È la rotta del Mediterraneo centrale
Qui, secondo l’Oim, dall’inizio dell’anno sono già morti più di 440 migranti

La più pericolosa al mondo

A rubber boat, believed to be used by migrants, lies destroyed on the rocky shoreline, in Thermi on ...
13 aprile 2023

«Intollerabile». Non ha usato altri aggettivi il direttore generale dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), António Vitorino, nel definire la tragedia che quotidianamente si consuma nelle acque del Mediterraneo. Secondo l’Oim, infatti, il primo trimestre del 2023 ha fatto registrare 441 decessi di migranti, il bilancio più alto dal 2017. Probabilmente un numero lontano da quello reale, impossibile anche da stimare. L’aumento delle perdite di vite umane «durante la traversata marittima più pericolosa al mondo» arriva, secondo l’agenzia collegata alle Nazioni Unite, «in concomitanza con segnalazioni di ritardi nelle risposte di soccorso guidate dagli Stati e con ostacoli alle operazioni delle navi di ricerca e salvataggio delle ong nel Mediterraneo centrale».

Sono più di 20.000 le vittime registrate su tale rotta dal 2014. «Temo che queste morti siano state normalizzate», aggiunge il direttore generale dell’Oim, sottolineando che «gli Stati devono rispondere»: lungaggini e «lacune» nelle operazioni di soccorso stanno infatti «costando vite umane». In particolare, è stato osservato dall’Oim, i ritardi nei salvataggi condotti dagli Stati «sono stati un fattore presente in almeno sei incidenti quest’anno che hanno portato alla morte di almeno 127 persone». E la «totale assenza» di risposta a un settimo caso ha provocato 73 vittime accertate. Particolarmente critico «il fine settimana di Pasqua», con 3.000 migranti che hanno raggiunto le coste italiane, «portando il numero totale di arrivi di quest’anno a 31.192 persone», in un quadro generale fotografato anche dagli ultimi dati Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere: la rotta del Mediterraneo centrale solo a marzo ha fatto salire i rilevamenti «di quasi nove volte rispetto allo scorso anno, superando la cifra di 13.000». I gruppi della criminalità organizzata, approfittando del clima migliore e della volatilità politica in alcuni Paesi di partenza, hanno dunque cercato di «contrabbandare» — questo il termine indicato, al pari di merci e sostanze illegali — il maggior numero possibile di migranti dalla Tunisia e dalla Libia.

Di qui, l’appello di Vitorino a una collaborazione internazionale, secondo uno «spirito di condivisione delle responsabilità e di solidarietà». In fondo, salvare vite in mare «è un obbligo legale» per tutti gli Stati, nessuno escluso.