Policlinico Gemelli (il “Vaticano numero tre”), il Papa non perde mai la pace e nemmeno il buon umore, altro tratto che emerge in tutta la sua vivacità in queste memorie. Certo, l’uomo non è insensibile a quanto succede e lo si vede nel turbamento che prova — e Navarro-Valls lo annota — in particolare per le tante guerre che scoppiano durante il suo lungo Pontificato e che Giovanni Paolo II cerca in ogni modo di far cessare, anche con iniziative non sempre da tutti elogiate. Un capitolo a sé sono le tante pagine dedicate alla malattia di Karol Wojtyła, alcune delle quali toccano il cuore per la partecipazione con cui Il Portavoce confida la sua sofferenza nel vedere l’“atleta di Dio” perdere progressivamente ogni possibilità di movimento e poi perfino della parola, ma mai la certezza — rafforzata da una preghiera costante — che il Signore lo accompagnerà fino alla fine della missione che gli ha affidato.

Il volume si presenta infine anche come un prezioso “manuale di comunicazione istituzionale” che sarà utile a quanti — studenti e addetti al settore — vogliano conoscere il “dietro le quinte” del lavoro di un grande comunicatore del nostro tempo. Navarro-Valls non manca di appuntare sue considerazioni su ciò che ritiene debba essere migliorato nella comunicazione vaticana e a volte si lamenta per una burocratizzazione che non gli consente di informare come vorrebbe. Esemplificativo quanto scrive a proposito della nascita del sito Internet Vatican.va. Un’iniziativa sposata in pieno da Giovanni Paolo II, ma che non tutti nella Curia Romana comprendono e che qualcuno accoglie con indifferenza. Forse, però, le considerazioni che più colpiscono sono quelle in cui il portavoce vaticano ammette i suoi errori. “Ho parlato troppo e male”, scrive in un’occasione, segno di umiltà e consapevolezza del compito di grande responsabilità che ricopriva. Già presidente dell’Associazione stampa estera, Navarro-Valls comprendeva bene le esigenze dei suoi colleghi giornalisti. Era uno di loro. Più volte sottolinea la necessità di essere sempre disponibili a spiegare quanto sta succedendo, a non avere paura di comunicare anche in situazioni scomode e a coltivare relazioni di cordialità con i giornalisti oltre il mero rapporto professionale. Una lezione, quest’ultima, tra le più preziose e durature del portavoce di Giovanni Paolo II.

di Alessandro Gisotti