Parole e gesti di Papa Francesco

La “firma d’autore” di Dio sull’umanità

SS. Francesco - Visita alla “Casa di Leda”  02-03-2018le.i
06 maggio 2023

Quando leggo queste parole, io mi commuovo sempre: «Nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio per lei sola. Un Dio piccolo che si può prendere nelle braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che vive. Ed è in quei momenti che dipingerei Maria, se fossi pittore, e cercherei di rendere l’espressione di tenera audacia e di timidezza con cui protende il dito per toccare la dolce piccola pelle di questo bambino-Dio di cui sente sulle ginocchia il peso tiepido e che le sorride. Questo è tutto su Gesù e sulla Vergine Maria». Si tratta di un passo di Bariona o il figlio del tuono. Racconto di Natale per cristiani e non credenti, scritto da Jean-Paul Sartre nel 1940, mentre era prigioniero nel campo di Treviri, in Germania. Una sorta di “preghiera laica”, come laico era appunto lo scrittore francese, che però centra il cuore, l’essenza della Madonna: essere madre. Maria, infatti, come ha detto Papa Francesco nella Messa a Casa Santa Marta del 21 maggio 2018, «è madre dall’inizio, dal momento in cui appare nei Vangeli, da quel momento dell’Annunciazione fino alla fine, lei è madre». Di lei «non si dice “la signora” o “la vedova di Giuseppe”» — e in realtà «potevano dirlo» —, ma sempre Maria «è madre».

Sorgente di speranza

Insieme alla maternità, tuttavia, la Vergine Maria ha altre numerose caratteristiche che il Pontefice ha ben delineato in dieci anni di Magistero: se si rileggono le sue omelie pronunciate nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che cade il 1° gennaio, ne emerge infatti un vero e proprio “identikit” della Beata Vergine al quale le donne di oggi possono ispirarsi. «Sorgente di speranza e di gioia vera», Maria non è solo la Madre di Dio, ma è anche «la Madre nostra», Colei che «ci precede e continuamente ci conferma nella fede, nella vocazione e nella missione — ha detto Francesco nel 2014 —. Con il suo esempio di umiltà e di disponibilità alla volontà di Dio, ci aiuta a tradurre la nostra fede in un annuncio del Vangelo gioioso e senza frontiere».

Centrale, inoltre, il suo «rapporto strettissimo» con Gesù, come è naturale che avvenga «tra ogni figlio e sua madre». «La carne di Cristo — ha sottolineato il Papa nel 2015 — è stata intessuta nel grembo di Maria», creando di fatto una «inseparabilità». Il che significa che Maria «è così unita a Gesù perché ha avuto di Lui la conoscenza del cuore, la conoscenza della fede, nutrita dall’esperienza materna e dal legame intimo con il suo Figlio. Per questo non si può capire Gesù senza sua Madre». Una Madre colma di «gratitudine», ha aggiunto il Pontefice nel 2021, quella gratitudine simile allo stupore di chi «contemplando il Figlio, sente la vicinanza di Dio, sente che Dio non ha abbandonato il suo popolo, che Dio è venuto, che Dio è vicino, è Dio-con-noi».

La pienezza del tempo

Non solo: Colei che «ha creduto alle parole dell’Angelo» rappresenta il compimento di «una promessa antica» e il raggiungimento della «pienezza del tempo». In questo senso, ha spiegato il Pontefice nel 2016, Maria si presenta a noi come «vaso sempre colmo della memoria di Gesù, sede della sapienza, da cui attingere per avere la coerente interpretazione del suo insegnamento». In tal modo, ha detto Francesco, la Madonna ci permette di «cogliere il senso degli avvenimenti che toccano noi personalmente, le nostre famiglie, i nostri Paesi e il mondo intero», grazie alla «forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo». Un concetto ribadito anche a gennaio del 2021, quando il Papa ha richiamato la capacità di Maria di «portare Dio nel tempo». «Il tempo è la ricchezza che tutti abbiamo — ha sottolineato Francesco —, ma di cui siamo gelosi, perché vogliamo usarla solo per noi». Questa è, dunque, «la grazia» che la Madonna può aiutarci a chiedere: «Trovare tempo per Dio e per il prossimo, per chi è solo, per chi soffre, per chi ha bisogno di ascolto e cura». «Se troveremo tempo da regalare — ha detto il Papa — saremo stupiti e felici, come i pastori».

