La supplica alla Madonna di Pompei presieduta dal cardinale Zuppi

«Gridiamo misericordia! Pace!
Si fermi l'orrore della guerra»

 «Gridiamo misericordia! Pace!  QUO-106
08 maggio 2023

«In questo mese di maggio preghiamo il rosario chiedendo alla Vergine Santa il dono della pace, in particolare per la martoriata Ucraina. Possano i responsabili delle Nazioni ascoltare il desiderio della gente che soffre e vuole la pace!». Sono le parole di Papa Francesco — al Regina Caeli di domenica 7 maggio — alla vigilia della «tradizionale supplica alla Madonna del Rosario», nel santuario di Pompei «che il beato Bartolo Longo volle dedicare alla pace».

Proprio dalle parole del Pontefice ha preso le mosse il cardinale Matteo Maria Zuppi presiedendo lunedì mattina, 8 maggio, la celebrazione eucaristica e la supplica mariana sul piazzale davanti al santuario.

«Papa Francesco — ha detto il cardinale nell’omelia — ieri ci ha indicato un compito, in unione come sempre con tutta la Chiesa: alzare da questa casa di Maria, casa di preghiera e di carità, la supplica alla Madonna del Rosario che il beato Bartolo Longo volle dedicare alla pace. Supplichiamo con l’insistenza della povera vedova che cerca giustizia da quel terribile giudice iniquo, spietato che rende spietati, che è la guerra».

«La volontà di Dio è un mondo di pace» ha affermato il presidente della Conferenza episcopale italiana. «Senza pace — ha aggiunto — non c’è vita. Maria, madre di Dio e madre nostra, ci ricorda che siamo fratelli tutti perché per lei tutti sono figli». La guerra, del resto, «ha sempre un’incubazione: cresce con la rassegnazione di fronte ai problemi, con il cinismo di rimandarli e fare finta, con i terribili interessi economici che spingono gli uomini a costruire lance invece di falci, a distruggere i granai e costruire follemente nuovi arsenali e nuovi ordigni».

La supplica esprime invece «l’attesa della creazione che soffre e grida la pace», ha proseguito Zuppi. E «Pompei ci insegna un amore universale, perché casa di Maria, madre di Dio venuto per tutti, che insegna ad amare tutti e che protegge i suoi piccoli, gli affamati, assetati, nudi, malati, carcerati, forestieri».

«Quando cerchiamo Maria — ha affermato — la troviamo sempre sotto la croce del suo Figlio Gesù e sotto le croci di ognuno dei suoi figli, quelli che Gesù stesso le ha affidato. Stando con lei capiamo il dolore causato dalla guerra». A volte, ha osservato, «siamo come la folla che osserva quel povero uomo appeso sulla croce, non contemplando Gesù ma solo uno sconosciuto, un numero, uno “senza volto”, un nemico, un corpo». Occorre invece guardare alla sofferenza con gli occhi di Maria: ella «è la prima che sotto la croce supplica che venga presto la resurrezione della pace, della guarigione, della luce che vince le tenebre, della vita che trionfa nel suo duello contro la morte».

«Possano i responsabili delle Nazioni ascoltare il desiderio della gente che soffre e vuole la pace!» chiedeva sessanta anni fa san Giovanni xxiii , il quale — ha ricordato il cardinale — «sentiva, come vicario, umile e indegno di colui che il profetico annuncio chiama il Principe della pace, il “dovere di spendere tutte le nostre energie per il rafforzamento di questo bene”», come si legge nella Pacem in terris. La preghiera di quell’enciclica, ha insistito Zuppi, è ancora oggi «la nostra preghiera. Non restiamo a fissare il cielo per non guardare la durezza della realtà, incerti di fronte a tanta manifestazione del male, pensando che la fede e la speranza siano possibili solo in un mondo lontano».

Il cristiano «non è un uomo fuori dalla storia. Anzi, in un mondo dimentico e volatile, che fugge dalle responsabilità e non ha visioni, il cristiano entra nelle pieghe della vita vera, scende nei problemi per cercare lì la presenza del Signore» ha rilanciato il cardinale, ricordando che «nulla è impossibile a chi crede! Non accettiamo la logica di non fare nulla, che spinge a restare a guardare il cielo». Proprio «la supplica — ha aggiunto — ci spinge a essere operatori, artigiani di pace. Questa casa, di preghiera e di carità, questa città di pace ci viene in aiuto»

«Gridiamo misericordia! Pace! Nei cuori, tra le nazioni» è stata la preghiera conclusiva del cardinale alla Madre di Dio. «Tutti — ha auspicato — concorrano al bene, perché la pace è di tutti. Si fermi l’orrore dalla guerra e si cerchi nel dialogo l’unica vittoria della pace».

Nel suo saluto all’inizio della celebrazione, l’arcivescovo prelato Tommaso Caputo, delegato pontificio del santuario di Pompei, aveva dato il benvenuto al cardinale presidente della Conferenza episcopale italiana, sottolineando che ad accoglierlo per «esprimere l’unità della Chiesa nella nostra regione» erano convenuti al santuario «gli innumerevoli pellegrini giunti dall’Italia e dall’estero, il sindaco di Pompei, le autorità civili e militari, i numerosi sacerdoti, religiose e religiosi, e quasi tutti i vescovi della Campania».

Dopo aver ricordato il senso del Cammino giubilare longhiano, che la Chiesa di Pompei sta vivendo nel 150° anniversario dell’arrivo di Bartolo Longo e della sua illuminazione interiore «se cerchi salvezza, propaga il Rosario», il presule ha evidenziato che «proprio alla pace» il beato «dedicò la facciata davanti alla quale stiamo vivendo questa celebrazione». Significativo, in questo senso, il saluto dell’arcivescovo«ai fedeli ucraini che qui a Pompei si radunano per le loro liturgie, da oltre 15 anni, e che sono presenti numerosi con il loro cappellano».

«Da circa 130 anni a Pompei seguendo l’ispirazione del beato Bartolo Longo — ha rimarcato Caputo in conclusione — attorno a questo santuario della fede è presente il santuario della carità. Bambini e adolescenti, provenienti da contesti di disagio sociale, nei centri “Beata Vergine” e “Bartolo Longo”; donne sole e i loro bambini a “Casa Emanuel”; i più poveri tra i poveri nella mensa “Papa Francesco”; neonati, giovani e adulti nelle cinque case famiglia del centro “Giovanni Paolo ii ”».