La missione delle Suore Catechiste di Gesù Crocifisso

Lungo i fiumi dell’Amazzonia peruviana

 Lungo i fiumi dell’Amazzonia peruviana  QUO-084
11 aprile 2023

Da Iquitos una religiosa racconta le enormi sfide di evangelizzare una regione geograficamente inospitale ma umanamente molto accogliente.

Sono una religiosa delle Suore Catechiste di Gesù Crocifisso e voglio condividere con voi la storia della nostra missione, iniziata nel 2017. In questo piccolo angolo del mondo, che io chiamo “Dono di Dio”, le cose non funzionano nel modo in cui eravamo abituate e perciò ci sono voluti tanta creatività e tempo da parte nostra per rispondere ai bisogni delle persone, per conoscerle e amarle.

La nostra missione è composta da suor Reyna, suor María de la Luz, suor Sandra e me. Viviamo a Iquitos, la città più grande dell’Amazzonia peruviana, circondata dalla natura e da grandi fiumi. Ciononostante, qui l’acqua potabile è disponibile solo cinque ore al giorno circa, la rete elettrica è instabile e l’accesso a internet è lento. Le persone giungono qui da villaggi lontani e si stabiliscono lungo le rive del fiume in situazioni molto precarie, facendo i lavori che capitano e non sempre ben pagati. Ma ciò non toglie che siano allegre e familiari. Mi piace tanto guardare i bambini che giocano e che si muovono scalzi nelle vie sterrate.

Il modo più comune per spostarsi in Amazzonia è la navigazione fluviale. C’è solo una strada che unisce Iquitos alla città di Nauta, che dista cento chilometri; gli altri spostamenti avvengono in motobarca, traghetto o con i cosiddetti bongueros e possono durare anche diversi giorni. In effetti, qui le distanze si misurano più in tempo che in chilometri. Lima sta a otto giorni di navigazione in motobarca, mentre, sempre con lo stesso mezzo, ci vuole solo un giorno per arrivare al confine con il Brasile o la Colombia.

L’Amazzonia peruviana è una terra di missione il cui territorio è organizzato in diversi vicariati apostolici, affidati a congregazioni religiose. Ma i missionari sono pochi in rapporto alle enormi dimensioni della foresta. Per esempio, nel nostro vicariato di Iquitos ci sono solo trentatré sacerdoti e per questo gli animatori e noi religiose svolgiamo un ruolo importante. A differenza degli altri vicariati dell’Amazzonia, qui la maggior parte delle parrocchie si trova a Iquitos, città che conta circa mezzo milione di abitanti. Ma il lavoro della Chiesa raggiunge anche le lontane comunità dei villaggi che si trovano lungo i fiumi e in luoghi a cui è difficile accedere, sia per la complessità della geografia, sia per gli alti costi del trasporto. Quando il livello delle acque si abbassa è impossibile raggiungere alcune zone, o quanto meno per farlo bisogna camminare nel fango della foresta e proteggersi da insetti e animali.

In tale contesto il nostro lavoro è evangelizzare e accompagnare in particolare quanti vengono dai villaggi lontani, portando con sé sogni, soprattutto per i loro figli. Ricordo un primo incontro con la realtà pastorale avvenuto durante una riunione per il sacramento del battesimo di alcuni bambini. È stata per me una grande sorpresa constatare che dei loro genitori solo pochi erano battezzati. Ho vissuto questa situazione come una sfida e ho dovuto cambiare la catechesi che avevo preparato. Mi sono quindi pian piano resa conto che quest’area è una “terra vergine” per l’evangelizzazione, visto che molti non hanno mai preso in mano una Bibbia e non hanno mai ascoltato un brano della Sacra Scrittura.

Vivendo il nostro carisma come congregazione, in questi sei anni abbiamo collaborato a diversi servizi di catechesi e di formazione in varie parrocchie, oltre a essere state incaricate delle Pontificie opere missionarie. Tutto ciò ci ha consentito di andare dalla città verso le periferie e arrivare così alle comunità insediate nelle aree fluviali. Anche lì abbiamo avuto l’opportunità di incontrare e servire i crocifissi di oggi. Il mercoledì portiamo la comunione ai malati, li accompagniamo e li ascoltiamo.

Ricordo come, una volta, nonostante il disgusto che ho umanamente provato, ho potuto contemplare Cristo in croce, assistendo una persona coperta di piaghe. Allora tutto ha acquistato un senso. Durante la pandemia di covid-19 ho sofferto accanto a loro e ho pianto d’impotenza nel vedere morire tante persone, perché a Iquitos la prima ondata è stata devastante. Questo incontro con tanti crocifissi ci impegna anche a dare voce a chi non ha voce. Essendo qui molte imprese illegali di abbattimento di alberi ed estrazione mineraria, si producono fuoriuscite di petrolio che inquinano i fiumi e lasciano la popolazione senz’acqua da bere e senza poter pescare per mangiare. Dinanzi a queste realtà che cozzano con l’amore per il popolo, non ci è consentito restare indifferenti e veniamo continuamente spronate a offrire il nostro pur piccolo contributo, per cambiare in meglio la situazione. È stato questo a spingerci a creare la Caritas nella nostra parrocchia.

Stare nella foresta è un dono di Dio e, anche se il mondo non si rende conto di quello che facciamo, ogni sforzo per camminare al fianco di questo popolo, per aiutarlo a recuperare la sua dignità, è già un inizio del Regno di Dio. È bello soprattutto avere l’opportunità di camminare insieme alle mie sorelle della comunità in questa ricerca di ciò che Dio vuole.

di Fátima Lay Martínez


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