Concluso a Nicosia il simposio delle Chiese cattoliche del Medio Oriente

Una missione da preservare

 Una missione da preservare  QUO-095
24 aprile 2023

Con l’intervento finale dell’arcivescovo Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, e una concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale patriarca di Antiochia dei Maroniti, Béchara Boutros Raï, si è concluso a Nicosia (Cipro) il simposio delle Chiese cattoliche del Medio Oriente intitolato Radicati nella speranza. Nelle ultime due giornate dell’assise si sono succeduti gli incontri di dieci gruppi di lavoro, tesi a favorire il confronto tra gli oltre 250 partecipanti. Gli interventi hanno riguardato principalmente i temi del rinnovo della presenza cristiana in Oriente, costantemente minacciata nella sua esistenza da condizioni esterne, e che, seppure con proprie particolarità, risente anch’essa di un incalzante processo di secolarizzazione. Fra i temi al centro del confronto, quello delle forme necessarie a una nuova evangelizzazione e presenza tra i giovani, e quello del maggior coinvolgimento partecipativo delle donne.

Da registrare inoltre importanti riflessioni sulle prassi liturgiche. Da un lato la necessità di preservare la bellezza delle antiche tradizioni liturgiche orientali, dall’altro di evitare che esse risultino escludenti a una partecipazione attiva del popolo di Dio: una bellezza che ha da essere viva e non museale. Un simposio dunque che per la sua natura e composizione (laici circa la metà dei partecipanti) si inserisce a pieno titolo nel processo sinodale in corso della Chiesa universale. «Abbiamo bisogno di essere aiutati, ascoltati, accompagnati dalla Chiesa madre nella nostra missione di preservare la fede cristiana in Oriente», ha detto il cardinale patriarca di Baghdad dei Caldei, Louis Raphaël Sako, «perché questa è la nostra vocazione principale. Dobbiamo impedire che quelle che sono le radici del cristianesimo scompaiano. In Iraq, come in Libano, Siria, Palestina, siamo sfidati sul piano politico, economico, culturale. Siamo una minoranza che soffre: siamo scacciati dai nostri paesi, dai nostri villaggi, dalle nostre case; il problema del riconoscimento del nostro diritto di cittadinanza, che era stato ben individuato dall’esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Medio Oriente, oggi è più grave e impellente di allora. Perciò abbiamo bisogno di più ascolto, più vicinanza e più amicizia. Non sempre li percepiamo. Papa Francesco ha invece capito bene e la sua vicinanza ci è preziosa. Il suo viaggio in Iraq — ha sottolineato Sako — è stato una pietra miliare della nostra presenza: ha riempito il popolo di speranza e di incoraggiamento a rimanere. La sua voce di fratellanza verso i musulmani ci ha favorito nel riconoscimento della nostra legittimità a essere presenti in questa terra».

Temi ripresi nelle conclusioni dell’arcivescovo Gugerotti, il quale, ricordando che le radici della Chiesa universale sono in Oriente, ne ha rilevato il debito che essa ha nei confronti di questi fratelli oggi in sofferenza. Ciò significa innanzitutto «un rafforzamento della fede nel Signore risorto perché non è altrimenti sostenibile una resistenza al disagio attuale senza una fede profonda in quell’evento che ha creato la storia di quelle Chiese e la nostra». Nondimeno, ha rilevato il prefetto, occorre prendersi cura delle tante espressioni della diaspora di queste Chiese in Occidente e in tutto il mondo. Occorre «incentivare l’incontro e la collaborazione tra tutte le Chiese particolari e dei loro pastori e vescovi perché questa situazione perigliosa richiede il massimo di unità. Unità nel popolo e unità con i pastori che debbono essere sempre aggreganti e accessibili». Gugerotti ha poi assicurato il massimo impegno della Santa Sede per sostenere, aiutare e incoraggiare i cristiani che rimangono nelle terre d’origine e per garantire e sviluppare i loro diritti a una piena cittadinanza nei rispettivi paesi. È importante, ha aggiunto, «una maggiore collaborazione anche sul piano economico perché la limitatezza delle risorse a nostra disposizione ci impone di limitare gli aiuti finanziari. Speriamo in un incremento delle donazioni che riceviamo in vostro favore, ma certamente non sarà limitato ogni nostro altro aiuto: Papa Francesco è presente nella vostra quotidianità sofferente portando nel cuore queste comunità così antiche ma ancora oggi così vive. Comunità che necessitano di essere ulteriormente vivificate attraverso la speranza affinché si realizzi l’esclusiva vocazione a cui sono chiamate: l’annuncio del Signore risorto, la vita nuova che ci dona per sempre e il Vangelo della fratellanza e dell’amore tra tutti gli uomini e le donne di buona volontà».

da Cipro
Roberto Cetera