Messaggio del Papa per l’inaugurazione di una mostra presso la Biblioteca apostolica vaticana

Riscatto e riuso per superare la cultura dello scarto

 Riscatto e riuso per superare la cultura dello scarto  QUO-100
29 aprile 2023

Pubblichiamo il testo del messaggio del Pontefice in occasione dell’inaugurazione — avvenuta ieri pomeriggio presso la Biblioteca apostolica vaticana — della mostra «(Re)versus. Riuso e riscatto nel patrimonio della Biblioteca Apostolica Vaticana e nell’arte di Sidival Fila», che si tiene fino al 15 luglio.

Cari fratelli e sorelle!

In diverse occasioni, e in maniera più diffusa e puntuale nell’Enciclica Laudato si’, mi sono soffermato a riflettere sulle possibili cause, sui meccanismi e sulle conseguenze della “cultura dello scarto”. Si tratta di uno dei fenomeni più drammatici del nostro tempo, per il quale la società umana tende a mettere da parte tutto quello che non risponde ai criteri di efficienza, produttività, reattività, ma anche di bellezza, giovinezza, forza e vivacità. Le mie riflessioni al riguardo si muovono naturalmente da una prospettiva teologico-pastorale, ma oggi vedo con stupore ed interesse come la cultura dello scarto possa essere approcciata anche dal punto di vista estetico e addirittura librario-biblioteconomico. Questa è una bella sorpresa!

La mostra, infatti, che si inaugura oggi nella Biblioteca Vaticana — la quarta di questo nuovo progetto di confronto tra patrimonio storico e arte contemporanea — presenta già nel titolo e nel sottotitolo due significative tracce da esplorare: «(Re)versus. Riscatto e riuso nel patrimonio della Biblioteca Vaticana e nell’arte di Sidival Fila». In effetti, facendo “reagire” — per usare un termine chimico — il patrimonio millenario della Biblioteca Apostolica con l’opera dell’artista brasiliano e francescano padre Sidival Fila, si intersecano due percorsi che permettono di superare la “cultura dello scarto” in maniera tanto creativa quanto poetica, e condita di sana ironia.

Da un lato sta il concetto del “riscattare”, ossia del recuperare lo scarto, praticato da padre Fila raccogliendo tessuti, ricami, frammenti serici. Egli dà loro una nuova vita, che non consiste né nella ricostruzione di quella della loro origine né in una nuova funzionalizzazione, ma semplicemente nel riproporli su un fondo neutro, dove trovano, isolati come sono, una dignità e una considerazione quale forse mai hanno avuto. Quasi avvalorati dalla loro stessa condizione di frammenti, come relitti di un naufragio al quale sono fortunosamente scampati.

Dall’altro lato, l’idea del “riuso”, di cui i curatori sono andati a ripescare i più disparati e interessanti casi nella riserva libraria della Sede Apostolica: riusi artistici, restaurativi, decorativi, anche “fraudolenti” che hanno permesso a frammenti del nostro passato di sopravvivere alla loro epoca e giungere fino alla nostra.

Mi pare che la necessità di superare la “cultura dello scarto”, attraverso la visita, ma direi anche la meditazione delle opere e dei volumi esposti, possa trovare in questa mostra non solo nuove e più complesse motivazioni, ma anche soluzioni, prospettive e sbocchi. Le vie d’uscita che solo l’arte e lo studio sanno dare, che vengono dall’accoglienza dell’ispirazione e dall’esercizio della memoria, come mi è capitato di pensare proprio visitando la Biblioteca Apostolica qualche anno fa, quando improvvisamente ho sentito riemergere e riecheggiare in me il celebre: Sunt lacrimae rerum, et mentem mortalia tangunt (Aeneis i, 462).

Ringrazio dunque i Responsabili della Biblioteca, i curatori della mostra e padre Sidival Fila, per questo interessante viaggio che sarà offerto ai visitatori. Senza alcun fine confessionale, anzi in osservanza ai soli criteri della ricerca scientifica e del lavoro artistico, esso intende offrire a tutti elementi di riflessione per passare dalla “cultura dello scarto” alla “cultura dell’armonia”. Ne benedico il lavoro e gli sforzi, augurando il più ampio e sentito successo.

