Francesco ha battezzato un bambino durante la visita nei reparti di oncologia pediatrica e neurochirurgia infantile dell’ospedale

«Miguel Ángel, mio figlio
si chiama Miguel Ángel»

 «Miguel Ángel, mio figlio si chiama Miguel Ángel»  QUO-077
01 aprile 2023

«Miguel Ángel». È con voce tenerissima, segnata dall’accento del popolo del Perú, che la mamma ha pronunciato il nome del figlio per presentarlo a Papa Francesco. Nel momento più imprevedibile per lei: il battesimo in una culla di una stanza dell’ala D del policlinico “Agostino Gemelli” a Roma. E a battezzare Miguel Ángel, il Papa: chi l’avrebbe potuto immaginare? Certo non una giovane madre che, in queste ore, investe tutta la sua speranza nell’attesa del foglio di dimissione firmato dai medici per Miguel Ángel. Segno che sta bene e si può tornare a casa, insieme.

Francesco si è avvicinato alla giovane donna chiedendole, delicatamente, il nome del piccolo che in quel momento stava dormendo. «Michelangelo» ha risposto di getto lei. Per poi correggersi con un sorriso materno: «Miguel Ángel». Dando così corpo all’intuizione di Papa Bergoglio sulla trasmissione della fede che, nelle famiglie, deve avvenire appunto «in dialetto», nella lingua d’origine. Catechesi incarnata, dunque.

Per Miguel Ángel la vita cristiana è iniziata venerdì 31 marzo 2023 in ospedale. Nel segno dello stupore di chi gli era accanto. E del suo stupore, quando sarà grande e vedrà le foto ascoltando il racconto dei suoi familiari: «Eravamo lì, stanchi, quando si è aperta la porta ed è entrato il Papa e ti ha battezzato...».

«Miguel Ángel io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» le parole del Papa che ha asperso il bimbo con l’acqua contenuta nella tipica vaschetta usata come contenitore di strumentazioni sterili nei reparti e nei laboratori medici. E, svegliato dall’acqua, Miguel Ángel ha «risposto» con un pianto a dirotto. Francesco stesso, per primo, ha cercato di calmarlo accarezzandogli dolcemente il visetto. Poi lo ha benedetto e ha sussurrato alla mamma: «È già cristiano. Quando vai in parrocchia, di’ che l’ha battezzato il Papa».

Il Pontefice che battezza un neonato in un luogo di sofferenza — dove entrambi erano ricoverati — è il segno di vita, semplice e forte, che accompagnerà l’ormai prossima Settimana santa. Francesco ha compiuto questo gesto nel pomeriggio di venerdì 31 marzo, quando ha voluto incontrare i bambini, andando nelle loro stanze di degenza nel reparto di oncologia pediatrica e neurochirurgia infantile.

Tra carezze e sorrisi, ha donato loro uova di cioccolato per ricordare che, anche — e, forse, soprattutto — nelle “corsie del dolore”, Pasqua è la festa cristiana più importante. E poi libri su Gesù bambino, un loro “coetaneo” in fondo: Nacque Gesù a Betlemme di Giudea, un volumetto per l’infanzia — edito dall’Apostolato della Preghiera e curato da Filippo M. Grasso e dal vescovo Daniele Libanori, ausiliare di Roma — sulla Natività com’è raccontata nei Vangeli di Matteo e di Luca.

Francesco ha incoraggiato in particolare i familiari che, accanto ai loro piccoli, vivono in ospedale un’esperienza lacerante, cercando di non perdere mai la speranza. Ad essi il dono delle corone del rosario per pregare, soprattutto nei momenti di sconforto, quando la sofferenza “morde” di più. Il Papa ha anche voluto dedicare un pensiero al personale sanitario impegnato in prima linea, esprimendo gratitudine per l’abnegazione e lo spirito di servizio. Dopo aver lasciato una dedica autografa, infine, è rientrato nel settore del policlinico che lo ospita dal pomeriggio di mercoledì 29 marzo.

Anche in occasione del precedente ricovero, nel luglio 2021, il Papa si era recato nel reparto di oncologia pediatrica, dove stavano suonando per i bambini il fisarmonicista Ambrogio Sparagna e l’Orchestra popolare italiana, nell’ambito di una serie di concerti organizzati dalla Fondazione musica per Roma in collaborazione con la Caritas diocesana.

Per Francesco l’ultimo pomeriggio di degenza — lo aveva comunicato il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, sulla base del «favorevole decorso clinico» e della valutazione degli esami da parte dell’équipe medica — era iniziato ricevendo l’Eucaristia, dopo un momento di raccoglimento in preghiera, nella cappellina dell’appartamento privato al decimo piano.