La paura

 La paura  QUO-081
06 aprile 2023

La paura vuole governare il mondo. E lo governa. Oggi più di ieri lo straniero è portatore di sventura, i nostri recinti umani sono elettrificati, si ergono muri per dividere, si fanno battaglie per azzerare altri popoli. Anche quando è a pochi metri di mare dalla nostra riva, dalla nostra terra, il prossimo è quanto di più remoto e inumano possibile.

Muoia in mare. Muoia ovunque voglia. Ma lontano da me e dai miei beni materiali e immateriali.

A scatenare tutto questo è la più perfida delle seduzioni: la paura. Quella che sa entrare nella nostra mente e nel nostro cuore, e oscurarli, sino alla conclusione cui lei aspira: per proteggermi, proteggere, non c’è altra via della distruzione dell’altro.

Distruggo quello che mi terrorizza, anche se nulla ha veramente compiuto contro di me e la mia vita, anche se non lo conosco, anche se di lui so quello che mi racconta il mio terrore.

A questa naturale tendenza dell’uomo, anzi, del male, dobbiamo aggiungere il ruolo dei raccontatori, comunicatori, capaci con le loro narrazioni di sostituirsi drammaticamente alla realtà. E un uomo senza realtà è un uomo schiavo della paura. Perché solo la realtà mostra nella materia delle cose il volto benigno del prossimo.

Quanto è fruttuoso avere tra le mani un popolo di impauriti, quanto è facile aumentare i loro timori, preoccupazioni. Un popolo facile da comandare e orientare, a cui presentarsi con parole di ferro contro l’arrivo dei barbari.

Invece, i nemici ci vivono dentro, sono dentro di noi, e ragionare di conseguenza, agire di conseguenza, cambierebbe il mondo, non lo trasformerebbe in un paradiso, ma terra dove riconoscere all’alterità il suo segno e valore originale.

Lo ha scoperto Pietro.

Pietro ha dato ascolto a quella voce di paura che si è trasformata in visione, atroce, ha sentito sulla pelle tutto il dolore, quello che stava per avventarsi se avesse mantenuto la sua parola, e a quella voce che gli diceva “fuggi”, “nega”, “rinnega”, ha dato ascolto.

Ed è fuggito. Scappato.

Eppure, era proprio lui l’uomo angolare, quello su cui edificare tutto il futuro.

Cristo lo sapeva, glielo dice: “prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”.

Allora perché scegliere proprio lui come prima pietra?

Un uomo che rinnega, che fugge al suo destino, che tradisce il Maestro, perché proprio lui?

Cristo sapeva, sapeva che avrebbe rivisto Pietro, sapeva che il suo discepolo avrebbe finalmente affrontato e sconfitto la sua paura.

Perché Pietro, a Roma, dopo aver incontrato il Messia, torna indietro.

Abbraccia il martirio.

Sconfigge la paura diventando Chiesa dell’Uomo.

Alla paura contrappone tutto il suo cuore, il suo coraggio sino a quel momento vacillante, torna indietro per abbracciare la sua Croce.

Quanti, ogni giorno, rinnegano e si rinnegano in nome della paura?

Quanti abbandonano il mondo perché lo temono?

Non è un caso, non può esserlo quando si parla di Dio.

Con la scelta di Pietro, Cristo dice all’uomo di tutti i tempi: “Comprendo la tua paura, so con quale perfidia soffi nelle tue orecchie, so quanto è facile cedere a essa e infine rinnegare, fuggire. Ma conosco ancora meglio la misura del tuo cuore, e so, so che alla fine riuscirai a sconfiggerla e ad abbracciare il tuo destino”.

È la sfida dell’uomo, ci riguarda tutti, e si gioca sempre nell’unico tempo che conti per l’uomo: il presente.

Con le sue prove. Le sue croci.

di Daniele Mencarelli