A Mykolaiv la Carovana della pace di Stop The War Now

Aiuti e vicinanza
alla martoriata Ucraina

Gas service workers checks a gas pipe as local residents clear debris in a damaged residential ...
03 aprile 2023

La carovana della rete Stop The War Now ha celebrato la Domenica delle Palme nella città ucraina di Mykolaiv. «È stato un segno vivo — ha spiegato don Renato Sacco — per vivere quello che ci ha ricordato il Papa: essere artigiani di pace». È stata ricordata la Passione delle vittime della guerra, di ogni guerra. Nella parrocchia di Sw. Jòzefa (San Giuseppe) a Mykolaiv, il parroco Alesander Repin ha ringraziato per gli aiuti e per la vicinanza «che sempre dimostra il Papa per l’Ucraina». Dopo la celebrazione c’è stato un collegamento con il nunzio apostolico di Kyiv, monsignor Visvaldas Kulbokas, che ha non ha nascosto le difficoltà: «Questa guerra è così difficile che solo un miracolo ci può aiutare, la questione è molto seria». E Kulbokas ha poi rivelato un particolare inedito: «Lo scorso marzo ci è stato negato di portare aiuti a Mariupol ci è stato detto che era immorale». Poi ha proseguito dicendo che «la guerra viene raccontata come un gioco. Oggi non ci sono speranze il dialogo è difficilissimo. Come dobbiamo reagire? Che cosa facciamo? Non siamo capaci di affrontare la guerra, dobbiamo smuovere le coscienze e gridare a Dio Signore abbia pietà di noi. La nostra arma è la preghiera, come viaggio e impegno». Si è poi collegato anche l’ambasciatore italiano a Kyiv, Pier Francesco Zazo, che ha spiegato che «l’attività umanitaria è molto apprezzata dagli ucraini, è veramente importante, il peggiore pericolo è l’indifferenza, al momento però non ci sono spiragli positivi».

I volontari hanno poi partecipato alla distribuzione degli aiuti alle persone fragili (quasi tutti anziani) a cui sono stati consegnati anche i rami di ulivo benedetti «come segno essenziale di nutrimento», ha dichiarato don Tonio Dell’Olio, direttore della Pro Civitate Christiana: «Non un auspicio perché ciò che è contenuto nel seme è la promessa del futuro, noi sappiamo che la pace deve esserci». Noi, ha poi detto Gianpiero Cofano, della comunità Papa Giovanni xxiii , «siamo qui per condividere non solo il cibo, ma anche la paura dello stare nei rifugi e le speranze».

Il gruppo di 150 volontari di questa Carovana della pace, in rappresentanza di 180 organizzazioni della società civile italiana, è partito da Padova lo scorso 30 marzo con un carico di 20 tonnellate di aiuti umanitari e 20 generatori di corrente per sostenere i centri di accoglienza gestiti dal sindacato Fpu, dalla Caritas, l’ospedale Pediatrico di Odessa: serviranno ad alimentare dissalatori per l’acqua, rifugi anti-aerei e alcuni centri per la distribuzione di aiuti umanitari sia di Odessa che di Mykolaiv. I generatori sono stati acquistati grazie alla raccolta fondi avvenuta nelle sedi della Cgil e al contributo della Diocesi di Bologna. Il cardinale Matteo Maria Zuppi ha detto ai volontari che, da parte della Conferenza episcopale italiana, c’è «l’appoggio pieno, sentiteci vicini, la prossima volta vorrei essere anch’io presente». E il Papa durante l’Angelus ha ricordato la Carovana invitando ad «unirsi a questo gesto di solidarietà con la preghiera».

Mykolaiv è stata bombardata ogni giorno per 4 mesi e metà della sua popolazione è sfollata, sono state colpite anche scuole ed edifici civili, ma adesso c’è un ritorno. La situazione sul terreno, tuttavia, resta complicata e la guerra sembra entrata in una fase di “normalizzazione” che non assomiglia per niente alla pace, ma prelude ad ulteriori violenze, spiega il console onorario dell’Ucraina Marco Toson.

Lungo la strada che arriva alla città da sud dell’Ucraina paludi, frutteti e campi si alternano ad una fattoria solitaria che rompe la monotonia della campagna, pescatori isolati si confondono tra le canne e ogni tanto l’oro irradia la cupola di una chiesa, mente i posti di blocco si ripetono, si intravedono bunker e trincee scavate e gli onnipresenti cavalli di frisia. È primavera fiori rosa, gialli e bianchi adornano il paesaggio, ma è una primavera feroce, che fa male, perché erompe tra i palazzi bombardati e i buchi dei proiettili che aprono i muri delle case. È ritornano in mente le parole di David Maria Turoldo quando durante gli anni della grande guerra gli offrirono una pesca e dopo averla addentata disse: «Senti che è di troppo il sapore di una pesca in questa povertà di case diroccate… Sposato hai una pena di non sentire mai dolcezza alcuna che non sia di tutti». Non sentire pace alcuna che non sia di tutti ripete un volontario.

di Fabrizio Floris