Il tema della settimana
La testimonianza del cardinale albanese Ernest Simoni accanto al Papa per la benedizione Urbi et Orbi
dalla loggia della basilica di San Pietro

Quando a Pasqua
non suonavano le campane

 Quando a Pasqua non suonavano le campane   QUO-086
13 aprile 2023

Cristo è risorto, alleluia! Cristo è veramente risorto, oggi come duemila anni fa, e ha donato se stesso in espiazione dei nostri peccati per salvare tutta l’umanità. In questo giorno solenne, il più importante dell’anno liturgico, essere accanto al Santo Padre, in occasione del messaggio pasquale e della benedizione Urbi et Orbi, ascoltare le sue parole e il grido dell’implorata pace è stato per me una grande grazia e un dono indescrivibile.

Il Papa mi ha espresso la sua stima per la testimonianza di fede durante gli anni della persecuzione da parte del regime comunista. Questo riconoscimento è stato una grazia anche per tutta la mia amata Albania. Come non pensare ai miei confratelli e ai tanti cristiani che, portando la Croce sul Calvario durante la persecuzione in odio alla fede, hanno offerto perfino la loro vita seguendo la promessa del Risorto che li precede e ci precede nella Gerusalemme celeste.

In Albania, ai tempi della dittatura comunista, le campane non annunciavano più la santa Pasqua. Ricordo che il motto del dittatore era: se non estirpiamo il clero cattolico non avremo mai la vittoria. Per questo, le chiese erano state distrutte o destinate ad altro uso e i campanili abbattuti.

Nel giorno di Pasqua e nei giorni a seguire, nel campo di lavoro e in prigione, tra cristiani di nascosto, rischiando di essere impiccati, ci scambiavano la pace del Risorto stringendoci la mano e ripetendo a bassa voce: «Cristo è risorto!». Quanta gioia provavamo nel ripetere questa verità! Alcuni carcerieri si erano accorti che così celebravamo la Santa Pasqua a modo nostro, benché in prigione. Tuttavia, in quel giorno, essi non ci percuotevano, né ci denunciavano ai superiori, perché erano giovani di famiglie cristiane, soffocati dalle minacce del regime e quindi costretti a perseguitare i fratelli.

Celebrare quest’anno la Pasqua accanto al Papa è stato per me un onore e una gioia. Gesù è veramente risorto, perché mai durante il regime in Albania avrei creduto possibile affacciarmi insieme con il Pontefice dalla Loggia della Benedizione. Mai avrei creduto di essere creato cardinale. È stato per me un grande dono, di cui mai smetterò con tutto il cuore di ringraziare Papa Francesco. Mai avrei creduto a questo quando mi coprivano di botte o mi stringevano le catene ai polsi. Mai avrei immaginato, dopo essere stato costretto a rinunciare al ministero sacerdotale e al servizio tra i fedeli, di poter condividere la gioia pasquale con tutta la Chiesa insieme con il successore dell’apostolo Pietro. Credo che ciò sia una grazia non solo per me ma per quanti sono rimasti vittime dell’odio e della persecuzione e non ce l’hanno fatta. Nel salutarmi il Santo Padre li ha rammentati nuovamente: tanti cristiani — sacerdoti, religiosi, religiose e laici — proclamati beati nel 2016, martiri per volere di Papa Francesco.

Proprio nel giorno della santa Pasqua, come abbiamo sentito, il Pontefice ha parlato al popolo di Roma e al mondo, levando ancora una volta la sua voce per richiamare gli uomini e, in particolare, la comunità internazionale a farsi operatori di pace e non di distruzione, a spegnere i conflitti che insanguinano il mondo.

Nel suo messaggio ha invocato paternamente l’aiuto di Cristo il Risorto, perché sostenga il popolo ucraino affinché possa godere dell’implorata pace ed effonda la luce pasquale sul popolo russo. Il Santo Padre ha ricordato anche la martoriata Siria, che non trova ancora la via della fine delle ostilità. Il Pontefice ha manifestato la sua solidarietà e la sua vicinanza a quanti soffrono a causa della guerra, ai feriti, alle famiglie, ai prigionieri. E ci ha esortato a pregare il Signore, affinché possa sostenere quanti sono stati colpiti dal violento terremoto in Turchia e nella stessa Siria, pregando per le vittime e per chi ha perso familiari e amici.

Meditiamo sulle parole e sulle esortazioni paterne del Santo Padre: «Gesù il Vivente, è con noi per sempre». Lasciamoci sorprendere dal lieto annuncio della Pasqua, dalla luce che illumina le tenebre e le oscurità in cui troppe volte il mondo si trova avvolto. Seguiamo l’esempio del Papa, convertiamo i nostri cuori e mettiamo in pratica i suoi quotidiani insegnamenti. Preghiamo per il Sommo Pontefice, affinché il Signore possa sempre donargli salute, forza e grazia per condurre la Barca di Pietro in questi nostri tempi oscuri minacciati da guerre, carestie, e dalla secolarizzazione che si diffonde nell’umanità. Si possa sperimentare il dono della fede e godere delle promesse di Gesù risorto oggi dalle tenebre della morte per la nostra salvezza.

di Ernest Simoni
Cardinale diacono di Santa Maria della Scala