Intervento di monsignor Caccia all’Onu

Gli anziani non sono scarti ma persone da tutelare

 Gli anziani non sono scarti ma persone da tutelare   QUO-079
04 aprile 2023

New York , 4. Le persone anziane non devono essere scartate o messe da parte, bensì tutelate, perché tutte le persone hanno pari dignità, in ogni fase della loro vita e fino alla morte naturale: questo il nucleo dell’intervento dell’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, alla 13° sessione del gruppo di lavoro sull’invecchiamento, riunitosi ieri a New York, negli Stati Uniti. Incentrato sulle misure per migliorare la promozione e la tutela dei diritti umani e della dignità delle persone anziane, l’incontro ha offerto l’occasione a monsignor Caccia per esortare i governi a «plasmare in modo creativo» le loro legislazioni, così da «rafforzare la protezione sociale accessibile ed economica, l’assistenza domiciliare e sanitaria di qualità» per le persone della terza età. Fondamentale è inoltre, ha aggiunto il rappresentante della Santa Sede, «favorire un approccio inclusivo che garantisca l’assistenza ai più poveri e ai più fragili» e «rafforzare attivamente le politiche in favore del benessere della famiglia, che è il principale sostegno per nonni e familiari anziani».

Nel suo intervento, l’arcivescovo ha richiamato anche alla solidarietà e alla promozione dei diritti umani delle persone in età avanzata, con un riferimento specifico al diritto alla salute, che «contribuisce a consentire loro di vivere pienamente la vita, in tutte le dimensioni, fisiche, mentali, sociali e spirituali, indipendentemente dalla crescente disabilità». Il tema è quanto mai urgente, ha osservato monsignor Caccia, dato che «le complesse esigenze mediche di una popolazione che invecchia richiedono non solo sistemi sanitari forti e cure orientate al bene della persona, ma anche un forte impegno sociale per sostenere e accompagnare gli anziani, in tutte le fasi della vita». Non a caso, infatti, ha evidenziato ancora l’Osservatore permanente, sono sempre più numerosi i Paesi che consentono «le pratiche di suicidio assistito e di eutanasia», segno di «una concezione impoverita della dignità e dell’autonomia», nonché «ultima forma di esclusione sociale e una perversione della professione medica». Qualsiasi azione volta a porre fine a una vita umana, infatti, «non è mai un trattamento medico», ha sottolineato monsignor Caccia.

Di qui, l’appello conclusivo del presule a contrastare il senso di abbandono e di disperazione che spesso attanaglia gli anziani con «un accompagnamento compassionevole», affinché «ciascuno si senta accompagnato e curato, anche nei momenti più delicati della sua vita».