DONNE CHIESA MONDO

3Domande a...

Il giurista Eusebi: la giustizia non è una donna che regge la spada, ma una che tesse reti

 Il giurista Eusebi: la giustizia non è una  donna che regge la spada, ma una che tesse reti   ...
06 maggio 2023

Negli ultimi anni, l’approccio cristiano alla pena va recuperando, secondo le parole di papa Francesco, la visione di una «giustizia che sia umanizzatrice, genuinamente riconciliatrice». Non è, però, sempre stato così. Anzi, lungo i secoli l’equiparazione tra peccato e reato ha reso la Chiesa spesso giudice inflessibile nei confronti di trasgressori. Specie se di genere femminile. Al rapporto tra cattolicesimo e giustizia è dedicato La Chiesa e il problema della pena (Scholé) di Luciano Eusebi, giurista dell’Università Cattolica, tra i pionieri in Italia dello studio della giustizia riparativa.

A lungo s’è vista la Chiesa come garante di un’amministrazione della giustizia in chiave punitiva. Per quale ragione?

Purtroppo la religione è stata utilizzata per secoli a sostegno di concezioni ritorsive della giustizia, fondate sul rapporto di supposta corrispondenza tra gravità oggettiva del reato ed entità della pena. La Chiesa non è, dunque, riuscita ad annunciare un modello diverso della giustizia: al male non si risponde con un male che sia analogo al peccato o al reato. Agire in tal modo non risana affatto il male compiuto, bensì ne ripete la logica, e non conduce chi ne sia stato autore a cambiare. In questa visione, spesso, il condannato in quanto soggetto debole, – si pensi pure ai processi antichi nei confronti delle donne – ha finito per rappresentare il capro espiatorio simbolico onde attestare una giustizia di facciata della società.

Come anche la Chiesa è arrivata a concepire una giustizia altra?

Già nell’Antico Testamento la giustizia divina è fonte di salvezza: Dio va alla ricerca di chi vive il fallimento dell’aver compiuto il male, fa verità su quel male e gli addita un percorso di vita. Con Gesù il ribaltamento è completo: la giustizia di Dio consiste nella fedeltà al bene anche dinnanzi male. È l’amore testimoniato da Gesù fino alla croce a salvare l’essere umano. Questa visione autenticamente cristiana della giustizia è tornata a rendersi percepibile, soprattutto, attraverso il Giubileo della misericordia e con il magistero degli ultimi Pontefici.

Come guarda ora la Chiesa ai carcerati e soprattutto alle carcerate?

L’ottica è quella riparativa. Si ha giustizia vera quando il trasgressore si responsabilizza rispetto all’illecito compiuto e cambia la propria vita. È un’ottica molto vicina al femminile. Una delle peculiarità di quest’ultimo sta nel non riconoscere come propria l’immagine di una giustizia in figura di donna che regge la spada. E nel costruirne una nuova, che tesse reti invece di dividere.

di Lucia Capuzzi
Giornalista «Avvenire»