L’opera pastorale di suor Jennifer Berridge presso il Wheeling Hospital nel West Virginia

Una questione di relazioni

 Una questione di relazioni  QUO-090
18 aprile 2023

Suor Jennifer Berridge ama il suo ministero che consiste nell’aiutare le persone vulnerabili, nel West Virginia, nella delicata fase della transizione dall’ospedale al domicilio. Il suo nuovo programma delle Catholic Charities nel Wheeling Hospital dell’Università di medicina del West Virginia è stato talmente efficace nel ridurre le ri-ospedalizzazioni, da incoraggiarla a lanciare iniziative simili anche in due ospedali di Huntington, sempre nel West Virginia.

Nell’autunno 2020 Beth Zarate, amministratore delegato delle Catholic Charities (la Caritas statunitense) del West Virginia, annunciava di aver ricevuto una donazione dalle Catholic Charities statunitensi per istituire un programma per la transizione dall’ospedale al domicilio al fine di migliore la convalescenza dei cittadini. Questa iniziativa ospedaliera davvero innovativa è rivolta soprattutto alla gestione della malattia cronica, della sicurezza in casa, della nutrizione, delle reti di sostegno e della sicurezza alimentare. Se anche uno solo di questi fattori non viene preso in considerazione, può portare a una rapida ri-ospedalizzazione. Oltre ad essere poco opportuno per i pazienti, una ri-ospedalizzazione ha un impatto negativo sulle rate di rimborso per quegli ospedali che già devono lottare per sopravvivere in aree a basso reddito. Nel 2021, il West Virginia è stato considerato tra i dieci Stati più poveri degli Usa.

Suor Jennifer incontra Beth poco dopo essere arrivata a Wheeling, nel 2016. Dopo essersi conosciute, Beth invita la religiosa a prendere in considerazione la gestione di questo nuovo progetto. Suor Jennifer si sente chiamata a questo ministero anche in virtù del suo precedente incarico nei servizi sociali e della sua esperienza ospedaliera: infatti, lei è tecnologo vascolare diplomato. «E questi due aspetti si sposano perfettamente», dice. «Trovarmi in un ambiente medico e gestire le situazioni di quei pazienti che escono dall’ospedale e che sono ad alto rischio e vulnerabili, ecco, sembrava proprio fatto apposta per me».

Nella sua posizione, suor Jennifer rappresenta la parte “con i piedi per terra” dell’operazione. Quando un membro dello staff dell’ospedale procede al rinvio di un paziente, lei si reca immediatamente da lui/lei per iniziare a stabilire un rapporto. Prima si presenta e poi spiega i servizi che offre il progetto. Quindi chiede al paziente: «Quando torni a casa, hai tutto quello di cui hai bisogno?». Molti non hanno cibo o quanto serve per l’igiene personale, per rimanere in buona salute. Spesso si sentono anche in difficoltà per la loro situazione. «Costruire un rapporto è la chiave di tutto», sottolinea suor Jennifer; «infatti, se non hanno sicurezza alimentare, posso offrire loro di portare una scatola con del cibo prima che lascino l’ospedale o a casa loro dopo le dimissioni. Ci sono state persone che hanno iniziato a piangere, ringraziandomi per il cibo, per le necessità primarie — tutte cose a cui la maggior parte delle persone non ha nemmeno bisogno di pensare — perché in questa zona c’è davvero il deserto alimentare».

Anche i rapporti con lo staff e i collaboratori sono importanti. «Uno dei nostri motti nella Congregazione di San Giuseppe è “è solo una questione di relazioni”, ed è proprio in questo modo che affronto la mia vita pastorale. Costruire rapporti con il team delle Charities, con l’ospedale, con i nostri pazienti, con altre agenzie e con chiunque io mi trovi di fronte è veramente importante perché così riesci a creare un’atmosfera di fiducia e collaborazione.”

A seconda delle giornate, il programma di suor Jennifer può includere la preparazione per la consegna dei pasti caldi ai pazienti dimessi, scrivere lettere a diverse agenzie per aiutare una persona bisognosa. Recentemente, al periodico «Catholic Health World» ha detto: «So di fare quello che posso per le persone che hanno più bisogno, e le storie a buon fine sono proprio quelle in cui riesco ad aiutare qualcuno». Una delle sue storie più belle è quella di un uomo senzatetto che aveva bisogno di respirazione assistita, e che l’inverno scorso l’ha passato nella sua automobile. Dopo un intervento a cuore aperto e la conseguente dimissione rifiutò di trasferirsi in un ricovero: un candidato sicuro per una ri-ospedalizzazione velocissima.

Suor Jennifer è partita all’azione, trovando velocemente un appartamento per persone disabili; ha pagato l’affitto, assicurato l’arredo e il cibo: tutto questo prima di affrontare il senzatetto, che ha accettato la sua offerta e si è trasferito in un luogo sicuro per la convalescenza. Non è mai stato ri-ospedalizzato e oggi non è più un senzatetto. «Questi malati sono quelli che mi tengono sveglia di notte», riconosce suor Jennifer, aggiungendo che la più grande sfida che si trova ad affrontare nel suo ministero è vedere le persone lottare per le necessità di base e per l’accesso limitato ai servizi sociali. «Quello che ho visto e sperimentato è che nessun intervento è mai troppo piccolo», spiega. «Anche se si tratta semplicemente di garantire a una persona un servizio di trasporti: se questo è quello di cui aveva bisogno, non è troppo poco».

Il progetto per la transizione dall’ospedale al domicilio delle Catholic Charities si è dimostrato efficace anche nel servizio ai più vulnerabili nella Ohio Valley. Pazienti che, una volta dimessi, potrebbero perdersi, ora hanno una rete di sicurezza. La determinazione di suor Jennifer di aiutare i malati al meglio delle sue capacità ha avuto un impatto positivo sui circa 100 pazienti con cui ha lavorato negli ultimi due anni. «Provo a fare la differenza. Controllo i miei pazienti e se vedo che c’è una crisi sanitaria in agguato, facciamo il possibile per fornire loro l’aiuto di cui hanno bisogno». Forse è per questa ragione che il suo team nelle Catholic Charities scherzando le ha proposto di sviluppare un progetto “Sister Jen 2.0” in due ospedali di Huntington, dove si sta implementando il programma di transizione dall’ospedale al domicilio. Ora ci sono due amministratori del progetto che aiutano i pazienti di ambedue gli ospedali. A Wheeling è stato aggiunto un nuovo coordinatore per affiancare suor Jennifer al fine di ampliare il progetto di transizione dall’ospedale al domicilio nel Wheeling Hospital dell’Università di medicina del West Virginia.

Intanto, il laboratorio Wilson Sheenan per le opportunità economiche dell’Università di Notre Dame collaborerà con le Catholic Charities West Virginia per valutare l’impatto e l’efficacia della donazione al programma della transizione dall’ospedale al domicilio. Se rimarrà l’attuale percentuale di successo, il programma di transizione delle Catholic Charities potrebbe diventare un modello per altri nosocomi statunitensi che assistono la popolazione più vulnerabile.

di Christine Schenk


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