Minimalia

Don Chisciotte
tra Omero e Amleto

 Don Chisciotte tra Omero e Amleto  QUO-084
11 aprile 2023
Non conobbe zone d’ombra la fortuna critica del capolavoro di Cervantes, Don Chisciotte della Mancia (1605). Appena uscito, fu salutato come il migliore «passatempo» per i malinconici e per i musoni. Una lettura, questa, probabilmente superficiale, ma certo non lontana dalle intenzioni dello scrittore spagnolo che, ispirandosi alla massima del poeta latino Orazio, castigat ridendo mores, mirava a denunciare — attraverso un’ironia, al contempo, sorniona e tagliente — i mali e le irredimibili storture della società. In Italia, sempre nel Seicento, l’accoglienza fu calorosa. L’opera si trova citata, tra l’altro, nella Secchia rapita del Tassoni e nel Canocchiale aristotelico del Tesauro. Fu l’Inghilterra il primo Paese a tradurre il Don Chisciotte, nel 1612, grazie allo studioso Thomas Shelton. Nel Settecento la dominante ...

Questo contenuto è riservato agli abbonati

paywall-offer
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati