Il coraggio di Tania

Una mamma contro la camorra

 Una mamma contro la camorra   ODS-010
06 maggio 2023

Napoli. Tania confida: «Per anni Noemi me lo ha chiesto quasi tutti i giorni, quando giocavamo. Mi guardava negli occhi e mi rivolgeva sempre la stessa domanda: “Mamma, perché il cattivo ha sparato proprio a me, bambina; perché lo ha fatto?”». Nello sguardo dolce e sbigottito della piccola, tanta richiesta d’amore e tanta sofferta incredulità per un mondo a lei rivelatosi all’improvviso crudele, esasperatamente violento.

Chi sono gli interpreti di questa storia? “Mamma” è Tania Esposito, tuttora legata da un robusto cordone ombelicale a sua figlia Noemi. Il “cattivo” è un camorrista del clan Formicola, oggi sotto processo, ma ugualmente capace, persino in aula giudiziaria, di minacciare mamma Tania per intimidirla e ridurla al silenzio. Quattro anni fa il camorrista voleva eliminare fisicamente un narcotrafficante del clan Reale, intercettato appunto in piazza Nazionale, posta tra la stazione centrale e Poggioreale, al margine orientale della città.

Ed ecco cosa fa il “cattivo”: mentre Noemi, accompagnata, passeggia gioiosa e in pieno giorno nella piazza popolata, lui scende dalla sua motocicletta e insegue il bersaglio finalmente a tiro; pur di non mancarlo, non esita a sparare tra la gente. Ferisce gravemente il rivale. Un proiettile, però, colpisce la piccola Noemi: colonna vertebrale lesa. A mamma Tania e a suo marito Fabio sembra caschino il mondo e il sole all’unisono. Né bastano le loro grida per rimetterli in asse.

È il 3 maggio 2019: Noemi è contesa tra la vita e la morte. Settimane intere in rianimazione al Santobono. Poi la terapia che permette a Noemi di tornare pian piano a camminare e a vivere. Ancora oggi porta il segno della brutta esperienza: il busto che dovrà indossare fino ai diciott’anni. Ne ha soltanto otto. Ne aveva quattro al prodursi del doloroso evento.

E per Tania, cosa vuol dire essere madre in questo contesto? Vuol dire continuare a generare nell’attesa, accogliere come dono prezioso la presenza di Noemi e Greta sua sorella, raddoppiare ogni giorno le provviste di amore da spendere in loro favore. E promuovere l’incontro con personalità pronte a incoraggiare la piccola Noemi, accogliendone la fragilità: Papa Francesco, don Mimmo Battaglia, arcivescovo, il presidente Mattarella... Da loro trae nuova linfa vitale.

Sul piano sociale, per Tania, la maternità vuol dire uscire allo scoperto di fronte all’ingiustizia, battersi per la legalità a tutto tondo, tribolare per il riscatto della città ferita, reclamare con coraggio spazi di civiltà nella comunità insidiata dal degrado.

«Nessuno può permettersi di togliere a una bambina il diritto di vivere l’infanzia serena», sentenzia Tania. Parole rigorose eppure scontate… Si concretizzano quando piazza Nazionale viene finalmente attrezzata dagli amministratori con le giostrine, quando sono organizzati i giardinetti pubblici e gli occhi scintillanti di Noemi vengono ritratti su un murales dai toni color pastello che la stessa bimba disegna insieme ai volontari dell’associazione Inward, sotto lo sguardo vigile di Tania, madre coraggio. Un modo per riprendersi la città da chi vorrebbe desertificarla, riducendola a campo di battaglia.

di Renato Brucoli