Il tema della settimana
A un anno dalla beatificazione della donna legata ad Azione cattolica, Università cattolica
e Missionarie della regalità

Armida Barelli
cucitrice di opere

  Armida Barelli  cucitrice di opere   QUO-098
27 aprile 2023

Sabato 22 aprile Papa Francesco ha ricevuto in udienza, in piazza San Pietro, l’Azione cattolica italiana, l’Istituto secolare delle missionarie della regalità e l’Università cattolica del Sacro Cuore, per ringraziare insieme il Signore, a un anno di distanza per la beatificazione di Armida Barelli. Oltre dodicimila i presenti, convenuti da ogni parte d’Italia in rappresentanza delle tre realtà, da lei cofondate, che hanno promosso la causa di beatificazione. L’udienza ha mostrato come, in un solo anno, una testimone del suo calibro, ingiustamente ignorata dalla storiografia, abbia ricevuto la considerazione che merita con una manifestazione di popolo.

La testimonianza che Armida Barelli dà, con la sua intera vita, è quella di una risposta sempre più consapevole alla chiamata del Signore. Tutto ciò che realizza ha come punto di inizio la sua ricerca vocazionale. Negli anni in cui studia nel collegio in Svizzera e poi a Milano per un decennio, Armida si pone in ricerca, chiede al Signore di indicarle la strada, in questo aiutata da validi direttori spirituali. Decisivo sarà l’incontro con padre Agostino Gemelli che la confermerà nella strada di una vocazione laicale. Le scriverà da Roma nel 1913: «Il Signore l’assista e faccia di lei una santa laica nel vero senso della parola, non come “le suore in casa”, ma com’erano le prime vergini e martiri cristiane, che hanno ingigantito la missione della donna nel mondo. E chissà quale parte hanno avuta nella diffusione del cristianesimo. Così deve fare lei: laica, ma santa».

L’incontro con Gemelli la porta ad abbracciare la spiritualità francescana e a seguire i passi di Francesco, che dal Crocifisso di San Damiano aveva ricevuto l’invito a riparare la sua casa. Con il Santo di Assisi, alla cui spiritualità si riferisce, si sente chiamata ad annunciare il Signore da laica come Francesco (che Benedetto xv farà patrono dell’Azione cattolica), con un grande amore per la Chiesa e con un’apertura missionaria che è rivolta al mondo intero. Ai partecipanti all’udienza è stato fatto dono di un agile testo che racconta la storia della Missione sostenuta dalla Barelli e dalla Gioventù femminile di Azione cattolica in Cina, nello Shaanxi.

È lo spirito che sa trasfondere in centinaia di migliaia di donne con una formazione organica che tocca tutti gli aspetti della vita, in grado di formare coscienze mature, attive nella chiesa e nella società. Il Papa sabato l’ha definita una «formidabile anticipatrice» della «leadership femminile in ambito ecclesiale e sociale». Un modello formativo che chiede ancora di essere studiato anche alla luce della sua efficacia. Con lei quelle giovani donne sapranno compiere un lungo viaggio attraverso il ventennio e si troveranno in prima fila al momento della Liberazione dell’Italia e al ritorno della vita democratica.

Al centro della sua vita sta dunque la vocazione laicale vissuta anche in una forma, nuova per la Chiesa di quel tempo, di una esigente vocazione secolare. Nella Gioventù femminile condivide questa chiamata con tante sorelle, aiutando con una intensa opera formativa, migliaia di giovani donne ad impegnarsi nella Chiesa e nel mondo. Con l’Università cattolica coglie l’opportunità di offrire a queste giovani un’istruzione che le renda sempre più responsabili e protagoniste e con l’Opera della Regalità sostiene la formazione delle giovani attraverso la partecipazione alla liturgia.

Tra i motivi che possono far definire “storica” l’udienza di sabato mattina vi è anche la singolarità di una piazza dove erano presenti le delegazioni diocesane dell'Azione cattolica accanto a studenti, docenti, personale amministrativo, amici e delegati dell’Università cattolica. Due realtà che Armida ha contribuito a fondare e in cui ha profuso le sue energie, vedendole come una realtà unitaria, ricca di collegamenti, tanto da essere definita “cucitrice di opere”.

Quei legami che all’origine sono stati determinanti nel dar vita, non tanto ad una qualunque buona università, ma all’Ateneo dei cattolici italiani, vanno oggi rivisitati e rinnovati. La beatificazione della Barelli non può non interpellare la vita di queste realtà che sono Opere di Chiesa e che, come tali, vanno vissute. I tempi sono diversi, eppure non mancano le opportunità di collaborazione; sarebbe un bel modo di fare memoria di una comune radice storica.

Papa Francesco, rivolgendosi all’Università Cattolica, ha affermato come «questa grande istituzione accademica è chiamata ad avere oggi lo stesso slancio educativo e la stessa intraprendenza formativa che hanno guidato il padre Agostino Gemelli e la beata Armida Barelli». La formazione inoltre accomuna l’Università all’Azione cattolica, «al cuore della vita associativa — ha detto Francesco — ci sia sempre una formazione integrale, e al cuore della formazione la spiritualità evangelica».

Armida su tante giovani esercitava una grande attrattiva. Tante testimonieranno che «vederla e sentirla era molte volte un’impressione che decideva dell’orientamento di tutta una vita». La testimonianza di Armida Barelli, ha detto ancora il Papa, «ci permette di contemplare come il Signore compia cose grandi quando le persone si rendono disponibili e docili alla sua volontà, impegnandosi con umiltà, creatività e intraprendenza. La sua biografia narra di una grande perseveranza nel cercare di rimanere con il Signore, come un tralcio nella vite, e mostra il suo desiderio di condividere questa esperienza con tanti altri».

La sua eredità è una sfida da raccogliere, oggi quando non è scontato che le donne possano realizzare in pienezza la propria vocazione nella Chiesa e nella società. Anche per questo, come ha scritto Papa Francesco nell’introduzione a La zingara del buon Dio, Armida può essere considerata un modello che la Chiesa indica come «donna che nella propria umanità, con l’intelligenza e i doni che Dio le ha donato, ha saputo testimoniare l’amore di Dio. Un amore che diviene passione per gli uomini e le donne del nostro tempo perché possano fare e far fare esperienza di Chiesa come comunità accogliente, impegnata e gioiosa».

di Ernesto Preziosi
Vicepostulatore della causa