Antidoto all’individualismo

Ma c’è un aspetto, in particolare, grazie al quale Maria può essere un punto di riferimento per tutte le madri di oggi: il Papa lo ha ricordato nel 2017 ed è l’essere «l’antidoto più forte contro le nostre tendenze individualistiche ed egoistiche, contro le nostre chiusure e apatie». «Una società senza madri sarebbe non soltanto una società fredda — ha detto Francesco sei anni fa —, ma una società che ha perduto il cuore, che ha perduto il “sapore di famiglia”. Una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e alla speculazione. Perché le madri, perfino nei momenti peggiori, sanno testimoniare la tenerezza, la dedizione incondizionata, la forza della speranza». Non a caso, le madri sofferenti, quelle che hanno i figli chiusi in carcere, ricoverati in ospedale o soggiogati dalla schiavitù della droga, quelle che vivono nei campi-profughi o in mezzo alla guerra hanno molto da insegnare perché «non si arrendono e continuano a lottare per dare il meglio ai loro figli», ha detto il Pontefice sempre nel 2017. Basti pensare alle mamme dell’Ucraina, travolte da oltre un anno di guerra devastante: il Papa ha ricordato il loro «dolore incalcolabile» in una lettera inviata al popolo ucraino il 24 novembre 2022, a nove mesi dallo scoppio del conflitto. «Quanti bambini uccisi, feriti o rimasti orfani, strappati alle loro madri!», ha affermato. «Piango con voi per ogni piccolo che, a causa di questa guerra, ha perso la vita: in ciascuno di loro è sconfitta l’umanità intera».

Una forza silenziosa,
ma grandiosa

Allo stesso modo, in diverse occasioni Francesco ha rivolto un pensiero particolare alle donne che hanno i figli detenuti in carcere: ad esempio, nell’udienza concessa l’11 marzo scorso ai membri della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e della Strategic Alliance of Catholic Research Universities (Sacru), il Papa ha dato voce a un ricordo personale: «Quando a Buenos Aires io prendevo il bus che andava a un settore nord-ovest, dove c’erano molte parrocchie — ha raccontato —, quel bus passava sempre vicino al carcere e c’era la coda delle persone che quel giorno andavano a visitare i carcerati: il 90 per cento erano donne, le mamme, le mamme che mai abbandonano il figlio! E questa è la forza di una donna: forza silenziosa, ma di tutti i giorni». Di quella «forza silenziosa» delle madri, capaci di fare grandi cose, il Papa ha dato anche un’altra testimonianza sempre nella medesima udienza, raccontando di un importante sindacalista cresciuto solo con la madre, in povertà: «Raccontava che lui spesso si ubriacava, aveva 22-23 anni, e quando la mamma usciva il mattino a lavorare, a fare le pulizie nelle case, si fermava, lo guardava e se ne andava. “E quella costanza di mia mamma, di guardarmi senza rimproverarmi e tollerarmi, un giorno mi ha cambiato il cuore, e così sono arrivato dove sono arrivato”, raccontava». «Soltanto una donna sa fare questo — ha sottolineato Francesco —; il papà lo avrebbe cacciato via. Dobbiamo vedere bene il modo di agire delle donne: è una cosa grandiosa».

La Chiesa è madre

Fondamentale, inoltre, è il ruolo della Madre di Dio e delle madri stesse in ambito spirituale: all’udienza generale del 7 gennaio 2015, il Papa ha ribadito che «le madri trasmettono spesso il senso più profondo della pratica religiosa: nelle prime preghiere, nei primi gesti di devozione che un bambino impara, è inscritto il valore della fede nella vita di un essere umano (...) Senza le madri, non solo non ci sarebbero nuovi fedeli, ma la fede perderebbe buona parte del suo calore semplice e profondo. E la Chiesa è madre, con tutto questo, è nostra madre! Noi non siamo orfani, abbiamo una madre! La Madonna, la madre Chiesa, e la nostra mamma. Non siamo orfani, siamo figli della Chiesa, siamo figli della Madonna, e siamo figli delle nostre madri». Parole che evocano quelle pronunciate durante l’udienza generale del 3 settembre 2014: «La Chiesa è nostra madre perché ci ha partoriti nel Battesimo — ha detto il Papa in quell’occasione —. Ogni volta che battezziamo un bambino, diventa figlio della Chiesa, entra nella Chiesa. E da quel giorno, come mamma premurosa, ci fa crescere nella fede e ci indica, con la forza della Parola di Dio, il cammino di salvezza, difendendoci dal male».

