Le testimonianze

Nel palmo della mano di Dio

 Nel palmo  della mano di Dio  QUO-100
29 aprile 2023

Di seguito le testimonianze presentate al Papa durante l’incontro nella chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria.

Brigitta Kanalas, madre di famiglia da Máriapócs (Eparchia di Nyíregyháza)


Già da bambina subii molte privazioni, insieme ai miei fratelli e sorelle. Facevamo i braccianti agricoli per poter mangiare. Mi sposai a 17 anni.

Per un po’ tutto andava bene, ma dopo la nascita del nostro terzo bambino ci indebitammo. Dovetti fare due turni al lavoro. È lì che iniziarono i problemi con mio marito, che cominciò a bere. Per anni sostenni la famiglia da sola. Quando la situazione diventò intollerabile, ci rifugiammo in una casa quasi in rovina. Il soffitto della stanza era rotto e non c’erano né elettricità né acqua. Un amico si offrì di tenere in casa sua la mia figlia più piccola fin quando non avremmo trovato una sistemazione, ma i parenti di mio marito mi denunciarono perché non mi occupavo dei miei figli e i servizi sociali volevano portarmi via le figlie. Ero disperata, piangevo. All’epoca non sospettavo nemmeno che ci fossero già delle persone che cercavano di aiutarmi. La Chiesa greco-cattolica locale si strinse intorno a me.

Pregai Dio di aiutarmi a trovare la mia strada. Invocai la Vergine Maria, affinché, come madre anche lei, salvasse i miei figli. E sentii che il Signore era con me, dovevo solo fidarmi di Lui.

Ed ecco: nella scuola greco-cattolica, mi fu assegnato un nuovo contratto a tempo indeterminato con uno stipendio più alto. Ci fu offerta una proprietà fuori uso della Chiesa e ci fu permesso di trasferirci. Ero sostenuta amorevolmente dalle persone della Chiesa greco-cattolica, che non dimenticherò mai. Tutto sembrava essersi risolto.

Ma la mia anima era ancora turbata, volevo vendicarmi di coloro che mi avevano fatto del male. Mi svegliavo sempre allo stesso modo: arrabbiata, impetuosa. All’improvviso, la mia figlioletta si ammalò. Allora fui rinsavita.

Piangevo e chiesi perdono davanti all’immagine della Madonna.

Poco dopo, il padre dei miei figli fu ricoverato in ospedale. Dovettero rianimarlo più volte e poi addormentarlo perché aveva delle convulsioni. La mia figlia maggiore piangeva molto, anche di notte, dispiaciuta per suo padre. Io mi tormentavo... Pregavo. Infine, il terzo giorno entrai nella chiesa. Chiesi alla Madonna di perdonarmi per tutti i torti che avevo fatto agli altri e di intercedere per la guarigione del padre dei miei figli.

Il giorno dopo andai all’ospedale. Per la prima volta dopo una settimana, lo svegliarono senza convulsioni. Mi guardò e disse: sei qui? Da quel momento in poi, lui andava meglio ogni giorno... Credo che quello sia stato il momento in cui mi sono finalmente riconciliata e mi sono completamente accoccolata nel palmo della mano di Dio.

Oleg Yakovlev con la sua famiglia rifugiata (padre, madre e cinque bambini, Ucraina)


Santo Padre!

Grazie mille per avermi permesso di condividere con Vostra Santità la nostra storia e la nostra gratitudine a nome dei rifugiati dell’Ucraina.

Nel maggio 2022, a Dnipro e in altre città sono esplosi missili per tutta la notte e sono crollati molti edifici. Quando la nostra famiglia si è trovata in pericolo, abbiamo deciso di trasferirci. Io e mia moglie Lyudmila abbiamo 5 figli, Daniel, Maria, Alexandra, Iliya ed Elizaveta, e per proteggere le loro vite abbiamo pensato di non avere altra scelta che partire. Non sapevamo quando avremmo avuto di nuovo un tetto sopra la testa. Ma dove andare? Una volta, 46 anni fa, ho prestato servizio come cuoco-soldato in Ungheria e ancora oggi mi ricordo bene l’ospitalità e la cordialità degli ungheresi, ho anche imparato un po’ la lingua. Sapevo che se fossimo fuggiti, saremmo andati in Ungheria, anche se Budapest è molto lontana, più di 1.500 chilometri da Dnipro.

