A Granada la beatificazione di Conchita Barrecheguren

Lo straordinario
di una vita comune

 Lo straordinario  di una vita comune  QUO-104
05 maggio 2023

Ciò che è straordinario di Conchita Barrecheguren García è la sua vita ordinaria e comune, ma ci sono due cose che sono specificamente uniche in lei e che hanno attirato l’attenzione di quanti l’hanno conosciuta: il suo modo di accettare e affrontare la croce e il distacco dal mondo e da tutto ciò che poteva distrarla dal suo processo di crescita spirituale. Per questo la giovane, morta ventunenne, viene beatificata sabato mattina, 6 maggio, nella cattedrale di Granada in Spagna. Presiede il rito il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, in rappresentanza di Papa Francesco.

Conchita nacque a Granada il 27 novembre 1905. Suo padre, Francisco Barrecheguren Montagut, era originario di Lérida e discendeva da una famiglia basco-catalana. Sua madre, Concepción García Calvo, era originaria di Granada. Fu battezzata, l’8 dicembre 1905, con il nome di Maria della Concezione del Perpetuo Soccorso.

La sua vita fu breve. Non raggiunse il suo ventiduesimo compleanno. Tuttavia, fu un tempo più che sufficiente per diventare e maturare come donna e come cristiana. Sapeva come utilizzare il suo tempo e viverlo intensamente. Al ritorno da un viaggio a Lisieux (ottobre 1926), una leggera raucedine le annunciò l’insorgere della tubercolosi. A poco a poco, essa minò la fragile natura di Conchita e i medici le consigliarono di trasferirsi al carmen che la famiglia Barrecheguren possedeva nel bosco vicino all’Alhambra. Si sperava che l’aria fresca e pura, che arrivava lì più facilmente dalla Sierra Nevada, rallentasse il progredire della malattia e aiutasse la respirazione della malata.

Le cure erano però difficili. La tbc era poco conosciuta dalla medicina dell’epoca. Per tale motivo, l’unica cosa che si poteva fare era alleviare il disagio che provocava. L’evoluzione della malattia di Conchita e le sofferenze che l’accompagnarono suscitarono l’ammirazione di quanti la conoscevano. Uno stupore che nasceva non tanto dalla contemplazione del dolore in sé, quanto dal modo in cui la giovane sapeva trovare la forza di affrontarlo. Fu lì che emerse la meraviglia per le sue qualità umane e per la certezza della sua fede. Ella scoprì che i piani di Dio non erano i suoi, che doveva accettare la sua vita, il suo modo di seguire Gesù Cristo e di essere nella Chiesa come laica.

In lei ci sono due elementi che sono stati rafforzati dal concilio Vaticano ii : l’importanza dei laici nella vita della Chiesa e la loro partecipazione, attraverso il battesimo, al sacerdozio di Cristo. La semplicità di Conchita e il suo essere una cristiana comune sono una testimonianza di grande attualità. La sua fede incrollabile e la sua fedeltà non finiscono mai di stupire. Non cercò e non visse in modo appariscente. Era semplicemente una cristiana. Con la sua fede, rispondeva alle difficoltà e alle sfide quotidiane che le si presentavano. Chi la conosceva sapeva apprezzarla ed era consapevole di essere in presenza di una persona speciale, straordinaria. Era come una presenza che, discreta e debole, si perde quando, inaspettatamente, scompare.

Gli amici e i conoscenti di Conchita scoprirono gradualmente un’attrazione verso di lei che, fino a quel momento, era passata inosservata. A poco a poco divenne un punto di riferimento. Le sue poche parole e il suo modo di affrontare la vita furono uno stimolo. Nessuno, né Conchita, né i suoi genitori, né i suoi amici, avrebbe mai potuto pensare che la fragilità e la debolezza di quella bambina avrebbero suscitato tanta ammirazione e interesse dopo la morte, avvenuta il 13 maggio 1927.

Dopo la scomparsa di Conchita, suo padre Francisco quando rimase vedovo e solo, nel giugno 1945, decise di entrare nella congregazione dei redentoristi. Dopo l’ordinazione sacerdotale, i superiori lo destinarono a Granada. Padre Barrecheguren morì il 7 ottobre 1957. Oggi Conchita e il venerabile Francisco sono un riferimento per la vita familiare cristiana.