Maria, la firma d’autore
di Dio sull’umanità

E ancora: poiché «dove c’è la madre c’è unità, c’è appartenenza di figli», ha ribadito il Pontefice, Maria è Colei che ci protegge «dalla corrosiva malattia della “orfanezza spirituale”, quella che trova spazio nel cuore narcisista che sa guardare solo a se stesso e ai propri interessi». Per questo, la devozione alla Madre di Dio «non è galateo spirituale, bensì esigenza della vita cristiana», perché guardando a Maria «siamo incoraggiati a lasciare tante zavorre inutili e a ritrovare ciò che conta. La Madre è firma d’autore di Dio sull’umanità». Il suo «sguardo materno», ha spiegato ancora il Pontefice nel 2019, «infonde fiducia, aiuta a crescere nella fede» e «ricorda che per la fede è essenziale la tenerezza, che argina la tiepidezza». «Sguardo della Madre, sguardo delle madri — ha aggiunto il Papa —. Un mondo che guarda al futuro senza sguardo materno è miope. Aumenterà pure i profitti, ma non saprà più vedere negli uomini dei figli. Ci saranno guadagni, ma non saranno per tutti. Abiteremo la stessa casa, ma non da fratelli. La famiglia umana si fonda sulle madri. Un mondo nel quale la tenerezza materna è relegata a mero sentimento potrà essere ricco di cose, ma non ricco di domani».

Lo sguardo e l’abbraccio

Ma gli sguardi di una madre sono anche quelli di coloro assistono un figlio malato o in difficoltà. «Quanto amore c’è nei loro occhi, che mentre piangono sanno infondere motivi per sperare!», ha detto Francesco a gennaio 2022. «Il loro è uno sguardo consapevole, senza illusioni, eppure al di là del dolore e dei problemi offre una prospettiva più ampia, quella della cura, dell’amore che rigenera speranza. Questo fanno le madri: sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace. Così riescono a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e in opportunità di crescita. Lo fanno perché sanno custodire. Le madri sanno custodire, sanno tenere insieme i fili della vita, tutti. C’è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni. E questo le madri sanno farlo». Oltre allo sguardo, di Maria è essenziale anche «l’abbraccio», baluardo contro «la vita frammentata di oggi, dove rischiamo di perdere il filo». Connesso, ma disunito, infatti — ha detto Francesco —, il mondo ha bisogno di affidarsi alla Madre che è «rimedio alla solitudine e alla disgregazione, è la Madre della consolazione, che con-sola: sta con chi è solo» e «lo prende per mano, lo introduce con amore alla vita». Dio, ha sottolineato il Pontefice, «non ha fatto a meno della Madre: a maggior ragione ne abbiamo bisogno noi». Questo significa che «la Madonna non è un optional: va accolta nella vita. È la Regina della pace, che vince il male e conduce sulle vie del bene, che riporta l’unità tra i figli, che educa alla compassione».

Prendere a cuore la vita

Un’altra caratteristica della Madre di Dio, ricordata dal Papa nel 2020, è la capacità di «custodire le cose nel cuore», ovvero prendersi cura, «prendere a cuore la vita». E questo è un atteggiamento che è «proprio della donna», perché «mostra che il senso del vivere non è continuare a produrre cose, ma prendere a cuore le cose che ci sono. Solo chi guarda col cuore vede bene, perché sa “vedere dentro”: la persona al di là dei suoi sbagli, il fratello oltre le sue fragilità, la speranza nelle difficoltà; vede Dio in tutto». Il “custodire” della Vergine è un “custodire” speciale, perché Ella compie quest’azione mentre «medita nel cuore». Questa è «l’espressione di una fede matura, adulta, di una fede che è diventata generativa», spiega il Papa. «Maria custodisce, cioè non disperde. Non respinge ciò che accade. Conserva nel cuore ogni cosa, tutto ciò che ha visto e sentito — aggiunge —. Custodisce meditando», ovvero «mette a confronto esperienze diverse, trovando i fili nascosti che le legano. Nel suo cuore, nella sua preghiera compie questa operazione straordinaria: lega le cose belle e quelle brutte; non le tiene separate, ma le unisce. E per questo Maria è la Madre della cattolicità. Forzando il linguaggio, possiamo dire che per questo Maria è cattolica: perché unisce, non separa».