Il viaggio è durato diversi giorni, eravamo molto stanchi, potevamo portare con noi ben poco. Quando siamo arrivati in Ungheria, nel primo periodo ci sono state brave persone a preoccuparsi di fornire una sistemazione per la nostra famiglia e ci hanno dato l’aiuto di cui avevamo bisogno. In seguito siamo stati accolti nel Centro di integrazione della Caritas cattolica. Abbiamo ricevuto un aiuto finanziario tangibile sotto forma di voucher, che è stato un salvavita per la mia famiglia nei primi giorni di povertà, e ci ha anche dato incoraggiamento e speranza. Per noi e per i nostri figli, l’Ungheria è stata l’inizio di una nuova vita, di una nuova possibilità. Qui siamo stati accolti e abbiamo trovato una nuova casa.

Molti hanno sofferto e soffrono ancora per la guerra.

Siamo molto grati a Vostra Santità per aver fatto sentire la sua voce per la pace e per essersi schierato a favore delle vittime della guerra, e siamo anche grati per l’affetto dei fedeli cattolici e per le loro preghiere che non solo ci aiutano ma ci rafforzano.

I miei figli hanno preparato una canzone di ringraziamento per gli operatori della Caritas Ungheria, che vorremmo suonare adesso anche al Santo Padre. In questa canzone, la nostra famiglia intende esprimere allo stesso tempo il rispetto per le vittime, la gratitudine per chi li ha aiutati, il desiderio di pace e la preghiera.

Dio ci benedica tutti. Pace e armonia!

[canti con la musica dei bambini: Nich yaka misyachna di Mykhailo Starytsky (testo) e di Mykola Lysenko (musica), Libertango di Astor Piazzolla, compositore argentino]

Zoltán Kunszabó, diacono permanente, responsabile di comunità, e Anna Pataki (signora Kunszabó), fondatrice del Servizio “Uno Solo” (Budapest)


(Zoltán Kunszabó) Santo Padre!

La nostra comunità, la Comunità cattolica “Nuova Gerusalemme”, che quest’anno compie 25 anni, annuncia il Vangelo di Gesù Cristo a tutti. Per questo, fin dall’inizio, siamo stati in contatto con i poveri e abbiamo cercato di aiutarli in ogni modo possibile. Ma abbiamo sentito che questo non era sufficiente. Durante la Missione cittadina di Budapest, nel 2007, lo Spirito Santo ha posto nel nostro cuore il pensiero che abbiamo bisogno di un luogo dove poter stare insieme a loro ogni giorno. È così che è nato il Servizio “Uno Solo”.

A Budapest ci sono 2246 persone che vivono in centri di accoglienza (dormitori) per i senzatetto e 436 persone che vivono per strada. Tuttavia, il numero di persone a rischio di diventare senzatetto è molto più alto: tra i nostri ospiti ci sono persone senza famiglia che sono cresciute in istituto, persone con problemi psichiatrici, tossicodipendenti, persone uscite di prigione. Ma anche madri e nonne abbandonate che crescono i loro figli da sole, e anche degli anziani.

Il nostro centro serve colazione e pranzo per una media di 150 persone. Abbiamo strutture per fare il bagno, per lavare i vestiti, per cercare alloggio e lavoro, e per gestire i loro affari ufficiali. Siamo gli unici in città a poter pagare le medicine prescritte per tutti. Il nostro programma «Tendi la mano a me» fornisce assistenza pianificata a lungo termine.

(Anna Pataki) Secondo la nostra esperienza il problema principale dei nostri assistiti senzatetto non è l’alloggio, ma l’esaurimento delle loro risorse interiori e la mancanza di relazioni umane di supporto. È Gesù, la Parola vivente che guarisce i loro cuori e le loro relazioni, perché la persona si ricostruisce partendo dall’interno. Chiunque sperimenti il proprio valore, anche solo per un momento, alla presenza di Dio, può iniziare una nuova vita con Cristo, recuperando la propria dignità. Ecco perché abbiamo regolarmente preghiere di lode, liturgie, confessioni e adorazioni eucaristiche. Ecco perché offriamo anche opportunità di preparazione ai sacramenti a livello locale.

Questi programmi non sono obbligatori, ma sono frequentati con spirito di apertura dai nostri ospiti. È una grande gioia per noi assistere al pieno recupero della vita di una persona, come è accaduto, ad esempio, nel caso dei nostri fratelli Gyula e Tamás qui presenti! Quasi la metà del nostro personale è costituito da ex ospiti del nostro centro che sono diventati veri e propri colleghi.

I nostri ministeri non sarebbero stati possibili senza il sostegno delle nostre preghiere quotidiane come coppia e il supporto dei nostri cinque figli, i quali si adoperano insieme a noi.

Per tutto questo, sia gloria a Dio, perché non possiamo che testimoniare la Sua azione tra i poveri che Egli ama tanto!