Più di otto milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria in una Somalia strozzata da emergenza climatica e insicurezza

Per una goccia d’acqua

TOPSHOT - Somali refugees wait for the water distribution by French charity Doctors Without Borders ...
14 aprile 2023

Una delle «peggiori crisi umanitarie» al mondo. È quella che attanaglia la Somalia, secondo l’Onu. A causarla, i cambiamenti climatici e i conflitti che da troppo tempo interessano il Paese del Corno d’Africa, dove quasi la metà della popolazione, 8,5 milioni di persone, ha bisogno di assistenza umanitaria per sopravvivere. Di questi, circa 3,8 milioni sono sfollati interni.

Cinque stagioni consecutive di scarse o mancate piogge hanno causato una grave siccità e, di fatto, aggravato il rischio di carestia. Le piogge dell’ultimo periodo, che pure hanno provocato gravi inondazioni, non sono state sufficienti a migliorare le prospettive di vita: quasi 5 milioni di persone vivono al momento livelli di insicurezza alimentare acuta, riferiscono le Nazioni Unite, che nei giorni scorsi in Somalia sono state rappresentate dal segretario generale, António Guterres. Visitando il campo per sfollati interni di Baidoa, nella parte sud occidentale del Paese, roccaforte del gruppo jihadista al-Shabaab, il numero uno del Palazzo di Vetro ha evidenziato come proprio la «combinazione di terrorismo e siccità» crei le condizioni «perfette» per una emergenza tale da rendere necessario un «massiccio» sostegno internazionale. La realtà che ha constatato Guterres è quella di una disperazione generale, che si rispecchia negli occhi dei più piccoli, quei circa 1,8 milioni di bambini che sono gravemente malnutriti, in un contesto di difficile accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari. A Baidoa come a Dadaab, in Kenya, dove solo nel 2022 circa 45.000 somali si sono riparati. Oggi si accalcano per attendere la distribuzione di acqua pulita dalle organizzazioni umanitarie. Lo faranno anche domani e nelle prossime settimane. Non c’è certezza sul loro futuro, consci però — come ha ricordato Guterres — che pur non avendo contribuito «praticamente per nulla» al cambiamento climatico ne sono tra le maggiori vittime.