La donna
non è materiale di scarto

Di qui, l’appello del Pontefice alla tutela delle donne: esse sono «fonti di vita», eppure «sono continuamente offese, picchiate, violentate, indotte a prostituirsi e a sopprimere la vita che portano in grembo». «Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna — ha detto il Papa nel 2020 —. Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza per l’umanità: da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità». Forte, dunque, il monito di Francesco contro lo sfruttamento del corpo femminile «sugli altari profani della pubblicità, del guadagno, della pornografia». Esso «va liberato dal consumismo, va rispettato e onorato; è la carne più nobile del mondo, ha concepito e dato alla luce l’Amore che ci ha salvati!». Un appello ripetuto anche a marzo di quest’anno, quando ha ribadito che «ogni persona va rispettata nella sua dignità e nei suoi diritti fondamentali: istruzione, lavoro, libertà di espressione. Questo vale in modo particolare per le donne, più facilmente soggette a violenze e soprusi», poiché «da tanto tempo la donna è il primo materiale di scarto. È terribile. Non possiamo tacere di fronte a questa piaga del nostro tempo».

Lottare contro l’umiliazione
della maternità

Altrettanto sentito è il richiamo del Pontefice contro l’umiliazione della maternità, così frequente oggi, e dovuta al fatto che «l’unica crescita che interessa è quella economica. Ci sono madri che rischiano viaggi impervi per cercare disperatamente di dare al frutto del grembo un futuro migliore e vengono giudicate numeri in esubero da persone che hanno la pancia piena, ma di cose, e il cuore vuoto di amore». Il cuore di una madre, invece, è un cuore pieno, è «la via per rinascere e crescere», perché tiene insieme «i sogni e la concretezza, evitando le derive del pragmatismo asettico e dell’astrattezza» e «guardando il mondo non per sfruttarlo, ma perché abbia vita». In quest’ottica, è importante sottolineare «l’eroicità delle donne», aggiunge Francesco, fatta di «determinazione, coraggio, fedeltà, capacità di soffrire e di trasmettere gioia, onestà, umiltà, tenacia».

La mamma
di Jorge Mario…

Ora, però, fermiamoci un attimo e torniamo all’inizio del nostro articolo. Questa volta, invece di avere davanti ai nostri occhi un’immagine della Madonna con Gesù Bambino, proviamo ad immaginare Papa Francesco da bambino, quando ancora era “semplicemente” Jorge Mario Bergoglio e stava tra le braccia di sua madre, Regina Maria Sivori. Di lei, il Pontefice ha parlato in diverse occasioni, ricordandone la gioia, ma anche l’impegno di accudire una famiglia numerosa: «Io ricordo a casa, eravamo cinque figli e mentre uno ne faceva una, l’altro pensava di farne un’altra, e la povera mamma andava da una parte all’altra, ma era felice — ha raccontato Francesco all’udienza generale del 7 gennaio 2015 —. Ci ha dato tanto». In un altro momento, il Papa ha rievocato, con tenerezza, quei pomeriggi del sabato trascorsi, da bambino, davanti alla radio: la sua mamma, infatti, amava molto la musica e quando venivano trasmesse delle opere liriche, radunava i figli e li guidava all’ascolto, spiegando loro le trame e gli intrecci. Quando, poi, per Jorge Mario arrivò il momento di scegliere quale percorso universitario intraprendere, a sua madre comunicò che avrebbe studiato medicina. Ma un giorno, entrando nella sua stanza, la donna lo trovò a studiare teologia. Turbata dalla bugia del figlio, chiese spiegazioni. E il futuro Papa rispose: «Non ti ho mentito, io studio medicina, la medicina dell’anima». E noi siamo certi che, nella sequela di Maria, anche Regina Sivori custodì quelle parole, meditandole nel suo cuore.

di Isabella Piro

Isabella Piro