Il viaggio del Pontefice in Ungheria
«Casa di pace
«Giungo come pellegrino e amico in Ungheria, Paese ricco di storia e di cultura; da Budapest, città dei ponti e dei santi, penso all’Europa intera e prego perché, unita e solidale, sia anche ai nostri giorni casa di pace e profezia di accoglienza»: sono condensati in questa dedica, scritta di proprio pugno sul libro d’onore del Palazzo presidenziale, il “programma” e le motivazioni della visita di tre giorni che Papa Francesco ha iniziato stamane nella capitale della nazione nel cuore dell’Europa, in cui era già stato il 12 settembre 2011.
Da dieci Paesi del mondo, 73 giornalisti, dei quali 8 ungheresi, sono saliti sul suo stesso velivolo per accompagnarlo nel 41° viaggio internazionale del suo pontificato. Circa mezz’ora dopo il decollo da Roma-Fiumicino, avvenuto alle 8.22, il Papa ha voluto salutarli personalmente. Ha attraversato il corridoio centrale dell’airbus a320 della compagnia Ita Airways, fermandosi a parlare con tutti e ricevendo alcuni doni. Significativo quello di Eva Fernández, della radio spagnola Cadena Cope, che, nel ricordo delle 94 vittime del tragico naufragio un mese fa al largo di Cutro, ha consegnato due oggetti appartenuti a migranti annegati: il biberon di una bimba e una bussola contenente al suo interno acqua di mare. «Che tragedia!», l’amaro commento del Pontefice. E a Sylwia Wysocka, della Polska Agencja Prasowa (Pap), che lo ha ringraziato per aver difeso nei giorni scorsi Giovanni Paolo ii da illazioni «offensive e infondate», Francesco ha risposto definendo l’accusa contro il proprio predecessore «una cretinata».
Alla fine del giro, protrattosi per 25 minuti, il vescovo di Roma ha augurato buon lavoro con una battuta sul malfunzionamento del microfono: «Questo è come i bambini capricciosi. Adesso si sente: buon viaggio a tutti, grazie».
Dopo circa due ore di volo, in una giornata con il sole coperto da nuvole, l’aereo con il Papa a bordo è atterrato allo scalo internazionale di Budapest, che dal 2011 è intitolato al genio musicale di Ferenc Liszt. In quell’anno ricorreva infatti il bicentenario della nascita del grande pianista e compositore.
Il velivolo si è fermato nell’area riservata al cerimoniale e il nunzio apostolico e il capo del Protocollo ungherese sono saliti a bordo dalla scala anteriore per salutare l’ospite, che è poi disceso a terra con un ascensore.
Ad accoglierlo il vice-primo ministro Zsolt Semjén e due bambini, una femminuccia e un maschietto, in abito tradizionale, che hanno offerto pane e sale. Intorno, altri coetanei con cappellino bianco sventolavano bandierine in segno di festa. Salito su una Fiat 500x bianca con tetto nero Francesco si è diretto verso il centro di Budapest per i primi appuntamenti del viaggio.
Antico insediamento romano, la “Perla del Danubio” celebra quest’anno il 150° di fondazione, visto che i suoi attuali confini furono tracciati nel 1873 con l’unificazione delle città collinari di Buda e Óbuda, ad ovest, e di Pest, sulla riva orientale del fiume, dopo che nel 1849 era stato inaugurato il famoso “Ponte delle Catene”, con i maestosi leoni di pietra che sembrano volerlo proteggere. E proprio questo ponte simbolico è stato scelto come logo del viaggio papale, il cui motto, Cristo è il nostro futuro, sintetizza le attese della Chiesa locale in questa terra con quasi dieci milioni di abitanti, sei dei quali cattolici. L’attuale divisione delle diocesi ha appena trent’anni, risalendo al periodo successivo alla caduta del regime comunista, che aveva duramente perseguitato i cristiani. La cura d’anime dei battezzati è ripartita tra poco più di duemila parrocchie all’interno di 17 circoscrizioni ecclesiastiche. I vescovi sono una quarantina, i preti quasi duemila — per la grande maggioranza diocesani — così come i catechisti, mentre le religiose sono 600. Una ventina i seminaristi minori, circa trecento i maggiori. Oltre cinquecento le scuole cattoliche e diciassette tra istituti superiori e atenei; con oltre 130 mila studenti le prime e 24 mila i secondi. Cinque gli ospedali gestiti dalla Chiesa, altrettanti gli ambulatori, 65 le case per anziani, invalidi e minorati, una cinquantina tra orfanotrofi e asili nido e una dozzina i consultori famigliari, più un’altra quarantina di istituzioni socio-caritative.
