L’accorato appello del Papa nel messaggio «Urbi et Orbi»

Basta con la guerra
che insanguina il mondo

 Basta con la  guerra  che insanguina il mondo  QUO-084
11 aprile 2023

«Affrettiamoci anche noi a crescere in un cammino di fiducia... tra le persone, tra i popoli e le Nazioni. Lasciamoci sorprendere dalla luce che illumina le tenebre in cui troppe volte il mondo si trova avvolto». È l’invito che, sull’esempio delle donne accorse al sepolcro di Gesù, il Papa dalla loggia della Benedizione della basilica Vaticana rivolge «urbi et orbi» alla città di Roma e al mondo, con il messaggio pasquale. Ad ascoltarlo domenica mattina, 9 aprile, centomila fedeli che in piazza San Pietro poco prima avevano partecipato alla messa celebrata dallo stesso Pontefice, e quanti lo hanno seguito attraverso i media. Ecco allora la mappa geografica dei Paesi che si trovano maggiormente nell’«oscurità»: dall’Ucraina alla Russia, dalla Turchia alla Siria, dalla Terra Santa al Libano, dalla Tunisia ad Haiti, dall’Etiopia al Sud Sudan e alla Repubblica Democratica del Congo, dal Nicaragua all’Eritrea, dal Burkina Faso al Mali, dal Mozambico alla Nigeria, fino al Myanmar con i martoriati Rohingya. Quindi il pensiero di Papa Bergoglio corre a rifugiati e deportati, prigionieri politici e migranti, specie i più vulnerabili, e a quanti «soffrono fame, povertà e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù». Senza dimenticare «gli ammalati e gli anziani» e chiunque stia «attraversando momenti di prova e di fatica».

La sera precedente, sabato 8, nella basilica Vaticana, il vescovo di Roma aveva presieduto la veglia pasquale nella Notte santa, impartendo i sacramenti dell’iniziazione cristiana a otto catecumeni: tre provenienti dall’Albania, due dagli Stati Uniti d’America, uno dall’Italia, uno dal Venezuela e uno dalla Nigeria. Infine, nel lunedì dell’Angelo, il Papa ha guidato la recita del Regina caeli, ricordando il venticinquennale del cosiddetto “Accordo di Belfast” che ha messo fine alle violenze nell’Irlanda del Nord.