Dal Vaticano, 26 aprile 2023

Francesco


Ricucire il tessuto dei significati 

Le opere di Sidival Fila accanto a codici, volumi e monete


L’ago di un contemporaneo e manoscritti secolari si intrecciano offrendo una riflessione profonda sul tema del riscatto e del riuso. Accade nella dimensione artistica della particolarissima mostra inaugurata il 28 aprile alla Biblioteca apostolica vaticana dell’opera di Sidival Fila; l’esposizione (visitabile fino al 15 luglio) è realizzata in collaborazione con l’omonima Fondazione filantropica. Immediato il richiamo a «uno dei passaggi più significativi del magistero di Papa Francesco», sottolinea il Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, l’arcivescovo Angelo Zani, ricordando l’intuizione del Pontefice sulla necessità di combattere la cultura dello scarto. 

A intrecciarsi negli spazi espositivi sono raffinatezza e significati. Sidival Fila, frate minore francescano (nato nel 1962 nello Stato del Paraná in Brasile), da tempo esprime la sua arte, riconosciuta a livello mondiale, servendosi di ago, tessuti, oggetti di recupero, fili che cuciono e ritessono tele di ieri e di oggi. Il vissuto di materiali come lino, cotone, seta, canapa, broccati, che in alcuni casi hanno da raccontare secoli di storia, rivive nel recupero del frammento o dello scarto e i significati possono essere diversi: nel riuso, la valorizzazione passa attraverso il nuovo scopo immaginato, mentre, parlando di riscatto, si percepisce il tentativo di una valorizzazione quasi ontologica, cioè a prescindere da una eventuale nuova utilità. In ogni caso, l’elemento costante nel percorso di Fila è la ricerca del contatto con la materia alla quale l’opera d’arte vuole restituire una voce. Nell’intervista all’artista realizzata da Enrica Riera per l’inserto del nostro giornale  «Quattro pagine», parlando della vendita delle sue opere, Fila confidava: «Faccio fatica a liberarmene se non quando capisco che chi vuole acquistarne una la ama». 

«L’incontro con Sidival Fila ci ha ispirato un viaggio nelle trame della nostra stessa storia», spiega don Giacomo Cardinali, commissario dello spazio espositivo e curatore della mostra insieme con Simona De Crescenzo e Delio Proverbio della Vaticana. Cardinali aggiunge che è stata l’occasione per recuperare personaggi geniali sebbene quasi sconosciuti, come Antonio Piaggio, collezionisti “furiosi”, come il marchese Capponi, pittori e decoratori minori tra xviii e xix secolo, come Biagio Cicchi e Filippo Cretoni, e poi lacche vietnamite, rotoli magici etiopici, monete ribattute o trasformate in gioielli, amuleti cinesi e molti altri casi di riuso, attraverso i quali antichi frammenti della nostra storia sono sopravvissuti alla fine della loro epoca. 

Tra le preziosità della Biblioteca in mostra accanto alle opere di Fila, ricordiamo il frontespizio di un volume a stampa della seconda metà del Cinquecento ricostruito a pennino e inchiostro da un calligrafo romano del Settecento che ne imita la versione originale nei minimi dettagli; due pannelli lignei (visibili per la prima volta) che rappresentano, assieme ad altri due, quel che resta della decorazione degli sportelli del Salone Sistino della Vaticana terminata da Cicchi tra 1758 e 1759. Tra il materiale numismatico, si trova un esemplare delle monete coniate nel 1527 per liberare Clemente vii dalla prigionia dei Lanzichenecchi durante il sacco di Roma. 

Il nuovo prefetto della Biblioteca Apostolica, monsignor Mauro Mantovani, ricorda che con questa esposizione la Biblioteca taglia il traguardo delle quattro mostre dedicate al dialogo e al confronto con la cultura e con l’arte contemporanea. «Si tratta di speciali occasioni di studio e di conoscenza sia del mondo che ci circonda, che è anche il nostro, sia di promozione e valorizzazione del nostro stesso patrimonio, di cui ogni artista ci aiuta a cogliere ed evidenziare uno o più aspetti ancora nascosti o addirittura sconosciuti». (fausta speranza)