Lungo i circa venti chilometri del percorso, hanno salutato il Papa gli abitanti di questa capitale dalla storia millenaria, fatta di splendore ma anche di guerre e occupazioni, distruzioni e ricostruzioni. In tanti sono arrivati anche da altre regioni ungheresi, grazie a trasporti gratuiti messi a disposizione proprio per facilitare l’incontro con l’atteso ospite. «Abbiamo avuto per due volte due Papi», commenta con orgoglio uno dei presenti, ricordando anche i precedenti viaggi di Giovanni Paolo ii nel 1991 e nel 1996, a distanza di un lustro l’uno dall’altro. Francesco è invece tornato dopo meno di due anni; anche se in realtà, al rientro da quella visita-lampo del 2021 poi proseguita in Slovacchia, sull’aereo che da Bratislava lo riportava a Roma, Papa Bergoglio disse che quello non era stato il primo incontro con la comunità magiara: «Con voi sono stato in Transilvania. È stata bellissima quella messa in ungherese!» spiegò riferendosi a quanto accaduto il 1° giugno 2019 in Romania, al santuario mariano di Csíksomlyó, dove erano presenti circa 150 mila fedeli ungheresi.
La vettura papale si è inerpicata sulla collina del Castello di Buda, nell’antica zona della capitale che nel 1987 è stata proclamata “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco. Qui si trova il Palazzo Sándor, residenza del capo dello Stato. Nel piazzale antistante Francesco è stato accolto dalla presidente della Repubblica Katalin Éva Novák, per la cerimonia ufficiale di benvenuto. L’onore alle bandiere, l’esecuzione degli inni e il picchetto militare in alta uniforme hanno scandito i vari momenti conclusisi con la presentazione delle delegazioni, alla presenza del primo ministro ungherese Viktor Orbán. Sullo sfondo il chiostro in vetro e ferro verde della Budavári Sikló, la funicolare che collega questa zona proprio con il “Ponte delle Catene” sul Danubio.
In ascensore Francesco è quindi salito al primo piano per la visita ufficiale al capo dello Stato: nella sala Empire ha firmato il libro d’onore, mentre in quella Blu si è svolto l’incontro privato con la presidente, conclusosi con lo scambio dei doni. Francesco ha lasciato una formella della medaglia del viaggio e la medaglia d’oro del pontificato. Parallelamente, in un ambiente adiacente, si svolgeva un colloquio tra il cardinale Parolin e il capo del Governo Orbán, alla presenza degli arcivescovi Peña Parra, Gallagher e Banach.
Al termine anche Francesco, nella sala Maria Teresa, ha avuto un breve incontro con il primo ministro, lasciando in dono un trittico del decimo anno di pontificato.
Intanto, nella sede dell’ufficio dello stesso capo del Governo, il vicinissimo ex monastero carmelitano, si erano radunate ad attendere il vescovo di Roma circa 200 persone tra autorità politiche e religiose, diplomatici, imprenditori, rappresentanti della società civile e della cultura ungheresi. All’ingresso della struttura una targa ricorda che qui tenne un concerto Ludwig van Beethoven, il 7 maggio 1800: in passato infatti, dopo essere stato una chiesa francescana distrutta dagli ottomani, poi una moschea a sua volta rasa al suolo, l’antico convento dei carmelitani è stato anche un teatro.
Con un leggero ritardo sul programma, una volta all’interno del salone, dominato da un grande quadro raffigurante figure di santi ungheresi, il Papa ha ascoltato l’indirizzo di benvenuto della presidente della Repubblica. Dopodiché, a sua volta, ha pronunciato il primo discorso in terra magiara. Un’ampia e appassionata riflessione sulle aspirazioni di pace del continente europeo e sulle crisi che ne hanno scandito la storia fino a quella attuale in Ucraina: nazione che dista solo 200 chilometri da qui. Altro tema l’identità cristiana dell’Europa stessa e dell’Ungheria con i suoi numerosi martiri e testimoni della fede.
Al termine, accompagnato dalla presidente e dal primo ministro, Francesco si è recato sul terrazzo nella parte retrostante dell’ex monastero, dal quale si ammira un suggestivo panorama della capitale ungherese.
Infine, a conclusione di un’impegnativa mattinata, sempre in macchina il Pontefice ha raggiunto la nunziatura apostolica, sua residenza in questi tre giorni. Situato in un’area verde e collinare che domina il Danubio, l’edificio risale al 1991, dopo la ripresa, a partire dal 2 febbraio 1990, delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Ungheria. Stabilite nel 1920, esse erano state interrotte dopo la Seconda Guerra mondiale, durante il quarantennio in cui il Paese fu sotto l’influenza sovietica.
Nel pomeriggio Papa Bergoglio è atteso nella basilica di Santo Stefano, concattedrale dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest, per un appuntamento con il clero locale.
dal nostro inviato
Gianluca Biccini