Conferenza di monsignor Gallagher in Liechtenstein

Un «processo virtuoso» per la riconciliazione

 Un «processo virtuoso» per la riconciliazione   QUO-096
25 aprile 2023

Siamo tutti affamati di pace e questa pace non può essere raggiunta se non si percorrono cammini di riconciliazione. È quanto espresso dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, nel suo intervento sul tema “La diplomazia e il Vangelo” pronunciato ieri presso il municipio di Vaduz, nel Principato di Liechtenstein.

Nel suo ampio contributo, monsignor Gallagher ha parlato di diplomazia pontificia ispirata al Vangelo e quindi sempre a favore della pace e della dignità umana. Le preoccupazioni per la guerra in Ucraina sono state inevitabilmente più volte ricordate: «Ora che anche l’Europa sente più che mai la minaccia per la pace, essendo ferita dalla tragica guerra di aggressione della Russia contro la martoriata terra ucraina, non si può dare più nulla per scontato», ha osservato il presule, rimandando poi all’insegnamento del Vangelo che educa all’arte del movimento verso la pace, allontanando le persone, le nazioni, i popoli dalla spirale della guerra, del rancore e dell’odio, per portarli sulla strada del dialogo e della ricerca del bene comune.

Il rappresentante vaticano ha insistito nell’evidenziare come «la diplomazia pontificia non ha interessi di potere: né politico, né economico, né ideologico». Pertanto, la Santa Sede può rappresentare «con maggiore libertà agli uni le ragioni degli altri e denunciare a ciascuno i rischi che una visione autoreferenziale può comportare per tutti». Ma nonostante ciò, purtroppo, ha osservato monsignor Gallagher, «malgrado tutti gli sforzi del Santo Padre e della Santa Sede, ancora non si è aperto uno spiraglio utile per favorire una mediazione di pace tra la Russia e l’Ucraina».

Di fronte a una variegata tipologia di guerre (dirette o per procura, civili o ibride, congelate e che poi diventano conflitti transnazionali), l’arcivescovo ha anche esortato a non dimenticare che «spesso sono i flussi di denaro e di armi che sostengono e alimentano i conflitti». A questo proposito, ha aggiunto, «la Santa Sede sostiene una diplomazia che deve riscoprire il suo ruolo come portatrice della solidarietà tra le persone e i popoli come l’alternativa alle armi, alla violenza e al terrore. Una diplomazia che si fa vettore di un dialogo, di una cooperazione e di una riconciliazione, che subentrano al posto delle rivendicazioni reciproche, delle opposizioni fratricide, dell’idea di percepire altri come nemici o di rifiutare totalmente l’altro».

Monsignor Gallagher ha inoltre evidenziato come soprattutto la crisi della guerra in Ucraina abbia segnato «una profonda crisi del sistema multilaterale e delle grandi organizzazioni, in particolare delle Nazioni Unite» che deve essere riformato in senso più rappresentativo. Ma per fare questo, ha sollecitato l’arcivescovo, serve il supporto di tutta la comunità internazionale e il recupero dello «spirito di Helsinki».

Infine, il segretario per i Rapporti con gli Stati ha sottolineato che «non ci possiamo rassegnare al fatto che la guerra in Ucraina possa continuare per lungo tempo con conseguenze tragiche ed inimmaginabili», auspicando quindi «una pace concreta, mutabile e in divenire, in modo che sia l’anello di un nuovo processo virtuoso tra le parti in conflitto e non solo un’attribuzione di vincitori e vinti».

di Antonella Palermo